Capitolo 2

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Bennett

"I piani per l'hotel a Wailea, Hawaii sono stati di recente accordati. Sia la nostra squadra di costruzioni che il sindaco della città hanno approvato i progetti. Ho elaborato una stima dei costi e se approvi, potresti firmarla ed incominciare la costruzione dalla prossima settimana."

Sollevai lo sguardo dal cellulare per trovarmi uno sguardo nervoso sbattere le palpebre davanti a me. Mi voltai verso il mio assistente, Henry, che aveva la stessa espressione apprensiva sul volto. Mi ero dimenticato di essere nel mezzo di una riunione. Non avendo idea di quale fosse l'oggetto della discussione, mi schiarii la gola. "Se a mia madre va bene, allora procedi."

"Mm, Bennett, tua madre ha detto che devi essere tu a supervisionare questo progetto," mi sussurrò Henry. "Se andiamo da lei, ci riprende."

Mi mossi in maniera inconfortevole sulla sedia. Stavano ancora parlando del resort a Wailea? O stavano parlando d'altro? Non riuscivo proprio a concentrarmi.

Era tutta colpa di Henley. Era già trascorsa una settimana e ancora non mi aveva chiamato. Trascorrevo ogni secondo ad osservare il mio cellulare, chiedendomi quando avrebbe vibrato e quando sarebbe comparso un numero sconosciuto sullo schermo. Perché ci stava mettendo così tanto? Pensavo che mi avrebbe chiamato il giorno seguente e che avremmo concluso l'affare. Ma non l'aveva fatto. E nelle ultime due volte che ero tornato al ristorante lei non era presente.

"Signor Calloway?"

"Ah, rifammi vedere il progetto dei costi," dissi, sperando che questo avrebbe potuto sistemare le cose. Non importava ciò che dicevo, mia madre avrebbe sempre dovuto avere l'ultima parola, indipendentemente da tutto.

Dopo la riunione, tornai a casa e trovai Sebastian ad aspettarmi davanti alla porta d'ingresso. Alzò una mano in segno di saluto. "Com'è andata la riunione?"

"Noiosa. Non avevano realmente bisogno di me. Ho detto solo sì o no. Cosa ci fai qui?"

"Mi nascondo da mia madre," mi disse, seguendomi all'interno.

Sollevai un sopracciglio verso il mio amico. "Non puoi farlo a casa tua? Non puoi chiudere la porta a chiave?"

"Ha le chiavi."

"Cambia la serratura."

"Avrà le chiavi," mi disse, scuotendo la testa. "É pazza. Ma non verrebbe mai qui. Penso abbia paura di tua madre."

Non ne sarei sorpreso. Molte persone l'avevano. Io di sicuro. "Non fare rumore," lo avvertii.

Lui mi dismise. "Ho delle faccende da sbrigare, non preoccuparti per me."

Sospirando, mi sedetti sul divano e controllai il cellulare.

Niente.

Sbuffando, lo lanciai al mio fianco.

"Sembri uno a cui è stata data buca," disse Sebastian dall'altro lato della stanza, dopo essersi seduto davanti alla mia scrivania. Tra le mani aveva un giornale che aveva tirato fuori da solo Dio sapeva dove.

Era troppo per lui non fare rumore. Lo guardai con un'espressione scontrosa, ma consapevole che gli avrei dato retta, distolsi lo sguardo. "Perché non mi ha chiamato?"

"Chi?"

"Henley."

"La ragazza del ristorante?"

Annuii.

"Beh, il tuo appunto era un po' strano," mi informò, aprendo il giornale.

"Ero ubriaco, lo sapeva anche lei."

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