La mattina dopo la discussione con il padre, per Adele fu terribile: aveva dormito malissimo, ripensando per mille e mille volte a tutto quello che era successo. Era possibile che avesse ragione il padre? Era possibile che quello che sentiva dentro fosse veramente solo moda? Le venne in mente quando Sofia aveva detto dei tagli, che erano solo una moda.
Le girò la testa appena provò ad alzarsi dal letto, ripiombò sulle coperte facendo un verso simile a quello di un grosso gatto.
«Mamma, mi sento veramente male. Oggi non posso andare a scuola!» disse, con la poca forza che sembrava esserle rimasta.
E la madre era arrivata con le mani sui fianchi. Sembrava avesse messo anch'essa da parte i buoni intenti, guardandola accigliata.
«Adele, stai perdendo un sacco di giorni di scuola. Devi invertire questa rotta! Io veramente... io non posso pensare che con quello che stiamo passando in questi mesi, tu non possa mettere assieme quel tanto di autonomia per andare a scuola alla mattina e tenere anche solo una media decente, non dico ottima, ma per lo meno decente, come hai sempre fatto!».
«Mamma! Io non so cosa farci, io non posso andare in un posto che odio-».
«Ma tutti i ragazzi odiano la scuola! Tutti! Ti credi che ci andavamo volentieri all'epoca?! Ma per nulla! Eppure è meno peggio di quanto credi. E dovresti mettere da parte tutte quelle sciocchezze, concentrarti sullo studio. Gli stupidi, basta ignorarli!».
«Fai presto tu a dirlo, ai tuoi tempi non c'erano tutti questi modi per tormentare!».
«Basta che lo spegni! Ecco cosa puoi fare, spegnilo e puf! Nessuno ti tormenterà più!».
Sul punto di piangere, Adele tornò sotto le coperte urlando «Oggi non vado!».
E la madre sbatté la porta urlando «Fai pure come ti pare!».Non era certo soddisfatta di rimanere in cassa integrazione, con il rischio che le dicessero di stare definitivamente a casa. Il fatto che ci fosse Adele tappata in camera, stesa nel letto, la irritava ancora di più. "Ecco la differenza" pensava, "io al problema reagisco lavando, pulendo, riordinando, facendo qualcosa per tenere il cervello occupato. Lei vegeta nel letto!".
La figlia si accorse di quanto stava avvenendo oltre la porta: i rumori secchi della madre e gli sbuffi, le cose che cadevano perchè spostate troppo in fretta.
Le tornarono le lacrime, per quanto si sentiva incompresa. E tornò a pensare che non poteva affrontare tutto quello da sola.
Adele: Ciao
Scrisse a Davide, che ci mise abbastanza a rispondere.
Davide: Ciao
Adele: Ti va di parlare?
Davide: Ok
Adele: Che fai?
Davide: Il prof interroga e io cazzeggio
Adele: Io sono a letto, non mi sento bene
Davide: Mi dispiace
Adele: Mi sento di non meritare quello che sta succedendo
Davide: Mi sembra che te la sia cercata parecchio. Adesso una singola voce non può far nulla e nemmeno due. Scusa sennò mi becca a messaggiare
Adele: chi è?
Davide continuava ad evitarla, ad essere rigido, poco empatico. Il contrario del ragazzo di un paio di mesi prima. Forse era vero che era dolce e carino solo se aveva un proprio tornaconto. Forse era vero che era semplicemente "Un puttaniere" come dicevano le sue compagne.
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Passi da me?
Teen FictionSofia vive la sua bisessualità con la battuta pronta e la testa alta. Adele vive il suo orientamento con ansia e paura. Un racconto che muove guerra ai luoghi comuni e agli stereotipi, dove ciò che sembra scontato non lo è. "Avrebbe voluto dirglielo...