MIHAI
Oggi...
La aiutai a rivestirsi mentre guardavo come ricopriva accuratamente quella reliquia con gli indumenti, quel corpo era pura arte, una pietra preziosa, un quadro antico. Era la perfezione che camminava su delle decoltè costose e si atteggiava da regina. Che poi, una come lei, in fin dei conti poteva anche azzardare nel farlo, non vi era nessuno che potesse superare la sua supremazia e lei ne era conscia.
Sbatterla contro quel muro era stato divino, ritornare alle vecchie abitudini quando ce ne fregavamo di dove fossimo per averci, era stato a dir poco liberatorio. Soprattutto dopo ciò che era successo con Paige.
Alla fine ero arrivato a cacciarla di casa dopo che aveva messo le mani dove non doveva, ma soprattutto dopo che aveva messo gli occhi su cose che nessuno avrebbe mai dovuto leggere. Solo io ero a conoscenza dell'esistenza di quella canzone e lei non solo l'aveva letta senza il mio consenso, prendendo il mio quaderno senza dirmelo, si era persino ingelosita. Aveva scatenato il putiferio rinfacciandomi il dannato bacio che le avevo dato nel vano tentativo di dimenticare un'altra. Fu allora che mi resi conto che anche se a volte si chiudeva un occhio, l'età pesava molto sulla mentalità delle persone.
Lei era ancora una bambina, nel vero senso della parola, non solo per me. Doveva ancora crescere, maturare e cercare la sua strada lontana da me che non avevo di certo una buona influenza su di lei, o per lo meno non l'avevo avuta. Si era montata la testa, si era creata dei castelli mentali che non avevano senso di esistere e io me ne ero accorto fin troppo tardi.
Keira, di fronte a me, si voltò per darmi la schiena, scostandosi quella lunga cascata color cioccolato su una spalla. Non mi occorsero spiegazioni per capire che volesse una mano a richiudere la zip del vestito, difatti con una naturalezza fuorviante mi avvicinai e lentamente la ritirai su, stando attento che non si bloccasse nel tessuto del vestito. <<Ti sta di incanto.>> Sussurrai al suo orecchio riuscendo a percepire come un sorriso compiaciuto si fece strada sul suo volto, era assurdamente bella con tutto e lo sapeva, ma non per questo trovavo che la gente dovesse smettere di farle i complimenti. Io perlomeno non avrei mai smesso.
<<Cerchi di farmi sciogliere con qualche complimento Kovacs?>> Scherzò voltandosi di nuovo verso di me mentre risaliva sul suo paio di tacchi. <<Funziona?>> Inarcai un sopracciglio guardandola sospirare una risatina. <<Continua e forse lo scoprirai.>> Le piaceva quando le dicevo che era bella, su quello non era cambiata. Lo riuscivo a capire da come mi sorrideva, per quanto dicesse di odiarmi, non riusciva a non apprezzare le mie parole.
Poi un rumore.
Un rintoccare di tacchi che attraversavano il corridoio, dietro l'angolo che avevamo girato per raggiungere quello in cui ci eravamo nascosti, qualcuno ci stava raggiungendo e dal suo cambio improvviso di espressione capii che non si dovesse trattare di Stefany. Lo aveva riconosciuto e anch'io non ci misi molto a farlo. <<Mia madre.>> Bisbigliò con gli occhi sgranati.
La moglie del diavolo, un essere mai nominato nelle antiche scritture, forse per la fin troppa crudeltà.
I passi si facevano sempre più vicini, così fui costretto a pensare in fretta.
E come l'altra volta, aprii la prima porta che mi ritrovai davanti agli occhi, la tirai dentro con me e la richiusi senza fare troppo casino per non destare attenzioni, se ci avesse sorpresi lì insieme, sarebbe scoppiato il putiferio. Non che me ne interessasse, più che altro non volevo rovinare il compleanno di nostro nipote.
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Painful melody
ChickLitATTENZIONE: SONO PRESENTI SCENE DI SESSO ESPLICITO E DI VIOLENZA!!! Lei è nata nell'agio della famiglia più potente di Los Angeles, lui è un comune ragazzo rumeno di vent'anni che grazie ad un'audizione fortunata ha iniziato la propria carriera da c...