La sala d'attesa dell'ospedale è un rettangolo formato da 27 piastrelle di lunghezza e 13 di altezza.
Ne sono certo perché le ho contate almeno 20 volte passeggiando su e giù.
Non appena ho varcato la porta con Lara in braccio e pronunciato la parola "sivenio", gli infermieri me l'hanno strappata via per portarla in terapia intensiva.
Hanno parlato di ossigeno e lavande gastriche. Hanno usato un sacco di "se": se risponderà alle terapie, se siamo arrivati in tempo ed altrettanti "speriamo". Speriamo non ci siano danni permanenti, speriamo che superi le prossime ore.
Nella mia testa c'è il vuoto più rumoroso che abbia mai sentito. È colpa mia? Lo schiaffo ha rotto la pillola? Oppure Lara l'ha presa consapevolmente? L'ha fatto perché la spavento? Forse perché l'ho colpita?
Ho talmente tante domande che la testa mi gira.
Un pensiero affilato attira la mia attenzione.
Forse preferisce morire, piuttosto che vivere con te."Signor Milkovich" una voce contrita attira la mia attenzione.
Mi volto.
"Gale!" faccio solo in tempo a dire prima che la donna mi abbracci energicamente.
Resto sorpreso per qualche istante, tra noi non c'era mai stato un contatto simile in anni di conoscenza.
"Sono venuta non appena il Dottor Freeman mi ha comunicato cosa era successo, come sta Lara?" mi chiede.
Scrollo le spalle "ancora non mi hanno dato notizie".
Lei sospira e mi mostra una borsa di stoffa "ho portato del cibo" dice come se questa fosse l'unica cosa da fare.
Fuori dalla finestra il sole sta tramontano: sono in questa stanza da almeno 2 ore.
"Non ho fame, grazie" il solo pensiero di mangiare mi fa venire la nausea.
Mi siedo sulle seggioline e un istante dopo mi rialzo "non ce la faccio più. Devono dirmi qualcosa".
Vado verso la porta a passi spediti facendo forza sul bastone. Quando varco l'uscio per poco non mi scontro con il Dottor Freeman.
L'ultima volta che ci siamo visti Lara aveva la febbre alta, ora rischia la vita.
"Dottore" dico "mi dica qualcosa" la voce a metà tra una preghiera e una minaccia.
"Abbiamo fatto il possibile".
Le gambe mi cedono, mi appoggio allo stipite della porta fingendo una disinvoltura tremendamente falsa.
"La ragazza è stabile, ma ha ancora bisogno dell'ossigeno. Ha ricevuto una lavanda gastrica e proseguiremo con le terapie in modo che il sivenio entrato in circolo non possa nuocere".
Respiro. Non mi ero reso conto di aver trattenuto il fiato.
"Posso vederla?" chiedo, più per educazione che altro.
"Certamente" dice indicandomi l'ultima porta del corridoio "ma Aleksey, prima è meglio che lei sappia.... "
"Grazie" dico ignorandolo e mi avvio verso la sua stanza.
Mi fermo sull'uscio. Lara è in un letto che la fa sembrare ancora più piccola, coperta da un lenzuolo bianco fino al bacino, i capelli le ricadono disordinati sul cuscino.
I suoi polsi sottili sono stretti alle sponde del letto da due cinghie bianche.
Ha gli occhi appena schiusi, ma strattona le cinghie con forza. È talmente concentrata a litigare con le cinghie da non notarmi.
Il medico appare appena dietro di me "Ci è dispiaciuto, ma abbiamo dovuto legarla. Ha cercato di strapparsi l'ago in endovena e di ferire un'infermiera".
Sorrido di poco. Chissà perché ma non fatico a crederci.
"Lara, devi fare la brava con i dottori" dentro di me si fa strada una consapevolezza. È qui. È viva. Ha la sua solita grinta e da del filo da torcere a tutti.
A quelle parole Lara si blocca un istante e si volta nella mia direzione.
"C-Colonnello..." prova a dire con un filo di voce.
"Ssshh.. Non ti sforzare" le sorrido "Sono qui" mi avvicino e la accarezzo dolcemente. Raccolgo con il pollice una lacrima che le scivola sulla guancia.
Sento gli occhi farsi umidi. È bello vederla.
Mi prometto che non la lascerò nemmeno un istante finché non sarà completamente ristabilita."Stare legata ti innervosisce, è così?" la accarezzo. "Se mi prometti che sarai ubbidiente e non farai del male a nessuno ti libero".
Lei annuisce e strattona di nuovo le cinghie.
"Ferma. .." la redarguisco. Le libero il polso segnato da una striscia rossa, poi passo all'altro.
Vorrei parlare di quello che è successo. Vorrei farle domande, scusarmi, ma mi trattengo. Non è questo il momento giusto. Deve riprendersi con tutta la calma necessaria e io non voglio interferire.
Sto ancora armeggiando con la cinghia quando vedo gli occhi di Lara illuminarsi.
"Gale! " sussurra.
Mi volto. Gale è sulla porta, poggia il cestino sul comodino accanto al letto di Lara.
"Signorina Lara" la sua voce è spezzata "Che bello vedere che siete sveglia" prende la mano della ragazza tra le sue.
Sul viso di Lara si disegna un sorriso triste.
"Colonnello" si rivolge a me "vi lascio il cestino con i panini dolci e la marmellata".
"Ti ringrazio Gale" annuisco senza smettere di accarezzare i capelli di Lara.
Non sono sicuro che potrà subito mangiare, ma questo è il modo in cui Gale dimostra affetto.
La donna esce dalla stanza lasciandoci di nuovo soli. Mi volto verso di lei.
È bella, di una bellezza stropicciata e affaticata. Le bacio la fronte.
"Ho avuto paura di perderti" sussurro a un soffio dal suo viso. Le lacrime pronte a bagnarmi il viso.
Le prendo la testa tra le mani.
"Promettimi che non lo farai mai, mai più" le dico e non so esattamente cosa le sto chiedendo di promettermi: che non se ne andrà? Oppure che non si metterà più in pericolo?
Lei mi osserva attentamente "lo prometto".
***Spazio autrice
Ciao bellezze 🌸
Cosa ne pensate della piega che sta prendendo la storia?Avete pronostici su ciò che succederà?
Siete super veloci con i voti, quindi questa volta direi che quando arriviamo a 90 stelline inizio il prossimo capitolo.
Vi leggo nei commenti!
Un abbraccio
Ayni
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Lara
ChickLitLara, una ragazza addestrata per essere un'arma da guerra spietata, deve imparare a vivere in società. Aleksey, un ex colonnello che rifugge ogni emozione, dovrà imparare a prendersi cura di lei. Come cambieranno le loro vite? ⚠️ Potresti trovare l...