07/01/2022

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La mamma di Adele, quando si era sentita rispondere «Da Sofia» alla pacata domanda su dove era stata la figlia, si era come lasciata andare. Difficile capire cosa le passasse per la testa, se una generale arrendevolezza ai casini adolescenziali dei figli, o una sorta di sollievo per il fatto che questa fantomatica Sofia fosse riuscita a calmarla.

«Però ora torni a scuola» le disse, con l'aria più della richiesta accorata, che dell'ordine genitoriale.

Adele semplicemente annuì. In fondo, si disse, mancava una settimana alle vacanze di natale. Non diventò tutto facile, ma diventò meno difficile. Con Sofia si era vista già quattro volte in una manciata di giorni, andavano in un bar o in biblioteca. Lei studiava, l'altra cazzeggiava, sorridevano.

"Ma perchè le faccio da babysitter?" si chiese almeno mille volte Sofia in quei giorni, non trovando una risposta valida se non, in fondo, vederla stare bene, ma forse perché Adele era ben disposta ad ascoltare l'amica, a farsi raccontare la sua storia.

Le tornò in mente quando le aveva chiesto se si masturbava, se aveva mai fatto qualcosa con qualcuna... che scema pensare che non si imbarazzasse, in fondo si vedevano da pochi giorni, non si erano nemmeno mai dette che erano...

«Per me sei un'amica» le disse.

Adele si schiuse in un sorriso, si abbracciarono in mezzo ai libri e ai quaderni di scuola, si fecero pure un paio di selfie, sorridenti. Sofia sentì, per la prima volta dopo mesi, di poter veramente tornare a credere che i sentimenti potessero esistere.


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Durante le vacanze si era sentita con un tizio che abitava dalle parti di Cesenatico. Il 7 gennaio Sofia era uscita con lui nel pomeriggio.

Le piaceva fisicamente, era un bel ragazzo di quelli dal colorito sano ed il capello curato, con uno sguardo magnetico. Era il primo appuntamento, e non stava andando male, sembrava che fossero già ben avviati, quando lui scardinò tutto tirando fuori il cellulare e domandandole di Adele.

«Ma siete amiche, quindi?»

«Si, siamo amiche.»

«Giusto per saperlo: amiche amiche?»

Sofia, quasi istantaneamente, si scaldò.

«Lo sai il significato della parola "amiche"?»

«Beh, se sei bisex, magari...» ammiccò lui.

«Senti, parla chiaro, per favore.»

«Niente è che, non so perché, mi piacete come coppia di amiche. Te pantera e lei coniglietta. Pensavo di fare qualcosa, dai, lo sai» continuò lui, guardandola intensamente.

«Stai scherzando, spero.»

«Dimmelo tu, mi hanno detto che non ti dispiacciono 'ste cose.»

Le cose non stavano proprio così ma c'era della verità: Sofia, nel luglio precedente, aveva avuto alcuni rapporti a tre. Era successo alcune volte con una ragazza che aveva conosciuto al mare e un suo amico, ma aveva avuto anche un rapporto con due ragazzi: lo aveva fatto per provare e perché pensava che quei due, molto amici, volessero quel tipo di rapporto per giustificare una intimità tra loro due. Le era sembrato di unire divertimento a funzione sociale, magari sbloccandoli, facendoli sentire a loro agio appiccicati ed eccitati, ma non era andata molto bene perchè i due avevano un rapporto asimmetrico che aveva generato un casino, e lei in mezzo.

Un disastro di cui si pentiva tutte le volte che ci pensava. Si era ripromessa di non mettersi più in una situazione del genere, e quella proposta, che tra l'altro tirava in mezzo Adele, la fece arrabbiare.

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