Avrebbe voluto dirglielo. Voleva dirle che erano diverse sere che la pensava. L'aveva pensata a passeggiare per il centro con la luce che digradava, l'aveva pensata mentre si preparava per uscire, e l'aveva pensata mentre andava a ballare, a scatenarsi.
E se anche non avevano mai nemmeno detto quella parola, "amicizia", lei la sentiva vicina, e importante. Stava forse sbagliando?
«Che fai oggi pomeriggio?» le chiese Davide, che ancora la seguiva, e nemmeno poco, causandole una certa invidia attorno, sentimento a cui non era certo abituata.
«Studio. Domani forse mi interrogano» replicò, cercando di scacciare l'idea che stava mentendo a uno dei fighi della scuola pur di non averlo tra i piedi.
«Dai, non dirmi che studi tutto il pomeriggio? E che non hai mezz'ora per farti un giro. Ti passo a prendere io. non dirmi di no».
Si disse che non serviva fare così, essere scostante con un ragazzo che stava cercando di fare il gentile, Sicuramente per secondi fini non meglio specificati, ma non stava facendo l'arrogante e nemmeno il malandrino. Le aveva semplicemente chiesto un giro in giro.
E se aveva secondi fini, bastava non assecondarli. E Davide magari poteva passare per uno che cambiava ragazze facilmente, ma non certo uno violento o prevaricante.
«A che ora?» cercò di far cadere lei dall'alto di una certa indifferenza, ma non camuffò bene il tono.
Le sue amiche si diedero di gomito e ridacchiarono. Lui sorrise e disse «Mhm, non so, sai sono impegnato oggi pomeriggio, forse non riesco, forse devo fare le punte alle matite di arte» trattenendosi a fatica dallo sghignazzare.
«Che scemo sei» chiuse lei.
Così lui riprese un contegno e le disse se le andava verso le quattro.
Lui la passò a prendere con lo scooter, una zanzarina che faceva un sacco di confusione. Le porse un casco e la portò fino al lungomare dove fecero una lunga passeggiata.
«Quindi hai studiato a sufficienza o devi riprendere dopo il giro?» chiese lui, continuando con quella vena di ironia.
«Dai smettila, non sono così spigliata come te nei rapporti» rispose a lui, pensando che in realtà quel pomeriggio l'aveva immaginato ben diverso, magari di nuovo in un bar con-.
«A che stai pensando Ade?» la interruppe lui.
«Niente. Niente. Stavo ancora pensando a... alla porta in faccia» disse, portandosi una mano alla fronte in maniera quasi innaturale e provando malamente a ridacchiare.
«Che storia, non hai idea di che schifo è stato pulire i cessi dei maschi. Che puzza, che sporcizia. Giuro non piscerò mai più fuori per tutta la mia vita».
«Ma perchè, di solito lo facevi?» chiese lei, guardandolo con finto orrore.
«Ehi, smettila di fare la simpatica, solo perchè hai dovuto pulire un bagno già lindo».
«Non credere che fosse così pulito. Ma sicuramente meglio di quello vostro».
«Ci avrete messo la metà del tempo che ci abbiamo messo noi» disse poi lui, per poi aggiungere ridendo «vi è pure avanzato il tempo per limonare».
«In che senso?» si mise lei sulla difensiva.
«Beh dai, praticamente siete uscite amiche».
«È un guaio? È una bella persona e non si merita tutte quelle voci di merda che la gente fa girare, tipo quella che hai appena detto».
«Ancora con questa storia?» replicò lui, quasi infastidito.
«Ma sei tu che l'hai tirata fuori! E poi dicendo che magari ci aveva provato pure!».
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Passi da me?
Teen FictionSofia vive la sua bisessualità con la battuta pronta e la testa alta. Adele vive il suo orientamento con ansia e paura. Un racconto che muove guerra ai luoghi comuni e agli stereotipi, dove ciò che sembra scontato non lo è. "Avrebbe voluto dirglielo...