CAPITOLO 33

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MIHAI

Oggi...

Mi sistemai la camicia che mio fratello mi aveva obbligato ad indossare, era sua, ma comunque mi stava per quanto avessimo due corporature leggermente diverse. Mi aveva fatto scegliere tra una bianca e una nera, ma quella bianca non appena l'avevo infilata, era bastato un movimento di troppo per farla strappare, il tessuto dietro sulla schiena si era completamente diviso a metà, mi stava fin troppo stretta. Quindi non mi era rimasto che optare per quella nera, mentre mio fratello ne indossò una blu notte, insieme alla giacca del medesimo colore e i pantaloni eleganti ugualmente colorati. Io mi ero rifiutato categoricamente di indossare una giacca, ma avevo ceduto sui mocassini, non mi sarei potuto mettere i miei anfibi sporchi e vecchi.

Il giorno prima, una volta tornati a casa, avevo scoperto che non ero stato l'unico ad esser stato invitato al gala, bensì tutta la famiglia, persino il piccolo Jacob che in quel momento se ne stava di fronte allo specchio con me e suo padre, intento a cercare di chiudersi bene tutti i bottoni della sua piccola camicia da bambino. Era un figurino, identico a suo padre.

Chiusi i polsini e sistemai il colletto della camicia cercando di dargli un senso, non sapevo neanche perchè lo stessi facendo, non me ne importava nulla di fare bella figura a quel gala, ma avevo pur sempre una dignità e presentarmi come uno straccione non era nella mia indole per quanto, in quel momento, non avrei rifiutato di indossare una maglia al posto di quella gabbia soffocante con i bottoni.

<<Papà ho fatto!>> Il bambino di fronte a noi si girò con le braccia aperte per mostrarci il suo capolavoro, ma quando si voltò notammo che era un completo disastro tanto che Alexei ridacchiò divertito e io non potei trattenere un sogghigno. <<Piccolo sei stato fantastico, ma lascia che ti aiuti un secondo.>> Aveva metà camicia fuori dai pantaloni, il primo bottone allacciato con il terzo e il quarto con il sesto, in pratica non era proprio ben sistemato ma ero certo che sarebbe potuto anche uscire così e la gente lo avrebbe adorato lo stesso. Era pur sempre un bambino. <<Ecco fatto, ora vai a prendere il papillon.>> Una volta sistemato, il figlio partì di corsa verso l'armadio per prendere il papillon che io avevo categoricamente rifiutato, non avrei permesso che mi soffocassero con quel coso, era un collare. Fin da giovane avevo sempre disprezzato i completi eleganti, ma probabilmente i vestiti in generale, infatti ricordavo che ad ogni concerto non indossavo mai neanche una semplice maglia. Mi sentivo oppresso sotto tutto quel tessuto.

Jack tornò con in mano due papillons, uno per lui e uno per il padre che si occupò di metterli ad entrambi mentre io mi allontanai di qualche passo per prendere la boccetta di profumo, il mio vecchio profumo che ancora era rimasto nel mio bagno, e me ne spruzzai qualche goccia sul collo e sui polsi.

<<Me lo metti anche a zio?>> La piccola mano di mio nipote mi toccò la coscia per chiamarmi e così mi abbassai, stando attento a non rompere anche i pantaloni, per concedergli di provare il mio profumo che non avevo mai prestato neanche a mio fratello. <<Alza il viso e chiusi occhi e bocca.>> Non volevo che lo ingoiasse. Subito mi ascoltò e mi diede modo di spruzzargliene un po' sul collo, che per un bambino era anche tanto visto la corporatura minuscola. <<Vuoi diventare come tuo zio, amore?>> Alexei si finse indispettito mentre io mi rialzai per chiudere la boccetta e riposarla dove l'avevo presa. <<Forse.>> Ribattè il marmocchio facendo sgranare gli occhi del padre che assunse un'espressione fintamente stupefatta. <<Piccolo ingrato, vieni qui.>> Si voltò per prendere il figlio che, ridendo e facendo urletti striduli, corse via dalla stanza il più velocemente possibile gridando la parola "mamma" almeno una decina di volte per sfuggire al solletico del padre. Erano così belli e felici che non potetti che provare una goccia di invidia. Mio fratello era un padre perfetto, attento, amorevole, affettuoso e mio nipote lo amava proprio come amava anche sua madre, lo stavano crescendo davvero bene e con i giusti insegnamenti. <<Ti adora.>> Mi disse mentre si finiva di sistemare il ciuffo, non poteva muoversi di casa senza i capelli ben sistemati. <<Lo so.>> Era vero, lo sapevo bene e non potevo che esserne orgoglioso ma non sapevo se fosse stato seriamente un bene, il fatto che si fosse affezionato così tanto a me voleva anche dire che mi sarebbe risultato fin troppo semplice rischiare di farlo soffrire, e non volevo che un giorno potesse succedere ma era possibile. <<Allora, sei pronto per stasera?>> Si voltò a guardarmi ma sapevo che non intendeva esteticamente e il fatto che non conoscessi la vera risposta a quella sua domanda mi irritò, non sapevo cosa mi attendeva ma non ne ero di certo intimorito. Ero certo che Keira avesse in serbo le giuste carte per gestire quella serata, dimenticandosi che io conoscevo ogni sua mossa, probabilmente in fondo ero colui che la conosceva meglio di chiunque altro. Quella stessa sera però avrei dovuto anche parlarle, se pensava seriamente che avrei lasciato che attuasse quel suo piano suicida si sbagliava di grosso, era una tra le peggiori idee che le fossero mai venute in mente peccato che con quella si era già spinta fin troppo oltre. Ma non avrei commesso gli stessi errori che avevo fatto con suo fratello. Avevo lasciato ad Henry modo di agire di testa sua, mi ero fidato del suo coraggio, finendo con il perderlo e per quanto Keira si sarebbe meritata anche di peggio per ciò che mi aveva fatto, non avrei permesso che venisse uccisa, avevo ancora una vendetta da attuare prima. Non me l'avrebbero sottratta così facilmente. <<Sì.>> La verità era ben altra, ma non potevo rispondere in altra maniera così semplicemente feci finta di nulla, non dovevo dar peso a ciò che sarebbe successo quella notte, dovevo rimanere totalmente indifferenti di fronte a qualsiasi cosa. Di fronte a lei.

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