KEIRA
Oggi....
Camminavo con sicurezza a testa alta percorrendo l'ennesimo corridoio di quella casa infinita, senza far caso a dove mi stesse portando, l'unica certezza che possedevo era che di sicuro non mi stava portando via per una sveltina contro un muro, lontana da occhi indiscreti. Non era il tipo. Non era Mihai.
Santo cielo, avevo ancora impresse sulla pelle le mani dalla presa tenace e ferrea di quell'uomo, i brividi che riusciva a farmi provare, ormai ero certa che se pur avessi potuto concedermi anche a mio marito mentre mi divertivo con lui, non sarei riuscita a farmelo bastare. Mi stava viziando. Quel biondo, alto, tatuato e muscoloso mi aveva resa dipendente.
Avevo iniziato nella mia testa a metterlo in competizione con Cornelius, per quanto riguardava le sue prestazioni e... ed era inutile dire che il mio carcerato aveva vinto a testa alta. Lo odiavo.
O meglio, avrei dovuto odiarlo ed era così, quando ripensavo a lui sentivo un senso di sconsolata delusione simile al dolore, e ringraziavo quel dannato contratto. Il sesso ci toglieva la possibilità di parlare di altro che non fosse il piano che stavamo organizzando. Di parlare di cose più profonde che gli leggevo negli occhi, cose che lui ancora provava ma che io non ricordavo più.
Dodici anni, aveva passato lui in carcere anche a causa mia.Dodici anni, avevo perso io dietro a delle sbarre dorate a causa di chi?
Iniziavo a chiedermelo.Lui mi aveva tolto mio fratello, questo avevo creduto per tutto quel tempo e poi era bastato che tornasse per allontanare quel pensiero dalla mente. Stavo perdendo lucidità, lui mi stava togliendo la mia lucidità con tutte quelle dolci parole, quegli occhi blu e le sensazioni che ancora riuscivo a percepire quando il suo corpo si incastrava al mio. Non ero più io.
Non andava bene.
Non stavo mantenendo la parola data con la me di dodici anni prima, non dovevo vendicarmi solo con coloro che mi avevano privato della libertà, la famiglia che mi stava tenendo nascosto quello che avevo come l'impressione fosse un mondo.
Dovevo farla pagare anche a quell'uomo, ma come? Sfruttando la sua momentanea vicinanza. In un altra qualsiasi circostanza con qualunque altro ci sarei riuscita, ma lui profumava di ricordi, momenti che facevano così bene al cuore da far male. A me che il dolore ero quasi riuscita ad usarlo come un arma.La verità era che non sapevo più cosa fare.
Mi mostravo impenetrabile, indifferente, vuota ed era così da anni ormai; poi semplicemente mi ero resa conto che non mi mostravo così per mia scelta, io ero quella, una persona vuota e senza scrupoli.
E così dovevo rimanere o non sarei riuscita ad affrontare quella situazione, non sapevo più di chi fidarmi, mio marito mi mentiva, i miei genitori mi nascondevano qualcosa e paradossalmente l'unico che mi stava aiutando a capirci qualcosa era il mio ex, colui che aveva ucciso mio fratello.
Se non mi fossi mostrata gelida e intoccabile di fronte a tutta quella situazione ero certa che ci avrei perso la testa. Avrei perso il senno.
Quando la marcia furibonda di mio marito di interruppe mi fermai anch'io. Si era fatto bastare qualche metro di distanza dall'atrio dell'entrata, desiderava soltanto un po' di privacy per parlarmi senza che qualcuno ci sentisse o interrompesse. Ebbi la conferma che sicuramente non avrebbe voluto far sesso.
Non che ne sentissi la necessità in quel momento.
<<Dunque, che mi devi dire?>> Incrociai le braccia sotto al seno con noia, era il compleanno di mio nipote e desideravo di passarlo con lui e i miei amici ma a quanto pare non mi era concessa neppure quella gioia.
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Painful melody
ChickLitATTENZIONE: SONO PRESENTI SCENE DI SESSO ESPLICITO E DI VIOLENZA!!! Lei è nata nell'agio della famiglia più potente di Los Angeles, lui è un comune ragazzo rumeno di vent'anni che grazie ad un'audizione fortunata ha iniziato la propria carriera da c...