Capitolo 9

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Henley

"Uff," sbuffai, massaggiandomi le tempie nel tentativo di alleviare il peso della mia emicrania. La notte precedente non avevo pensato alle conseguenze che sarebbero conseguite dalla mia sbronza. Per non menzionare il fatto che ero rientrata a casa alle 2 del mattino e che avevo dovuto svegliarmi alle 8, per iniziare il mio turno alle 9. Per farla breve, mi sentivo uno schifo, un vero e proprio schifo.

Ariana mi sorrise dalla parte opposta del negozio dove stava pulendo i tavoli. Mi ero offerta di farlo io, inizialmente, ma l'odore della candeggina mi aveva fatto venire i conati di vomito.

Guardai rapidamente lo schermo del mio cellulare, aspettandomi di trovare una chiamata persa da Bennett, invece non ci trovai nulla. L'avevo spaventato la scorsa notte? Si era meritato quella mia reazione, ma forse ero stata troppo severa. 

Sbuffai. Non mi sarei soffermata a pensarci troppo. Se l'era totalmente meritato e speravo che avesse appreso qualcosa dalla mia scenata. Ad essere onesta, ero anche un po' preoccupata. E se non avesse più voluto che mi fingessi la sua ragazza? Erano molti soldi per far sì che sfumassero per un po' di dignità.

"Qualche messaggio dal ricco Ben?" Mi chiese Ariana, sporgendosi sul bancone per guardare lo schermo del mio cellulare.

"Sorprendentemente, no."

"Dispiaciuta?"

"Non particolarmente," le risposi, aprendo la cassa per sistemare i soldi. Non c'era molto da fare al lavoro. Era un giorno cupo e piovoso, quindi non erano molti i clienti che entravano. Immaginavano che proseguissero dritti fino alla fine della strada, fermandosi al Dunkin Donut.

Ariana annuì con il capo, nonostante non mi credesse fino in fondo. "Quando ricomincerai a lavorare al Michelangelo?"

Mi fermai, perdendo il conto dei soldi che stringevo nella mano. Non avevo neanche pensato al mio ritorno al Michelangelo. A ripensarci, la sospensione doveva essere quasi terminata. Sarei tornata? Con i soldi che mi avrebbe dato Bennett, non ero obbligata a farlo. Ma se le cose tra noi non fossero funzionate, mi sarei ritrovata in una melma di fango. Il lavoro alla Casa del Caffè non mi garantiva entrate sufficienti per riuscirmi a mantenere, considerando anche le tasse universitarie che sarebbero sopraggiunte. "Ho qualche altro giorno di sospensione. Ripensare di tornare a lavorare lì mi fa venire le lacrime agli occhi."

"Ma le mance sono buone! 10.000$ sono buoni!" Aggiunse con un sorriso.

Ridacchiai. "Non sono tutti speciali come Bennett."

"Mm, mi chiedo se abbia un fratello."

"Oh, attualmente Sebastian - Il ragazzo con cui è venuto l'altro giorno - Ha detto che Bennett ha un fratello."

Lo sguardo di Ariana si illuminò. "Ah sì? Potrei essere fortunata, dopotutto."

Riposi i contanti negli appositi spazi del registratore di cassa. "Se è come Bennett, fidati che non vorresti frequentarlo per niente al mondo."

"Accetterei la sfida," mi rispose. "É giunta l'ora che superi la cotta per tuo fratello."

Mi tesi alla menzione di mio fratello. "Già."

Ariana mi rivolse un'espressione amichevole. "Sarà presto fuori, Henley. É già a metà percorso, sono sicura che i prossimi sei mesi voleranno. Sei ancora arrabbiata con lui?"

"Non lo sono mai stata," le dissi, appoggiando le braccia sopra al grembiule, contro il bancone. "Sarò felice quando uscirà. Avrò meno stress addosso - Sempre che riesca a trovare un lavoro. Essere stato in prigione di sicuro non facilita le cose. Uff, è stato così stupido!"

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