Capitolo 22: Interrogatorio

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Alexander era davanti a me, coi suoi capelli rossi e le sue lentiggini.
Cercai di alzarmi e allontanarmi il piú possibile da lui, ed effettivamente ci riuscì, mi girai per controllare se fosse ancora lì, ma era scomparso.

*

Uscimmo tutti dal locale «Ci siamo tutti?» chiese Nicole per poi contarci «Manca qualcuno!» ci annunciò «Dov'è t/n?!» mancava solo lei, in quel momento, la vidi davanti a me, che urlava nel suo silenzio, il suo mondo, dove solo lei aveva accesso, era lì che si rifugiava sempre, lontano da me, me la immaginavo in una delle sue crisi, con una bottiglia di vetro in mano, e quella bottiglia adesso era frantumata, i suoi cocci di vetro sopra la sua testa.
Sentivo le sue urla per quanto potessero essere silenziose, io le sentivo.
«Tom» Bill mi chiamò «andiamo a cercarla» continuò per poi prendermi dal polso e trascinarmi di nuovo la dentro, dove l'avevamo persa, cercammo ovunque, veramente ovunque, mancava solo il bagno, ci entrai e la vidi per terra, ma questa volta non era un allucinazione, era proprio lì «t/n» sussurrai mentre delle lacrime mi solcavano il viso, era proprio lì, davanti a me, dormiente e vicino a lei c'era un foglio, e proprio quando cercavo di leggere cosa ci fosse scritto, i suoi occhi si aprirono, era sveglia, leggermente arrossata in viso.

*

Mi svegliai, Tom almeno credevo fosse lui, era di fianco a me, davanti ad un foglio "suicidati o ucciderò tutti" c'era scritto in grande calligrafia, la calligrafia di Alexander.
Cercai di alzarmi, ma un grande mal di testa non me lo permette, provai piú volte, finché non sentì delle braccia prendermi in braccio e poi uscire, le luci della discoteca mi fecero chiudere gli occhi «T/n!» sentì Nicole prendermi la mano, cercai di aprire gli occhi, ed effettivamente ci riuscì, ma per qualche secondo, e vidi ancora le luci accecanti della discoteca, poi si chiusero di nuovo, continuai a cercare di aprirli e ci riuscì di nuovo, c'era una luce accesa, ma diversa da quelle da discoteca, era quella della mia stanza, al mio fianco, vidi il mio ragazzo, i suoi occhi erano chiusi, ma vedevo le lacrime sulle sue guancia «Tom» fu il massimo che riuscivo a dire, sentivo la gola secca, ma nulla di grave, riuscivo a muovermi bene o male, però mi veniva difficile parlare.
Ero leggermente stordita «T/n» sentì sussurrare da tom che aveva aperto i suoi occhi che adesso erano rossi, la porta si aprì lentamente e vidi Nicole, la mia migliore amica, insieme agli altri dietro.
nessuno oso fiatare, quel silenzio, quel silenzio valeva piú di mille parole.
Sbattei le palpebre e mi ritrovai tutti ad abbracciarmi «Come mi sei mancata» la voce di Nicole sembrava come rotta, stava piangendo anche lei, sentivo sempre di piú le loro braccia avvolgermi, stringermi, quasi soffocarmi, sentivo soprattutto delle braccia intorno al collo stritolarmi, mi mancava il respiro, mi venne in mente quando facevo arrabbiare Alexander e mi prendeva il collo, lo stringeva, mi alzava e poi mi lasciava cadere per terra, i quei attimi, dentro i suoi occhi, vedevo di tutto, veramente tutto, anche un angelo guardarmi, vedevo i suoi occhi neri scavarmi dentro, facendomi urlare in silenzio, facendomi urlare nel mio mondo e solo io avevo accesso al quel mondo, ma ultimamente, quelle 7 persone, si Tom, Nicole, Gustav, Mattw, George, Lara e Bill, mi sembrava che mentre io urlavo, loro erano lì, ad abbracciarmi, come in quel momento.
Mi sentivo di nuovo paralizzata, ma qualcosa di diverso dall'altra volta, riuscivo a muovermi, si, ma ero così stanca, così esausta, non mi ero mai sentita così prima.
«Hai bisogno di qualcosa?» mi chiese bill preoccupato, sembravano tutti preoccupati, anzi, lo erano, la cosa mi dava come un fastidio mischiato a felicità che dopo tempo qualcuno si degnasse di controllare come stessi «Sto..Sto bene» sussurrai mentre venivo soffocata di coccole dai miei amici «Si ok potete anche lasciarmi!» urlai, di solito non ero così scortese, ma in quel momento, la mia bocca sembrava muoversi da sola, tutti si allontanarono subito da me per poi guardarmi «t/n» una mano calda prese la mia per poi avvolgerla nelle sue «le crisi adesso no» mi cercò di confortare Tom con voce tenera, guardai prima le mie mani avvolte nelle sue per poi guardarlo in viso ancora con gli occhi rossi mentre mi sorrideva, ma un sorriso diverso dagli altri, così preoccupato, quel sorriso mi diceva "andrà tutto bene" mentre i suoi occhi dicevano "non so cosa succederà".
«Potete...uscire?» sussurrai «Oh..ragazzi andiamo» disse bill spingendo gli altri fuori «Anch'io?» tom mi stava fissando ed io stavo facendo lo stesso, io annuì timidamente per poi dargli un bacio sulla fronte, tom il quel momento, sembrò perdersi, come tutte le altre volte che qualcuno gli spezzava il cuore.
Tom dopo una decina di minuti si alzò e uscì dalla porta.

