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Si ricorda di lei. Sembra passato tantissimo tempo; secoli. Millenni. Era una vita diversa, tutto era altro. Lui era altro.

Ed è così stupido presentarsi e chiedere. Come se lo meritasse. Come se lei e Raiden Ei non avessero deciso semplicemente di buttarlo via, perché per loro non valeva niente. Per fortuna, non lo ricordano. Altrimenti non potrebbe sostenere gli sguardi, nel camminare verso l'altare e vederla, così familiare, l'unico essere che gli abbia mai fatto una carezza, prima di abbandonarlo da solo per sempre.

Yae Miko è un'immagine che gli è rimasta in mente, crudele, perché non era una madre, ma era una presenza conosciuta, anche se per poco. I secoli hanno reso quel ricordo ormai sbiadito, eppure sa di averci pensato, subito dopo aver cominciato a esistere. Un'altra differenza con gli umani che rimarrà sempre è il fatto che lui non è mai stato davvero un bambino, e dunque è come se lo fosse in eterno; il suo corpo è identico, ma all'inizio era nuovo.

E Yae era... gentile.

All'inizio, era gentile.

Lei lo ha condotto nel luogo in cui poi è rimasto, quindi la sua era una gentilezza tagliente. Si è chiesto milioni di volte se lei lo sapesse, che ne pensasse. Ma non ci sarà mai più modo di chiederlo, perché non ne sa più niente.

Si avvicinano, Heizou in testa, e lei sta parlando con una delle Miko, e poi si volta e indaga con gli occhi su di loro, svogliata, ma infine si ferma. Su di lui. Perché, ovvio, lo vede.

Il viso di Ei non si dimentica facilmente. Specie per lei. E solo in quel momento Kuni ricorda e capisce come mai Kazuha abbia guardato lui per primo, dopo esser giunto a Sumeru.

Porta sulla faccia la sua origine, e chi è legato a Ei non può non vederlo. Anche se non ricordano, anche se non capiscono, lo sanno.

Yae Miko lo riconosce senza riconoscerlo. Lo fissa, fa un gesto alla ragazza con cui parlava, la caccia via e fa un passo verso di loro, incuriosita, forse preoccupata.

Non ricorda, si ripete in mente Kuni. Non ricorda. Non sa che lui sia quel fallimento inutile da gettare, non ne sa niente, non lo ripeterà, ora.

Heizou le parla. Certo, avrebbe dovuto pensarci: lui lavora praticamente per loro, ovvio che la conosca.

Gli fa male la pancia.

Non ha nemmeno riflettuto per bene su cosa dire, su come fare. Su che faccia indossare, per quegli incontri. Non ha più voglia. Si sente...

"Sei pronto?" Layla, alla sua sinistra, gli prende la mano e la stringe nella sua.

Kazuha, a destra, gli posa una mano su una spalla.

Già, è questo a essere diverso. E, anche se non è presente lì in quel momento, c'è anche altro. C'è Nahida, che ha reso possibile tutto, fin dall'inizio; e gli altri dell'Akademiya, e Beidou con la sua gentilezza paziente, e potrebbe andare anche avanti.

La differenza è che non avrebbe davvero alcun motivo di sentirsi solo.

Heizou si gira e gli fa segno di venire più vicino. Lui poggia una mano sulla vision, la sente fredda sulla pelle, e avanza.

Non è più appena nato e nuovo, non è indifeso, e non è da solo.

Fa scorrere le dita sulla piuma dorata appena sotto la vision, che porta al petto. La solleva un po', per mostrarla. Yae Miko lo scruta, stringe gli occhi attenta, poi guarda la piuma.

Kuni allora si gira in fretta e scosta la stoffa, per farle vedere anche il segno sul retro del collo. Sono le prove che può offrire, e sa che sono certe. Sa che Yae non le metterà in discussione, perché gliele hanno date apposta, proprio perché potesse, chissà, un giorno, tornare e mostrar loro quei segni. Forse, dopo essere cresciuto. Forse, dopo essere diventato un altro.

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