Bennett
"Cara, cos'è successo?"
Due paia di occhi si puntarono contro di me, ma solo uno di essi mi fece fermare sui miei passi.
Henley.
Mentre la mia mente cercava di trovare le parole giuste, lei abbassò lo sguardo, superandomi e dirigendosi dritta verso l'ascensore. Cara si sollevò dal pavimento, lisciandosi il vestito e facendo una smorfia. "Stai bene?" Le chiesi.
"Perché non la stai seguendo?" Mi incoraggiò.
"N-Non posso." Non quando mia madre si trovava a meno di un metro da me. Cosa ci faceva qui, Henley?
"Uff, sei senza speranze. Vado io," mi disse Cara, dandomi una pacca sulla spalla, mentre cominciava a correre lungo il corridoio.
"Cara!" La chiamai, ma mentre facevo un passo verso la sua direzione, sentii un forte tonfo provenire dall'ufficio di mia madre.
Due guardie della sicurezza avevano aperto la porta ed io mi infilai dietro di loro, entrando nel suo ufficio. I pezzi di una lampada giacevano sul pavimento ed io pestai alcuni cocci di vetro, spostandomi ancora più all'interno. Mia madre era seduta davanti alla sua scrivania, il suo corpo era della stessa tinta dello smalto rosso sangue che le decorava le unghie. Lee era in piedi davanti a lei, le spalle incurvate in avanti, come se fosse stato ferito.
"Cosa ti ha fatto quella ragazza? Come ti permetti di parlarmi così!" Urlò, la sua mano raggiunse la targhetta metallica sulla sua scrivania.
"Mamma!" Urlai, mettendomi rapidamente tra lei e Lee, la mia mente stava lavorando per cercare di comprendere la situazione. Cosa ci faceva Lee qui? Cosa le aveva detto, per far infuriare nostra madre?
Lei portò la sua attenzione su di me, gli occhi spalancati dalla furia. Per quanto, ultimamente, fosse stata arrabbiata con me, ora era fuori controllo. La sua incazzatura aveva raggiunto un livello mai visto prima. "Bennett, chiama il Dottor Esposito! É consapevole del fatto che Lee ha lasciato il centro di riabilitazione?
"Non puoi tenermi chiuso là!" Disse Lee, la voce calma e piatta. "E qualsiasi minaccia tu abbia rivolto loro, non funziona più. Se mi riporterai là firmerò le mie dimissioni."
"Non discutere con me!"
"Mamma-"
"Questa è anche colpa tua, Bennett. É colpa tua per aver portato quella terribile vagabonda nelle nostre vite! Pensavo avessi capito il motivo per cui Lee aveva cercato di mettere fine alla sua vita! Ed ora l'hai riportato qui? Lo vuoi davvero vedere morto, non è così? Stai cercando di uccidere il tuo stesso fratello?"
Un fischio cominciò a perforarmi le orecchie, stridulo e lamentoso. Era come se la stanza fosse caduta nel silenzio ed il mondo circostante fosse svanito. Mi sentivo stordito e tesi le braccia in avanti, cercando un punto di appoggio per sorreggermi. Un dolore improvviso si irradiò dal mio petto ed io annaspai in cerca di aria, ancora, ancora ed ancora, fino a che non realizzai di avere un attacco di panico.
"N-no," biascicai, ma quelle parole sembravano sbagliate.
Qualcosa di caldo mi avvolse le mani, trascinandomi verso una direzione ed un urlo mi seguì nel mio assopimento. Il mio intero corpo sembrava fatto di piombo e la mia visione era offuscata, mentre i miei occhi assumevano il filtro gaussiano.
"Bennett, va tutto bene, respira. Ce ne stiamo andando. Va tutto bene."
Lee.
Afferrai le sue spalle, mentre mi aiutava a sdraiarmi su uno dei divanetti che si trovavano lungo il corridoio. Strinsi le labbra tra loro, cercando di regolarizzare il mio respiro. Inspira... 1,2,3,4,5... Espira. Ripetei questo procedimento finché i dintorni cominciarono a ritornare nitidi ed i miei polmoni non sembrarono più essere sul punto di bruciarmi lo stomaco. Il dolore alla testa rimase, pulsando vividamente.
STAI LEGGENDO
Pagata per amare
RomanceHenley accetta di frequentare il il milonario Bennet Calloway in cambio di soldi, facendolo innamorare mentre si domandava - Come faceva ad essere coinvolto nella condanna del fratello? ***** Il fratello di Henley Linden si trova in carcere per un r...