In un mondo di magia, follia e mostri due giovani legati dal fato si stanno per incontrare. Uno desidera salvare, l'altro desidera conoscere. Ma ciò che li aspetta nel bosco desidera solo divorare.
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Grazie ai circoli di teletrasporto il viaggio fino a Berguten è stato breve. Ma ancora più breve è stato trovare dove abita il mio reagente. La torre che ospita la biblioteca locale dell'occhio svetta sulla città come uno spillo su una mappa. Il suo aspetto è a dir poco assurdo con il corpo centrale a parallelepipedo attraversato da coni, cilindri e decine di altri solidi geometrici per tutta la sua altezza. La fusione di stili architettonici, riconoscibili per la varietà di forma degli archi e delle finestre, contribuisce poi a dargli un'aria innaturale, come se non appartenesse davvero a questo mondo. È una struttura talmente bizzarra da far pensare che basti un semplice soffio di vento per farla cadere a pezzi. Eppure è in piedi da oltre 1500 anni grazie ai calcoli perfetti degli ingegneri e architetti dell'Occhio.
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Quando finalmente arrivo alla base rimango sorpreso dalla porta che, al posto che essere su uno dei lati è sull'angolo. Sui battenti di legno si trovano incisi due scheletri con un solo occhio di vetro che leggono assorti un libro. Mi chiedo come abbiano fatto a inserirlo nell'orbita senza danneggiarlo. Che sia infilato dall'interno?
Una volta entrato mi dirigo verso la reception e spiego ad uno dei membri dell'ordine il motivo della mia visita.
Mentre il segretario controlla sui suoi registri lascio vagare lo sguardo sull'interno della biblioteca. All'ingresso ci sono per lo più curiosi e turisti ma è evidente come qui ci sia un assaggio del vero potere dell' associazione. Non ho mai frequentato più di tanto le loro sedi ma tutti lo sanno che se hai bisogno di libri o conoscenza sono loro le persone a cui devi rivolgerti.
Un'enorme organizzazione dedita a raccogliere ogni forma di conoscenza senza alcuna discriminazione.
Un anziano signore interrompe i miei pensieri toccandomi il braccio. Il tatuaggio di un occhio sul collo e il largo poncho-mantello rendono evidente la sua appartenenza all'Occhio.
«Seguimi, per favore» dice, facendo un segno al segretario con cui ho parlato prima. Poi, con un passo veloce nonostante l'età, si avvia lungo una serie di corridoi con me alle sue spalle. All'interno questo posto sembra ancora più grande che da fuori. Lungo la strada vedo diverse persone, sia dell'Occhio che non, che controllano gli scaffali, leggono sulle poltrone oppure discutono sui larghi tavoli. Alcune stanze sono estremamente silenziose mentre in altre ci sono addirittura dei monaci che suonano e cantano.
Ma cosa incredibile è che tra tutta la moltitudine di voci non si sente nemmeno un accenno di rabbia. Nei discorsi e sussurri che attraversano le sale si percepiscono chiaramente toni di interesse, curiosità, dubbio, eccitazione e persino tristezza. Ma nessuna parola o tono di rabbia.
Avevo sentito dire che i membri di questa associazione si allenavano per mantenere la calma in qualunque situazione ma non pensavo che fosse qualcosa di così radicato. Mi viene quasi il dubbio che non possano provare l'ira.