Mi sveglia lo squillo insistente di un cellulare che non è il mio. Non riconosco subito la suoneria, ma ci metto poco a mettere a fuoco l'aggeggio che mi ha svegliato tra le mani di mia cugina. Mia cugina che sta dormendo appoggiata al mio petto. Che è successo al mio proposito?! Maledizione.
Sconfortato le prendo il cellulare dalle mani e rispondo leggendo il nome Mamma<3 sullo schermo.
"Pronto, Celeste?" la voce di Sveva è così alta che sono costretto ad allontanare lo smartphone dall'orecchio per non restare sordo.
"Sono Manuel" dico piatto.
"Manuel? Perché hai il cellulare di Celeste?"
"Lei sta dormendo e non avrebbe risposto"
"Okay, ti dispiace dirle che devo restare al lavoro per tutto il giorno? Ricorda di dirle che mi dispiace tanto."
"A che ora torni?"
"Molto tardi. Tu dille che mi dispiace. È molto importante."
"Va bene"
"Grazie"
Chiudo la conversazione senza mezzi termini e cerco di rimettermi a dormire, ma la pressione che sento sul petto non mi permette di riprendere sonno.
"Mmmh" la sento lamentarsi dopo che ho provato a muovermi, cambiare posizione, sgusciare via da sotto di lei, almeno cinque volte. Poi però, succede il miracolo. "Buongiorno" mi saluta Celeste stropicciandosi gli occhi.
"Buongiorno" rispondo io con il solito tono.
"Che hai? Non dirmi che sei tornato in modalità ragazzo bello e tormentato ?"
"Sono solo sorpreso di trovarti nel mio letto"
"Oh, vado via adesso. Scusa." Mi dice delusa.
"No, scusami tu." Mi rifaccio subito. "Mi sono espresso male. Sono sorpreso da me stesso per averti permesso di restare. Non ho mai lasciato che qualcuno dormisse con me. Non so perché, ma è una cosa personale e io non sono uno molto espansivo. Non riesco a conoscere le persone fino ad arrivare al punto in cui le tengo nel mio letto tutta la notte. Ed ecco che sto parlando di cose senza senso..."
Lei scoppia a ridere e si mette a sedere. "Mi piace quando mi fai ridere"
"E a me piace farti ridere"
"Ora vado a prepararmi. Dobbiamo andare a scuola oggi. Mia madre dovrebbe essere tornata. Devo svegliarla."
"Tua madre tornerà stanotte. Ha detto che le dispiace." L'avviso.
"Come?" vedo i suoi occhi farsi lucidi e il labbro inferiore prendere a tremarle.
"Non piangere, priminha . Non voglio vederti piangere."
La avvicino a me e la stringo per così tanto tempo che mi sembra passino giorni nel mentre.
"Il lunedì è l'unico in cui mi ha promesso di esserci sempre. Questo è il mio ultimo anno di medie e dall'anno prossimo prenderò l'autobus. Accompagnarmi il lunedì è la nostra tradizione e lei in questi mesi mi sta trascurando sempre di più. Mi manca com'era quando avrebbe fatto i salti mortali per essere qui la mattina del primo giorno della settimana."
Vederla così mi manda il cuore in frantumi: lei è così piccola stretta al mio petto mentre cerca di trattenere i singhiozzi. "Se ti accompagnassi io?" le propongo senza rifletterci.
"Hai una macchina?" mi chiede ancora con le lacrime agli occhi.
"No, ma posso rimediare"
"Va-va bene" sembra che la mia idea le abbia sollevato il morale perché vedo un accenno di sorriso
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Io che sento i tuoni
Teen FictionThunder Series, libro 1 Cosa succede quando qualcuno che crede nel buono del mondo incontra chi è stato masticato e sputato più volte dalla vita? Manuel, sedicenne portoghese smisuratamente appassionato di moto e disilluso dalla vita, perde suo padr...