Capitolo 36

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Henley

Ma. Che. Diamine. 

Guardai fuori dal finestrino dell'auto, con il battito cardiaco impazzito. Le parole di Bennett continuavano a riecheggiarmi nelle orecchie - Ti amo, ti amo, ti amo. Perché l'aveva detto? Come poteva dire di amarmi quando era stato lui a mettere dine alla nostra relazione? Perché mi ha chiesto di rimanere, se soltanto qualche ora prima mi aveva chiesto di andarmene? Come potevo riuscire a stare dietro al suo comportamento altalenante? Che fosse colpa di suo madre o meno, perché dovevo essere trascinata nelle loro cose?

Strinsi le mani in due pugni. Non era giusto. Bennett aveva detto di aver fatto la sua scelta. L'aveva reso piuttosto chiaro. Ero già abbastanza confusa. Continuavo a ripetere a me stessa che quelle parole erano dovute allo stato in cui si trovava, ma c'era una parte di me che desiderava credere che fossero vere. Una parte molto stupida e pietosa, di me.

"Stai bene, Henley?" Mi chiese pacatamente Henry.

"Non lo so," gli risposi con sincerità. "Non so se l'hai notato, ma non sono molto stabile con sai, le emozioni."

"Vuoi parlarne?"

Corrucciai le labbra, cercando di calmarmi. Henry era una persona davvero buona. "Lo apprezzo, ma vorrei soltanto andare a casa e cambiarmi. Ariana mi accompagnerà a prendere l'auto domani, puoi lasciarmi direttamente al mio appartamento."

"Okay."

Esitai per un momento, "Tornerai da Bennett, vero?"

Scorsi il sorriso che gli incurvò le labbra. "Sì, tornerò da lui, dal momento che sembri essere molto preoccupata."

"Non sono preoccupata," mormorai, ma non c'era alcuna convinzione nella mia voce. Mentre stavo uscendo da casa di Bennett, avevo fatto ricorso a tutta la mia forza per non voltarmi e tornare da lui, per assicurarmi che stesse bene. Sarebbe potuto stare da solo per mezz'ora senza farsi del male, vero? Se fossi rimasta... Non sapevo cosa sarebbe potuto accadere. Era meglio che si occupasse Henry della salute di Bennett, piuttosto che io stessa.

"Bennett starà bene. Non è la prima volta che si ubriaca. Lui e Lee uscivano tutte le settimane. Ed io sono sempre stato colui che li riaccompagnava a casa sani e salvi. Hai visto quanto è alto Lee? Bennett era decisamente più facile da sorreggere."

Sorrisi, immaginandomi Henry che sosteneva i fratelli Calloway. Erano entrambi alti e slanciati, era difficile immaginarsi la figura esile di Henry riuscire a reggerli.

"Sono sicura che questa sia stata soltanto una cattiva scelta dovuta ad un meccanismo di difesa. Vedere Lee l'ha probabilmente scioccato."

Un pensiero improvviso mi attraversò la mente. Se pensavo che Lee fosse morto, forse- "Bennett sapeva che Lee fosse vivo?"

Henry mi guardò con la coda dell'occhio. "Sì... Perché non avrebbe dovuto?"

L'idea che la madre di Bennett gli mentisse sulla vita di Lee sembrava troppo surreale. Tuttavia, qualsiasi cosa sia successa deve aver ferito molto Bennett, dal momento che ogni volta che veniva nominato Lee cambiava umore. Comprendevo perché Sebastian era stato così insistente nel chiedermi di non nominarlo. Ma vederlo così, improvvisamente... Non lo biasimavo per essersi ubriacato. La loro famiglia era davvero incasinata.

Era mezzanotte e mezza quando Henry accostò davanti al mio appartamento. Sbadigliando, entrai all'interno, assicurandomi di chiudere la porta a chiave dietro di me. Avevo trattenuto la pipì per l'ora precedente, così mi affrettai a raggiungere il bagno.

Ciò che non mi aspettavo di vedere, tuttavia, era Lee, senza maglietta che si stava sbottonando i pantaloni. Raggelai, spalancando la bocca. Il suo volto ed il suo collo si tinsero di rosso, mentre cominciava, lentamente a riabbottonarsi pantaloni. Quando mi accorsi che lo stavo fissando, fu come ricevere un secchio di acqua ghiacciata dritta in faccia. Voltai i piedi, uscendo rapidamente dal bagno.

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