CAPITOLO 11:Io? Vivere senza di te?

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T/n era in sala d'attesa dell'ospedale da più di 4 ore, si passarono 4 ore da quando tom era in sala operatoria.
Sinceramente mi mancava, l'avevo sempre nei piedi, mi dava fastidio, ma se non c'era lui chi avrebbe preso il suo posto?
non volevo pensarci, non volevo crederci.
Tom kaulitz, io? vivere senza di te?
mentre i pensieri si facevano strada nella mia mente, un infermiera finalmente ci chiamò, potevamo vedere tom.
Eravamo io e bill, Gustav e George erano alla polizia per denunciare Alexander.
Comunque sia era il momento di vedere tom, perciò io e bill iniziammo a seguire
l'infermiera, bill era teso, perso nel vuoto, non vedeva nulla a parte tom, gli presi la mano, non potevo fare nient'altro che questo. non volevo avesse ansia «Andrà tutto bene ei» lo rassicurai con un occhiolino e un sorriso alla fine della frase, lui cercò di mostrarsi calmo, ed effettivamente sembrava un po' meno teso, ma sarebbe durato per poco. non so quanto Bill riuscirebbe a restare calmo davanti al corpo di tom e la stessa cosa vale per me, avevo paura di impazzire veramente, di non sopportare che per colpa mia fosse in quello stato.
Ormai eravamo davanti alla porta, c'era scritto "Stanza 107". in quel momento se non ci fosse stata l'infermiera ad aprire la porta, credo che io e bill avremo fissato la porta per ore senza abbastanza coraggio per aprirla «Forza bill» dissi ancora con la sua mano nella mia e solcai la porta. vidi tom disteso sul lettino, con gli occhi chiusi, era senza cappello e si notavano i dread sparsi sul cuscino e sulla faccia.
bill corse da lui e tom si svegliò col suo tocco, io invece rimasi lì a fissarlo.
«Bi-» si fermò tossendo, la testa mi girava e..

*

«Bi-» cercai di dire il nome di bill ma la tosse mi fermò, sentivo la gola secca, la flebo mi punzecchiava la carne, mi sentivo debole facevo fatica a respirare.
mi sembrava di avere un nodo allo stomaco e in quel momento la vidi, per terra, ferma, immobile invulnerabile.
non potevo guardala così mi alzai di colpo, l'ossigeno mi aveva proprio lascito, iniziai a correre verso di lei, mi strappai dalla carne la flebo faceva un male cane.
stavo sanguinando, mi faceva male la testa, tutti gli infermieri cominciarono a correre per trattenermi e la stanza non ci mise tanto a riempirsi di persone.
Un infermiera mi tenne le mani e l'altra i piedi e una mi mise una cosa per farmi addormentare e purtroppo ci riuscì, l'ultima cosa che ci vidi in quel giorno era t/n svenuta per terra e sotto la sua testa c'era del sangue.
Non potevo sopportarlo, ma non potevo fare nulla se non svegliarmi il giorno dopo.
Ma invece mi svegliai di notte, sul mio lettino, con di nuovo la flebo attaccata a me, cercai di sedermi per capire cosa fosse successo ma il dolore ebbe la meglio e mi permise solo di girarmi, nell'altro lettino, che quella mattina era vuoto, adesso c'era t/n, pallida con una bendatura sulla testa, rossa, ma di un rosso scuro.
stava respirando a fatica, anche lei aveva un flebo attaccata e le coperte rimboccate visto che in ospedale c'era abbastanza freddo, c'era silenzio e i nostri respiri erano le uniche cose che si sentivano in tutta la stanza.
Era buio, la luce della luna penetrava dalle tende dell'edificio e ricadevano sul volto delicato di t/n, dormiente, tranquilla e serena. non l'avevo mai vista così invulnerabile, era sempre allerta, anche quando piangeva, teneva sempre i pugni talmente stretti che le sue nocche diventavano bianche e i palmi rossi come il sangue che qualche ora fa usciva dalla sua nuca.
La continuavo a fissare e sentivo i miei battiti aumentare insieme al bip che spezzava quel silenzio insieme ai nostri respiri, avrei voluto fosse mia, il mio cuore solo a guardarla esplodeva.
Non ho mai detto ti amo ad una ragazza per quante io ne abbia avuto, il primo doveva appartenere a lei, tutto doveva partenere a lei, ogni piccola parte di me faceva già parte di lei.
Sapevamo tutti e due come andava a finire, io l'avrei fatta soffrire e lei avrebbe fatto lo stesso; entrambi avevamo delle catene che ci tenevano attaccate ad una armatura, ci eravamo intrappolati da soli in quelle catene. c'eravamo abituati talmente tanto a difenderci dal mondo che non sappiamo far altro che provocare la gente o far male, fisicamente o mentalmente.
io e lei, contro il mondo, i demoni piú temuti del universo.
Tornai a dormire aspettando il suo risveglio.

