Durante l'udienza, Gunnar aveva osservato con attenzione non solo le parole, ma anche i gesti e gli sguardi del figlio rivolti alla regina.
Il suo volto trasmetteva fiero orgoglio, sarebbe stato pronto a rivolgere le sue congratulazioni al giovane. Allo stesso tempo, una leggera traccia di incertezza traspariva dalle sue espressioni, come se qualcosa lo trattenesse dal mostrare tutto il suo apprezzamento. Quando si trovò di fronte a Widar, la sua voce assunse un tono distante, quasi asettico.Il giovane percepì le riserve del padre e nel suo cuore si annidò un senso di sconforto. Provava una sensazione di tristezza nel vedere che non riceveva alcun sostegno morale in quell'occasione così importante. Era convinto di averlo sorpreso e conquistato, ma si ritrovò con un'amara delusione.
La regina, d'altra parte, non si lasciava intenerire. Per lei, quel confronto non era altro che un episodio ordinario nel mosaico di incontri con la nobiltà, lontano dall'essere un momento di eccezionale rilevanza. O almeno, così sembrava voler far credere.Gunnar si avvicinò al figlio dopo l'udienza, ma prima di dispensare il suo avvertimento, gli rivolse un rimprovero velato.
"Sei riuscito a destreggiarti bene durante l'incontro, ma ancora non comprendo le tue intenzioni finali. Hai concluso offrendoti al servizio della regina? Hai smarrito la lucidità?"
Widar era confuso, non riusciva a capire cosa intendesse l'uomo.
"Ho parlato per esprimere il mio punto di vista, anche su vostro consiglio, padre. Dopotutto, siamo già al servizio della regina."
Il vassallo scosse la testa, fissando il figlio con uno sguardo di perplessità.
"Le parole sono uno strumento potente, figliolo. Quando le usi, devi sapere con precisione il tuo scopo fin dal principio." Il vassallo esitò, lasciando una breve sospensione, si leccò le labbra, e poi proseguì. "Sono come frecce. Devi decidere in anticipo se vuoi colpire ai margini o penetrare al centro, in profondità. Ecco perché sei ancora inesperto." Fece un'altra breve pausa, lisciando le pieghe della sua veste. "Essere un minuscolo punto della circonferenza è una cosa, ma costituire una parte dell'area è ben diverso." Pronunciate quelle parole enigmatiche, Gunnar abbandonò il figlio e gli fece cenno di poter andare.
Anche riflettendo a fondo sul monito del padre, non riusciva a dargli un senso.
Il ragazzo smorzò il suo entusiasmo. Pensava di aver compiuto un'impresa grandiosa, ma si accorse che aveva appena iniziato la sua ascesa.
Più tardi, finalmente i due giovani si ritrovarono. Gli occhi smeraldo di Astrid brillavano di gioia e si lanciò in avanti verso Widar con fervore, desiderosa di avvolgerlo tra le sue braccia. Tuttavia, il giovane, con un dolce sorriso, fece un passo indietro, cogliendo di sorpresa la principessa.
Lei arebbe voluto esprimere la sua gratitudine attraverso un abbraccio spontaneo, ma un velo di timidezza e rispetto reciproco si frappose tra loro. Un abbraccio era un gesto troppo intimo, che avrebbe potuto imbarazzarli in quel momento così delicato.La delusione si dipinse sul volto della fanciulla, ma decise comunque di elogiare il suo amico per aver affrontato sua madre senza paura, permettendo loro di rivedersi e trascorrere più tempo insieme. Ad ogni modo, i loro sguardi si intrecciarono, sciogliendo il dissapore.
In quel momento, Widar non volle perdere assolutamente tempo. Aveva realmente bisogno di Astrid, di qualcuno con cui potesse essere sincero.
Aveva così tante cose da raccontarle e da domandarle, che le chiese di allontanarsi per poter rimanere da soli.
La principessa provò una piacevole sensazione di gioia di fronte a quella richiesta. Pensò che nonostante le apparenze, sembrava che quel ragazzo fosse interessato a conoscerla meglio, dato che le prestava così tante attenzioni.
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{The Witch and The Princess}
FantasyLa donna velata era un mistero per l'intero Regno di Helgard. Le sue apparizioni notturne potevano facilmente essere il frutto dell'immaginazione di qualche uomo ubriaco o essere le fantasie di un bardo troppo ispirato, ma c'era chi supponeva di ave...