24/01/2022

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Lunedì Adele scese dall'autobus e si trovò davanti Sofia appoggiata a un palo dell'illuminazione. Costanza non perse tempo e la spintonò verso di lei, aspettando due passi più indietro.

«Ciao.»

«Ciao.»

«Ecco. Ho sentito il vocale che hai mandato a Davide» iniziò Sofia, ma venne interrotta da Denise, che piombò alle spalle di Adele.

«Scusa. Scusa. Ve lo giuro. Non ho capito nulla di voi. Sono stata una cazzara. E mi sono fatta una collezione di maschi di merda. Siete belle insieme» le prese per le spalle e le baciò entrambe sui capelli, «A volte vorrei essere lesbica, specialmente quando becco 'sti maschi idioti, ma ho la condanna che mi piacciono. Cercherò di sceglierli migliori.»

Sofia rise, anche se leggermente imbarazzata. Guardò un punto verso il cortile della scuola, dove c'erano dei ragazzi che conosceva bene: Alessio, Felix, Benny.

«La soluzione è avere molti amici gay e fighi.»

«E poi per il sesso?»

«Molte amiche lesbiche e bi» concluse ancora Sofia, facendo ridacchiare tutte e quattro, «Ma in fondo ti capisco. Un bel manzo è sempre un bel manzo.»

«No, ti prego! Devo farci una storia con 'sta battuta! Rifacciamola!» replicò Denise tutta eccitata. Estrasse il cellulare e, ancora abbracciata a loro due, ripetè il siparietto continuando a ridacchiare e chiudendo con la mano davanti alla bocca in una posa fintamente scandalizzata.

Ma poi il capannello si sciolse. Rimasero Adele e Sofia.

«Se hai bisogno di tempo. Aspetterò. Se hai bisogno di certezze, proverò a dartele.»

Sofia sospirò, poi la guardò negli occhi, ci vide un sentimento onesto, forte, che brillava come la fiamma di una candela.

Era per questo che non andava spento, per nessuna ragione.

«Non voglio tempo. E le certezze le troverò. E scusa se ho messo sempre me prima di noi. Voglio che il mio diventi amore al più presto. Lo faremo diventare amore. Ci riusciremo.»

Sofia le prese le mani. L'occhio le cadde sul polso che era martoriato dal weekend. Non voleva vederla così e sapeva che se avesse continuato a ignorare quei sentimenti che sentiva crescere dentro, si sarebbe ritrovata altre volte a vedere quei segni di sofferenza.

Si protese a baciarla dolcemente. Sentì le braccia di Adele cingerle il collo, sentì il bacio ricambiato, sentì che l'amore era lì vicino, da qualche parte, vicinissimo, lo sentì dai battiti del suo cuore che galoppava nel petto appoggiato a quello di Adele.

«Ora stiamo insieme?» chiese sorprendemente Sofia.

Adele annuì, poi si fece prendere per mano, mentre varcavano la soglia del cortile del liceo.


Sabato 12 febbraio 2022.

Adele aveva compiuto una sorta di miracolo, non solo aveva trovato la via per mettere ordine nel suo amore e raccontarlo agli amici e alle amiche, ma era persino riuscita a scardinare le convinzioni di Sofia.

Ma c'era un ulteriore passo da fare: Adele decise che era finalmente arrivato il momento di presentare ufficialmente Sofia ai suoi genitori. Sentiva di dover raccontare la propria felicità alle persone più importanti della sua vita.

Il pomeriggio di sabato, quando sapeva che i genitori erano entrambi presenti, fece scendere Sofia in tram con lei. Le aveva detto semplicemente «Vorrei invitarti a casa mia e presentarti ai miei, ufficialmente. Voglio che sappiano che stiamo insieme e che sei la persona più importante per me.»

Sedevano una sopra l'altra, con Costy e Denise che le guardavano felici di quella cosa meravigliosa che rappresentavano.

«Ade se vuoi vengo pure io, magari in tre ci facciamo più forza» provò a buttare lì Costanza.

Adele declinò gentilmente la proposta: secondo lei non c'era da avere paura, o meglio, un po' di timore ce l'aveva, ma non voleva farsi sopraffare da quello stato d'animo.

Sofia sorrise dolcemente, prese la mano con cui Adele si stava grattando un po' troppo insistentemente il polso, la strinse.

«Sono felice di essere qui. Ma forse dovremmo presentarci a casa con delle pizze» scherzò, memore dell'ultima volta in cui era entrata da amica in casa di Adele.

Loro due risero, Costanza e Denise non capirono, protestarono, si fecero raccontare la storia e così il viaggio passò in un lampo.

Quando arrivarono alla porta di casa, le mani delle due ragazze si intrecciarono, supportandosi l'una con l'altra mentre Adele apriva con un batticuore pazzesco.

La madre di Adele si stupì nel vedere le due ragazze insieme. Notando la felicità insicura negli occhi di sua figlia, intuì la situazione.

«Oh, ragazze! Benvenute!» esclamò, invitandole ad entrare.

Il padre si unì a Maria nel salotto, sorpreso di vedere Sofia accanto a sua figlia. La conosceva, e anche lui aveva intuito che quella amicizia celasse qualcosa di più. Adele cercò il suo sguardo, come ad avere conferme, ma lui cercò di evitare questo contatto.

Con grande coraggio, Adele si mise al centro della stanza, tenendo ancora la mano di Sofia. «Mamma, papà, lei è Sofia. Lei è la persona che... lei è....»

Era chiaro cosa stava per succedere, ma Adele aveva le parole incastrate nella gola, non volevano uscire, e Sofia per una volta, non intervenne: era il momento della sua ragazza, era lei che doveva trovare le parole.

«Lei è speciale e... io la amo profondamente. Siamo insieme.»

Silenzio. I genitori di Adele guardavano alternativamente la figlia e Sofia, elaborando quanto appena sentito. Si aspettavano qualcosa di simile, tuttavia le parole erano comunque state come degli schiaffi: una figlia che porta a casa una fidanzata, peraltro chiaramente più grande di lei, probabilmente più esperta, più...

Il padre scacciò l'idea dalla mente e, alla fine, spiegò un sorriso comprensivo.

«Adele» disse, quasi come un sospiro, «se questa è la persona che ti rende felice, allora siamo felici anche noi. Ti vogliamo bene e vogliamo solo il tuo bene.»

La madre annuì, guardando le ragazze con occhi confusi, ma non contrariati. Andare contro ai sentimenti, qualsiasi fossero, poteva portare solo guai.

«La tua felicità è la nostra priorità, Adele. Se Sofia ti fa sorridere, allora è benvenuta nella nostra famiglia.»

Adele sentì il peso dell'incertezza lasciare il suo cuore, sostituito da una sensazione di sollievo. Non si aspettava i salti di gioia e lo stappo dello spumante, l'importante era dirlo. Stringendo la mano di Sofia ancora più forte, si avvicinò ai suoi genitori e li abbracciò.

«Pizza stasera?» chiese il padre.

«La pizza mi gonf-» iniziò la madre, ma poi fece un mezzo sorriso, «Immagino che possa fare uno strappo.»


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