Capitolo 38

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Henley

Lee era... una creatura interessante. A volte mi sembrava identico a Bennett, mentre altre volte sembrava essere il suo completo opposto. Ad esempio, Lee sapeva perfettamente come parlare. Era molto forbito, come Bennett, e molto gentile, al contrario di Bennett. I due fratelli sembravano usare parole complessi ed eloquenti, a cui persone normali non avrebbero mai fatto ricorso, ma Lee era peggio di Bennett. Assumeva le forme dei personaggi protagonisti dei libri di John Green, tagliandomi fuori dal suo mondo fatato. Nessuno parlava come lui. Nessuno. 

"Ti sostenti con le verdure?" Era stata la domanda che mi aveva fatto vacillare dopo nemmeno ventiquattro ore che conoscevo Lee. Ero appena entrata in cucina e lui era fermo davanti al frigo, con entrambe le sopracciglia sollevate.

"Intendi, se mangio delle verdure? Cosa diamine sei? Un'enciclopedia vivente?"

Inclinò il capo di lato, come Bennett era solito fare. "Sostentare è un sinonimo di mangiare."

Sospirai, prendendomi i capelli e separandoli in tre sezioni, nel tentativo di farmi una treccia veloce. "Scusa, non sono stata al supermercato da quando mi sono trasferita, ma immagino che, visto che ti fermerai qui per un po', è giunta l'ora di riempire il frigorifero. Forse Brandon può accompagnarti, quando si degnerà di tornare a casa."

Era ormai mezzogiorno e non c'era alcun segnale di Brandon. Avevo la sensazione che da quando fosse uscito di prigione, lo stessi vedendo ancora meno di quando era dentro. Non avevo idea di cosa facesse. Stava uscendo con Ariana? Lei lavorava ed aveva anche delle lezioni universitarie da seguire.

"Forse sarebbe meglio che io non uscissi di casa," mi disse Lee, guardandomi con gli occhi da cane bastonato.

"Oh, giusto. Andrò io dopo lavoro. Non sono sicura che Brandon ritorni, quindi forse rimarrai solo per un po'. Mi dispiace."

"No, sono io a dovermi scusare. Ti sono piombato in casa senza preavviso. Se c'è qualcosa che posso fare, dimmelo senza problemi. Posso aiutarti a pulire, a cucinare oppure a fare la lavatrice."

Un immagine di Lee che faceva il casalingo mi attraversò la mente ed io scossi vigorosamente il capo, per cercare di togliermela di dosso. "Uh, non preoccuparti. Fai come se fossi a casa tua. Sebastian dovrebbe aver fatto installare già il cablaggio ed Internet, puoi usare il mio computer se ti annoi."

"Ho il mio, grazie comunque."

"Per qualsiasi cosa, ti lascio il mio numero-"

"Ce l'ho già, me l'ha dato Henry."

"Oh." Aveva senso. Henry aveva probabilmente dato a Lee anche il numero della mia carta di debito. E forse anche il mio numero di previdenza sociale. Cosa seguiva, la mia mano per il matrimonio?

Lee mi sorrise radiosamente ed io non riuscii a continuare ad essere irritata.

"Ehi sorella!" Il cuore mi salì in gola quando Brandon mi saltò addosso, circondandomi le spalle con il braccio. "Sei pronta a sentire la migliore notizia possibile relativa a me ed al mio caso-" Si interruppe quando il suo sguardo si fermò su Lee.

Mi dimenai per liberarmi di lui, dal momento che mi stava ostruendo le vie respiratorie. "Mm, Brandon, lui è-"

"Lee," lo salutò Brandon, lasciandomi andare ed avvicinandosi a Lee, picchiettandogli la mano sulla spalla. "É da molto che non ci vediamo, amico!"

Lee gli sorrise, stringendo la mano a Brandon. "É bello rivederti."

Per poco gli occhi non mi uscirono dalle orbite. "Cosa? Per quale motivo voi due vi conoscete già?"

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