*

Decisi di accontentare la richiesta di t/n e me ne andai fuori, sinceramente non volevo lasciarla, tantomeno disturbarla con la mia presenza, ma non potevo, dovevo fare qualcosa per t/n è quella era di andare dalla polizia, parlare con la sorella di Alexander e mettere fine a tutto questo.
Salì in macchina, senza pensarci due volte,
accesi il motore e andai fino alla stazione di polizia, quando arrivai dentro, mi riconobbero subito, pure i poliziotti mi chiesero un autografo passai lì piú di un'ora per accontentare tutti «Si, comunque..dove devo andare per fare visita ad un detenuto?» chiesi mentre firmavo l'ennesimo foglio «in fondo a sinistra» mi rispose una poliziotta, le sorrisi per poi procedere attraverso il corridoio e voltare a sinistra, mi ritrovai in una stanza con dei telefoni e un vetro in mezzo, tipo quelli dei film, dopo qualche domanda mi dissero che la sorella di Alexander era stata rilasciata da un po', perciò mi fecero parlare solo con una delle sue complici, mi sedetti sulla sedia presi il telefono e lei fece lo stesso «Ohhh tom» cercò si sedurmi con un ghigno sul viso «Sono qui per informazioni» le risposi secco «Qualunque cosa per il mio...ragazzo» diede molto risalto con le labbra all'ultima parola «Dov'è l'altra?» le chiesi «non lo so» mi rispose ridendo sotto i baffi «Però posso dirti una cosa» continuò lei «uccideremo la tua fidanzatina» mi disse piano mentre il suo respiro appannava il vetro che ci divideva.
Mi alzai di fretta e tornai a casa

*

Avevo dormito per qualche ora, ero distesa sul mio letto in silenzio, girai la testa dall'altra parte del cuscino e notai un foglio, un altro foglio. "Uccideremo Tom" vi era scritto, mi guardai attorno, ma non c'era nessuno, mi alzai di fretta, feci la cosa piú logica da fare in quel momento, anche perché era l'unica che potevo fare, presi il biglietto e lo buttai via.
Scesi di fretta e notai che ero a casa da sola, come quella volta, quando Alexander aveva provato a prendermi.
Sentì la porta d'entrata venir forzata di brutto e ovviamente andai in panico, presi la prima cosa che mi capitò per le mani, il telecomando della tv, poco e neanche efficace, però non c'era nient'altro, impugnai per bene l'oggetto, aspettai che la figura aprì la porta e quando la vidi solcare l'entrata, vidi che era semplicemente tom.

Potrei essermi innamorato di te. «TOM KAULITZ»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora