Un altro giorno stava passando, ma le incomprensioni tra la principessa e il figlio del vassallo rimasero immutate. Si allontanarono l'uno dall'altra, evitandosi reciprocamente, sfruttando le ampie dimensioni del castello reale. Inoltre, nessuno dei due riuscì a trovare riposo durante la notte. Astrid era tormentata dai sensi di colpa per non aver creduto al racconto di Widar e per averlo lasciato andare, nonostante avesse percepito la sua frustrazione. Nel frattempo, il ragazzo rimase sveglio per ore, temendo di rincontrare la strega che lo aveva terrorizzato la notte precedente, protetto soltanto dalle sottili coperte e il baldacchino del suo letto.
La nuova giornata si presentò meno radiosa della precedente. Il sole si celava dietro densi strati di nuvole grigie e l'aria veniva flagellata da una brezza tagliente. Un'ombra di imminente tempesta aleggiava su Vindbakke, come se una pioggia torrenziale fosse pronta a scatenarsi da un momento all'altro.
Il popolo si mostrava spaventato, mentre poche persone si avventuravano per le vie deserte. I mercanti rimanevano con le mani vuote, le taverne offrivano solo tavoli solitari e la piazza principale risuonava di un silenzio inquietante. Un'aura di stranezza pervadeva l'aria, incutendo timore nella gente comune.
Il giovane Widar scrutò l'ambiente circostante, ma la quiete e il vuoto delle strade lo facevano sentire insicuro nel proseguire il suo cammino. Nonostante ciò, il ragazzo sentiva un impulso irrefrenabile, voleva raggiungere quella persona. Con il cappuccio calato sul volto, si avviò rapidamente verso la casetta bianca, il luogo in cui dimorava colei che perseguitava i suoi pensieri. L'incontro sarebbe stato la chiave per dissipare ogni dubbio che lo affliggeva.
Il ragazzo giunse di fronte al massiccio portone di legno, su cui era inciso un carattere misterioso. Sembrava una sorta di emme, ma sicuramente aveva un significato più profondo che sfuggiva alla sua comprensione. Quella semplice lettera generava in lui una sensazione di confusione. Notò l'anello di metallo fissato alla porta e, con determinazione, lo afferrò per picchiettarlo due volte, annunciando così la sua presenza.
"Spiacenti, siamo ancora chiusi."
Giunse risposta, ma non dall'interno dell'edificio, bensì dal giardino adiacente.
Widar sussultò quando, inaspettatamente, la donna sbucò alle sue spalle. Come poteva essere sfuggita alla sua attenzione? Il giardino era lì, a un soffio di distanza. Un brivido di paura gli percorse la schiena. Lei si trovava ora di fronte a lui e i suoi ambrati occhi taglienti lo fissavano ancora una volta. Senza volerlo, il giovane fece un passo indietro, sentendo le spalle stringersi contro il portone.
"Scusami, ti ho spaventato", disse la donna con una voce priva di emozione, completamente neutra. Widar era immobilizzato, incapace di rispondere o muoversi. Pensava che tutto ciò fosse il risultato di una maledizione. La donna lo osservava con uno sguardo perplesso e gli fece un gesto affinché si allontanasse dal portone, altrimenti non sarebbe potuta entrare. A quel punto, Widar ritrovò la voce e parlò.
"Cosa rappresenta questo simbolo strano? È questo a paralizzarmi?"
"Di solito ignoro gli arroganti, ma non posso rimanere in silenzio quando mi rivolgono delle domande", rispose la donna, con un sorriso che Widar trovò inquietante. "Quel simbolo è una runa, simboleggia una nuova alba carica di opportunità e di grandi cambiamenti che possono migliorare le prospettive. Ma sembri eccessivamente suggestionato, ragazzo. Dovresti lasciarti andare."
Il giovane si ritrasse ulteriormente in sé stesso, fissando la donna con uno sguardo di sfida mentre lei si avvicinava. In un istante di prontezza, Widar si spostò di lato, concedendole il passaggio. La donna inserì una robusta chiave nella serratura, un pezzo di metallo piccolo ma solido. L'impugnatura della chiave era adornata da motivi floreali rialzati, mentre l'altra estremità, a forma di pettine, presentava cinque denti distinti. Era un oggetto sorprendentemente complesso per un luogo così modesto. Widar si interrogava sul motivo per cui la donna avesse scelto di vivere nella seconda cerchia e cosa nascondesse dietro quelle porte.
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{The Witch and The Princess}
FantasyLa donna velata era un mistero per l'intero Regno di Helgard. Le sue apparizioni notturne potevano facilmente essere il frutto dell'immaginazione di qualche uomo ubriaco o essere le fantasie di un bardo troppo ispirato, ma c'era chi supponeva di ave...