Per arrivare a casa di Emma a piedi non ci vuole più di un quarto d'ora, ciononostante ho deciso di uscire più di venti minuti prima delle otto.
Mentre cammino sotto lo sguardo vigile delle stelle una moto mi passa accanto. La sta guidando un uomo molto più grande di me, lo vedo dalla sua corporatura, sul serbatoio ha attaccato il numero settantasette.
Fuoco. Fuoco sulla settima curva.
La gente sulle tribune urla. La gente sulle tribune si alza. La gente sulle tribune è spaventata.
Deglutisco e continuo a camminare.
Arrivo di fronte alla villetta in cui vive Emma e suono il campanello: ho bisogno di lei ora. Mi risponde con la sua voce dolce, dicendomi che sta arrivando.
"Santo cielo, Thomas! Papà è nel garage: arriverà tra due minuti!" Si lamenta lei aprendo la porta. Mi accorgo subito che, attaccato alla sua gamba, c'è un essere umano di sesso maschile che non sono io. La cosa mi darebbe fastidio, se non realizzassi subito che si tratta del suo fratellino.
Thomas. Mi è sembrato che lo abbia chiamato così.
"Quello lì è il tuo ragazzo?" chiede il bambino appena mi vede al cancello.
"Non...è il mio ragazzo" dice arrossendo e continuando a tentare di staccarsi quel pidocchietto dal polpaccio. "Ora va' da papà."
"Non ci voglio andare. Io voglio stare con te e il tuo ragazzo." Afferma con la sua vocetta da bambino che non ha ancora fatto i conti con la pubertà.
"Ti ho detto che non è il mio ragazzo" sibila sua sorella puntandogli un dito contro il petto esile.
"Dai, Emma, posso venire con voi?" implora lui unendo le mani e inginocchiandosi, ma continuando a tenere stretta la gamba tra le braccia.
Emma mi guarda chiedendomi il permesso di portare il suo fratellino alla nostra passeggiata e io non posso fare altro che sorridere in segno di assenso dopo aver visto tanta determinazione da parte di un esserino così piccolo.
"Promettimi che non farai la cozza e che non ti lamenterai per tutto il tempo"
"Te lo prometto"
"Allora avvisa papà"
Thomas si stacca da sua sorella per la prima volta da quando l'ho visto e corre felice a dire a suo padre che verrà con noi.
"Scusa per questo...imprevisto" mi dice lei guardandosi la punta delle scarpe.
"Figurati, Rossa" continua a non alzare lo sguardo. "Vieni qui" le prendo il viso tra le mani e le do uno dei miei baci indimenticabili. Un bacio con la firma di Santos.
"Che schifo!" Sento la vocina del bambino e mi viene da ridere. Quando apro gli occhi e mi allontano da Emma, lui si sta avvicinando con una faccia disgustata all'ennesima potenza. "Tu come ti chiami?" mi chiede quando è abbastanza vicino da poter prendere la mano a sua sorella.
"Sono Manuel. Tu ti chiami Thomas invece, giusto?" provo a essere gentile con questo bambino. È il fratellino di Emma, devo fare una buona impressione.
Mi pare difficile dato che l'hai già scandalizzato baciando sua sorella.
Lui annuisce. "Quanti anni hai?"
Ti stai davvero facendo fare il terzo grado da un bambino?
"Io ne ho sedici, tu?"
"Io ne ho sette" mi mostra le manine con le dita alzate, orgoglioso.
"Non avevamo detto che non avresti fatto la cozza?" si lamenta Emma, ma lui sembra non ascoltarla per niente.
"Da dove vieni?" mi chiede tutto contento saltellando e obbligando il braccio di Emma a un tormentante ondeggiare.
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Io che sento i tuoni
Teen FictionThunder Series, libro 1 Cosa succede quando qualcuno che crede nel buono del mondo incontra chi è stato masticato e sputato più volte dalla vita? Manuel, sedicenne portoghese smisuratamente appassionato di moto e disilluso dalla vita, perde suo padr...