10/08/2020

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Sofia e Giada arrivarono presto per vedere i fuochi artificiali, previsti per le undici di sera, in quel San Lorenzo. Salirono sulle cabine issandosi dal retro e si misero appiccicate, a scorrere i profili altrui e dire sciocchezze.

A quell'ora della sera, la risacca faceva un rumore particolare, ben diverso da quello che produceva durante la giornata, un rumore che dominava in maniera discreta.

Poi inesorabilmente, i feed diventarono del tutto secondari e le due ragazze iniziarono ad accarezzarsi, in maniera sempre più intensa. Sofia fece scorrere le mani sotto il top dell'amica, assaporandone la pelle calda come quei primi giorni d'agosto, cercando di vincere la resistenza del reggiseno. L'altra si godeva quel tocco sempre meno lieve e sempre più appassionato, strozzava gli ansimi e sentiva salire l'eccitazione. Quando Sofia scese a sbottonare gli shortini di Giada, lei già pregustava ciò che stava per succedere, quando le squillò il cellulare.

«È Filippo, devo rispondere» si affrettò a dire, aprendo la chiamata, «Ciao, noi sì, noi siamo già qua. No, figurati, siamo arrivate da un minuto!».

Chiuse, guardò l'altra forse con un'ombra di colpa negli occhi.

«Stanno arrivando, scendiamo» disse, riabbottonandosi i pantaloncini e risistemando il resto dell'abbigliamento.

«Quanto durerà 'sta commedia?» chiese Sofia, delusa.

«Sofy, ne abbiamo parlato, più di questo non posso. Io non sono lesbica».

«Nemmeno io, ma non sono nemmeno ipocrita» replicò l'altra, irritata.

«Non peggiorare la situazione, stai al gioco».

«Chissà quando dovrà ancora durare questo gioco! È logorante, ed è ingiusto per me, ma anche per te!».

Sofia era una ragazza che aveva passato un periodo di confusione nell'estate tra le scuole medie e la prima liceo. Le piacevano le attenzioni dei ragazzi, ma quando era vicina a certe ragazze, avvertiva che c'era qualcosa che andava oltre l'amicizia. C'era qualcosa che era chiaramente desiderio.

Il suo orientamento, rimasto fluttuante dentro la sua mente, era improvvisamente esploso l'anno prima con l'arrivo dell'estate, una stagione che stravolgeva l'andamento pigro e monotono della vita, lungo la Riviera romagnola.

Giada era la sua "amica del mare" che ogni anno rivedeva dal weekend dopo la fine della scuola e per un mese e mezzo diventava compagna inseparabile. Il loro legame in quei mesi era diventato improvvisamente molto più profondo della semplice amicizia. Gli abbracci erano diventati intensi e il nascondersi per fumare una sigaretta condivisa si trasformava puntualmente in una sessione di pomiciate.

Si cercavano avidamente le labbra, cercavano il più possibile di far aderire i due corpi, nuovi promontori e nuove valli che imparavano a conoscere proprio con quel gioco fatto di nascosto da tutti.

Ma Giada era fidanzata con Filippo, che era arrivato in quei giorni per stare con lei. E Sofia era finita al secondo posto.

Quella sera di San Lorenzo, le due ragazze furono distanti. Non sembravano le fraterne amiche del mare che erano sempre state, quelle amicizie che devono bruciare nell'arco di due mesi per assorbire luminose esperienze da rilasciare lungo tutti i mesi invernali, scuri e gelidi.

Nei giorni successivi Giada evitò Sofia, pur sentendo fortissima la voglia di accarezzare tra le dita anche solo i suoi capelli così neri e così perfetti. Poi lunedì 16 agosto partì per la montagna, mandando improvvisamente un messaggio.

Giada: Chiudiamola qui.

Tutti quei momenti di intimità nascoste dentro le cabine spogliatoio della spiaggia, quelle mani che si intrecciavano e poi sfuggivano per appoggiarsi sulla pelle e valicare i costumi. Tutte quelle sensazioni straordinarie scaturite dalla collisione così necessaria tra le labbra e le lingue.

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