Capitolo 12

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Henley

Mi incamminai verso camera mia ed annaspai. Il mio letto era ridotto a brandelli, così come i cuscini. L'armadio era praticamente vuoto. "Chi ruberebbe mai dei vestiti logori?" Urlai all'interno della stanza distrutta, calciando uno dei cuscini che già si trovavano a terra.

Non potevo crederci. Avrei dovuto intuire che quei senzatetto stavano progettando qualcosa. Non avrei dovuto concedergli di trovare rifugio qui. Avrei dovuto fare qualcosa sin dalla prima volta che avevo notato la loro intromissione. Era questo che mi meritavo per la mia gentilezza?

Bennett si fermò sullo stipite della porta della mia camera, con un profondo cipiglio sul volto. "La polizia sta arrivando. Dovresti scattare qualche foto."

"É colpa mia," mormorai.

"Scusa?"

"Avrei dovuto intuire che quei senzatetto volessero qualcosa," sibilai, "Ma dovevano proprio rubare tutto ad una persona che aveva a malapena qualcosa? Dai! Bastava che mi chiedessero qualche vestito di seconda mano! Non era necessario distruggere il mio appartamento! Che inferno. Che inferno?" Mi passai una mano tra i capelli, lasciandomi scappare un gemito di frustrazione. Ero davvero un'idiota. Avrei potuto evitarlo.

"Dovresti stilare una lista di ciò che manca," mi suggerì Bennett, incrociando le braccia sul petto.

Mi massaggiai la fronte. "Non è questo il punto. Non che avessi cose di valore, comunque." L'unica cosa che, per me, significava qualcosa era la coperta di lana, ma sapevo che non avrei avuto l'opportunità di rivederla. Chiunque l'aveva rubata, ne avrebbe probabilmente fatto uso per ripararsi dal freddo. Non aveva valore, se non quello affettivo. Ma non potevano rubare solo la mia trapunta? Di sicuro sarebbe stato meglio di una coperta bianca logora!

Mi morsi il labbro quando sentii i miei occhi riempirsi di lacrime. Non avrei pianto per questo. Non avrei pianto davanti a Bennett.

"Sono sicuro che tu possa ricavare dei soldi dall'assicurazione," proseguì.

"Chi diamine pagherebbe un'assicurazione per un posto malandato come questo?" Contrattaccai. E se anche avessi avuto l'assicurazione per gli affittuari, mi avrebbero dato al massimo 20$.

Sembrava che Bennett volesse dirmi qualcosa, ma si morse la lingua. Al contrario, corrucciò le labbra. Non volevo remargli contro, ma questa situazione era fastidiosa ed imbarazzante. Il fatto che fossi stata derubata. Il fatto che Bennett ne fosse testimone. Il fatto che il mio appartamento, già schifoso, fosse ora in condizioni, se possibili, peggiori.

Le sirene ruppero il silenzio che si era creato ed io sospirai. Non avevo voglia di parlare con i poliziotti. "Dovresti andare," dissi, rivolgendomi a Bennett.

Sembrò sorpreso. "Cosa?"

"Vai a casa. Posso cavarmela da sola. Non appena i poliziotti se ne andranno, comincerò a pulire tutto questo disastro."

"Vorranno stilare un rapporto. Posso accompagnarti in stazione."

"Puoi farlo online ai giorni nostri," dissi, uscendo dalla stanza per raggiungere il salotto, attenta a non compromettere qualsiasi evidente prova. "Sempre che decida di fare rapporto."

Bennett sembrò esterrefatto. "Devi fare rapporto. Sei stata rapinata, Henley."

Mi voltai verso di lui, contorcendomi le dita della mano. "Ascoltami, Bennett. Una rapina nei miei confronti è totalmente diversa rispetto alla tua. I tuoi effetti valgono probabilmente un milione di dollari. I miei raggiungono a malapena i cento dollari. Non è un problema. Per favore, vai a casa."

"Non posso lasciarti sola. E se tornassero?"

Se tornassero? Si erano già presi ciò che volevano. Dubitavo sarebbero tornati. A meno che non riferissero ai loro amici quanto facile fosse entrare nel mio appartamento, ora che anche la mia serratura era rotta.

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