Capitolo 13

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Bennett

La pioggia picchiettava contro la vetrata del mio salotto ed io cercai di concentrarmi su di essa e non sulla giovane donna che si stava facendo il bagno nella Jacuzzi nella stanza di sopra. Mi sedetti sul divano con una gamba incrociata sull'altra, tamburellando le dita sul ginocchio più vicino. Dopo molti anni di solitudine in questa casa, era strano avere un'altra presenza che mi ronzava attorno. Sebastian si fermava soltanto qualche ora quando veniva a trovarmi, ma Henley avrebbe trascorso qui l'intera notte.

Abbassai lo sguardo dove probabilmente avrebbe dormito. Henley era piccola, ma non penso sarebbe stata in grado di sdraiarsi comoda. L'avevo comprato principalmente perché si adattava allo stile del salotto e per la marca che aveva. Non era stato comprato per farci dormire sopra qualcuno. Ma cosa dovevo fare? Offrirle di dormire nel letto con me? Mi avrebbe sicuramente schiaffeggiato - Ed io non avrei sicuramente potuto dormire su questo divano.

Sta attraversando un momento stressante, mi ripresi. Non potevo essere egoista, non questa volta. Non ero sicuro di cosa mi avesse spinto ad invitarla a casa mia, ma sapevo di non poterla lasciare sola. Sembrava che se la potesse cavare da sola, ma al contempo sembrava anche una persona che non metteva in mostra il fatto di riuscire a cavarsela da sola. L'unico segno di cedimento che avevo scorto in lei era quando aveva appreso che le avevano rubato il vestito che le avevo comprato.

"Non è poi così male," mormorai a me stesso, appoggiando il gomito sul bracciolo ed il mento sul palmo aperto. Si stava disperando. Per uno stupido vestito. Perché ci teneva così tanto? Perché glielo avevo regalato io? O perché pensava che fosse uno spreco di soldi che fosse stato rubato? Non riuscivo a capirla.

Quello che sapevo, tuttavia, era che non faceva assolutamente affidamento su di me. Pensavo di essere una persona affidabile, però lei non voleva il mio aiuto. Non capivo. Perché le ragazze erano così difficili da comprendere? O ero troppo abituato alle ragazze che desideravano le mie attenzioni soltanto per la mia condizione sociale e la mia ricchezza? Ad Henley non fregava niente di tutto ciò.

Un dolore repentino alla fronte mi fece strizzare gli occhi, obbligandomi a posare una mano sul punto dolente. Stanotte non era la notte giusta per lasciare spazio ad una delle mie emicranie. Dibattei se attendere che passasse o fare ricorso alle medicine. Poi sentii la testa cominciare a pulsare e decisi che fosse meglio prendere qualcosa. Sospirando mi alzai dal divano, dirigendomi nel bagno padronale. Era trascorsa quasi una settimana dall'ultima volta che avevo avuto una forte emicrania. Perché tornare ora? L'ultima cosa che volevo era ritrovarmi a vomitare tutta notte, mentre Henley era presente.

Aprii la porta del bagno con la mano ancora appoggiata sulla fronte. Quando un sussulto ed il rumore dell'acqua mi giunsero alle orecchie, mi fermai sui miei passi. Mi voltai prima ancora di realizzare di trovarmi a faccia a faccia con una Henley dagli occhi spalancati che aveva immerso il mento nell'acqua. La mia salivazione si azzerò, mentre cercavo di aprire la bocca per mormorare una scusa, fallendo miseramente con un "Mm."

"C-osa succede?" Mi chiese, i suoi occhi non lasciarono mai il mio volto.

Il mio sguardo viaggiò sull'acqua calda che le ricopriva il corpo, poi lo risollevai di scatto, sentendo le mie guance arrossire. "Scusa, non sono abituato a-"

"Non preoccuparti," mi interruppe, la sua voce era di due note più alta del solito. "É casa tua. Fai ciò che devi."

Deglutii, insicuro su dove posare gli occhi. C'era qualcosa di sexy in Henley quando i suoi capelli erano bagnati ed io non volevo avere questi pensieri su di lei mentre rimaneva a casa mia. O in generale. Dovevo mostrarmi sicuro di me. "Devo soltanto prendere una cosa."

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