*

«T/n!» sentì in lontananza, era la voce di tom.
Ero in una stanza bianca, tutta bianca. di solito mi ritrovavo in una stanza nera ma questa volta no, bianca, come le ali di un angelo, le nuvole la domenica mattina e i bianchi denti del sorriso di tom che correva verso di me. «Oh t/n quanto mi sei mancata!» esultò abbracciandomi «i-..i-io ti sono..ti sono mancata?» domandai leggermente in imbarazzo, sentivo i suoi occhi addosso, ero in una tunica abbastanza stretta che dava risalto alle mie forme, sentivo le guance punzecchiare, stavo arrossendo, si io t/n kaulitz stavo arrossendo a quello che dovrebbe essere il mio fratello adottivo «Certo che mi sei mancata! Noi ci vogliamo bene no?» mi sorrise il ragazzo «No tom..noi-» esitai «Noi ci odiamo tom» sussurrai abbassando la testa e stacandomi da tom e il suo abbraccio, improvvisamente lui iniziò a piangere «Dai tom non far-» nello stesso momento in cui provavo a consolarlo, lui divenne un lago e dall'altra parte della sfonda notai la piccola me insieme a tom seduti per terra a lanciare sassi ai pesci «T/n posso farti una domanda?» chiese gentilmente il piccolo tom, la piccola me annuì «Perchè..p-perchè in camera ai uno schema su come ucciderti?» continuò lui, io e la piccola t/n spalancammo gli occhi incredule di quello che avevamo sentito entrambe «Perchè vuoi ucciderti?» domandò ancora, vidi la me piccolina sospirare «a volte, a volte mi viene da pensare che prima o poi morirò e la mia vita non è uno scherzo. mi fa paura non sapere come porranno fine alla mia vita.. perciò ho pensato che forse uccidermi da sola fosse la scelta migliore..ecco» rispose con la vocina a bassa voce sperando di non farsi sentire «oh, facciamo così se muori tu, muoio anche io! così in paradiso avrai qualcuno con cui parlare, va bene t/n?» mi propose dandomi il mignolo come segno di promessa «E se non manterrò questa promessa sta piú che sicura che mi romperò il mignolo!» urlò e io e la piccola t/n ridacchiammo un po' e improvvisamente il lago divenne una cascata e al suo interno ci vidi, Tom, Tom quello normale, che mi guardava con lo stesso sguardo che aveva da bambino e di nuovo mi porse il mignolo per ricordarmi della promessa e che l'avrebbe sempre mantenuta, io cercai di dargli anch'io il mignolo ma come era apparso, scomparve nelle acque della cascata e mi ritrovai di nuovo in quella stanza buia, dove tutte le mie paure prendevano vita.
«Libro..Libro..Foto..Album..» sentì in lontananza, sembrava di nuovo la piccola me e mi avvicinai a lei, era accovacciata per terra con le gambe al petto e mi guardava mentre le lacrime solcavano il suo dolce viso da bambina pura e innocente «Foto..Album..Libro» continuava a ripetere «FOTO ALBUM LIBRO» cominciò ad urlare quasi da farmi sobbalzare in aria.
Ogni notte facevo lo stesso sogno, non cambiava nulla, io non facevo nulla restavo lì a guardare.

*

Mi svegliai il giorno dopo, t/n era sempre nella stessa posizione, respirava piano e non apriva gli occhi.
I giorni passavano e in uno di questi la band mi venne a trovare «Ei Tom..» mi salutò bill a bassa voce, io lo guardai semplicemente «Come va il braccio?» mi domandò piano, si avevo il braccio ingessato e una bendatura sul petto. «Non si sveglierà vero?» domandai a bassa voce con il mal di gola, Tutti mi guardarono con la pena degli occhi e poi i loro occhi si spostarono su di lei «Si sveglierà presto» mi rispose dolcemente
«Non riesco a guardarla così..così invulnerabile» ammisi cercando di sedermi ma di nuovo il dolore ebbe la meglio su di me.
di nuovo e sarebbe sempre stato così.

Potrei essermi innamorato di te. «TOM KAULITZ»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora