Capitolo 32

45 3 1
                                    

Henley

Nel tragitto verso il ristorante Sebastian mi spiegò quali erano le diverse fasi in cui si sviluppava un caso civile e cosa avrei potuto aspettarmi. Lui non pensava che Curtis avesse già sporto denuncia, ma che aveva soltanto minacciato di farlo. Il nostro piano era quello di fermarci, successivamente, al mio appartamento, per vedere se era arrivato un mandato di convocazione.

Tamburellai le dita contro la mia coscia, mentre una sgradevole sensazione si annodava nel mio stomaco. Non avevo paura di essere citata in giudizio- al massimo avrebbero potuto prosciugarmi ogni soldo che avevo nel conto- ma se lui decidesse di proseguire e denunciarmi? E se avessi perso? Sarei andata in prigione? Cosa sarebbe successo a Brandon?

Notando la mia ansia, Sebastian si sporse verso di me stringendomi una spalla. "Andrà tutto bene. So essere davvero un bravo avvocato, quando voglio."

Gli rivolsi un lieve sorriso. "Non ne dubito."

Collin non sembrò molto felice di vederci, quando arrivammo al ristorante. Arricciò il naso, distogliendo lo sguardo da noi, mentre ci guidava nella stanza dov'erano racchiusi i computer con i filmati di sorveglianza. "Questo potrebbe farti perdere il lavoro," mi disse.

"Anche a te, quando si verrà a scoprire che il manager che gestisce il ristorante permette ai clienti di aggredire sessualmente le cameriere che lavorano all'interno," rispose Sebastian con tono freddo.

Collin strinse gli occhi verso Sebastian. "E tu saresti?"

Sebastian si toccò la tasca della giacca, prendendo un biglietto da visita e porgendolo a Collin. "Sebastian James. Rappresenterò Henley se il Signor Voham avesse intenzione di proseguire con la denuncia."

Collin lo esaminò per un minuto, prima che il suo volto impallidisse. Il suo comportamento cambiò immediatamente. "Oh! Mi scusi Signor James, non l'avevo riconosciuta. L'ha mandata suo padre?"

"No, sono qui per fare un favore ad una cara amica," Sebastian sorrise cortesemente a Collin, indicandomi. "Spero che possiamo risolvere facilmente la questione."

"B-beh io non ho nulla a che fare con questo, ma vi aiuterò nel miglior modo possibile," disse rapidamente Collin.

Borbottai. Che leccaculo.

Quando notò che lo stessi guardando, corrucciò le labbra. Si voltò, aprendo la porta sul retro e permettendoci di entrare. Sebastian si incamminò verso i monitor. "Voglio l'intero filmato del turno di Henley di quella sera."

"Non è sufficiente il filmato dell'aggressione?" Gli chiese Collin.

Alzai gli occhi al cielo. "Non è stata un'aggressione."

"É più prudente esaminare l'intero filmato," gli rispose Sebastian, socchiudendo le palpebre. "Perché? Questo ti crea problemi?" 

Collin deglutì visivamente, mentre i suoi occhi perlustravano la stanza, evitando accuratamente quelli di Sebastian. "Estrapolerò ciò che posso."

Io e Sebastian ci guardammo. Cosa intendeva? Estrapolava ciò che poteva? Ero sicura che le registrazioni rimanevano in sede per tre mesi, prima di cominciare ad essere, a rotazione, trasferite in un altro magazzino. Il filmato doveva sicuramente essere lì.

Ed invece non c'era.

Quando Collin si sedette alla scrivania per far partire i filmati del mio turno di lavoro con le camere che inquadravano l'area bar e la sala principale, lo schermo divenne grigio e granuloso. Le telecamere funzionavano ventiquattro ore su ventiquattro. Non era possibile che non si vedesse niente.

"Per qualche fortuito e sfortunato evento le telecamere non erano in funzione," disse Collins, continuando a porgerci la schiena. "É davvero spiacevole, ma-"

Pagata per amareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora