Non riesco a dormire.
Succede troppo spesso negli ultimi tempi e questa storia deve finire.
Le parole di Emma mi rimbalzano nel cranio come se le sue pareti fossero fatte di gomma e non ci fosse nulla a fermare il loro movimento.
Controllo il cellulare.
Sono le tre del mattino.
Quando sono tornato Celeste stava già dormendo, non volevo disturbarla, ma ho visto le righe nere di mascara che le rigavano le guance. Deve aver litigato ancora con Jason.
Dille che tu la ami.
Peccato che non possa farlo ora. Anche se non so cosa le direi.
Senti, priminha, mi potrei essere accidentalmente innamorato di te nonostante avessi detto che non ero capace di provare nemmeno qualcosa di simile, all'amore.
Mi prenderebbe per pazzo.
Non voglio restare qui. Qui, nella mia stanza, a Colle Veio, mi sento in trappola. Sento che le pareti mi si stringono attorno fino a soffocarmi.
La sensazione è la stessa delle spine che mi circondano fino a trafiggermi nei miei sogni.
Con un sospiro mi alzo dal letto e mi avvicino all'armadio.
Apro l'anta scorrevole con un gesto brusco e rapisco dalla tranquillità della notte un dolcevita color panna e un paio di jeans neri. Li indosso e prendo la mia giacca da moto e il mio casco. Recupero le chiavi della moto, poi mi ricordo che tornando ho praticamente finito la benzina e al momento ho voglia solo di correre al massimo.
Allora faccio la pazzia: apro la seconda anta dell'armadio e allungo le braccia finché non trovano il borsone con il quale mi sono presentato qui la prima volta. Lo tiro fuori da guardaroba e apro la zip con foga.
Nella tasca interna trovo quello che cerco.
Sollevo la chiave per illuminarla con la luce della luna che filtra attraverso il vetro della finestra e poi la chiudo in un pungno.
Mi alzo mentre infilo le maniche della giacca ed esco di casa.
È ora di tornare in sella alla moto più veloce del mondo.
Scendo le scale con impazienza e mi precipito al garage. Apro la clerc e in un secondo appoggio le mani sul serbatoio. Sento la sensazione perfetta della potenza sotto i polpastrelli.
Devo dirle che la amo.
Ma non voglio farlo qui. Non in una casa che non sento mia e che non voglio sentire mia.
Questa è casa sua e se devo dirle che la amo, lo farò a modo mio.
Inserisco le chiavi nel quadro e lascio che il motore si scaldi.
La turbina sembra voler esplodere tanto è il tempo che ha aspettato di essere messa in moto.
Lancio uno sguardo al garage e noto che una delle mie pinze è rimasta a terra dall'ultima volta che ho stretto il canotto di sterzo della mia Aprilia. Allora guardo la mia moto rossa fiammante e sorrido pensando a quante corse abbiamo fatto insieme. Mi avvicino e mi bacio il palmo della mano per poi appoggiarlo sul serbatoio lucido.
Poi torno all'MTT. Salgo in sella ed esco dal garage. Arrivato al cancello il custode mi apre il cancello con aria assonnata, vorrà di sicuro tornare da suo figlio e mettersi a dormire. Accosto vicino al casotto dove lui è seduto per controllare chi entra e chi esce dal complesso e batto con le nocche sul vetro per fargli aprire la finestrella.
"Scusi, io devo chiederle una cosa" dico sovrastando il rumore della turbina.
"Mi dica, signorino Manuel" soffoca uno sbadiglio.
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Io che sento i tuoni
Teen FictionThunder Series, libro 1 Cosa succede quando qualcuno che crede nel buono del mondo incontra chi è stato masticato e sputato più volte dalla vita? Manuel, sedicenne portoghese smisuratamente appassionato di moto e disilluso dalla vita, perde suo padr...