Capitolo 6

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CAPITOLO SEI

La borsa delle emergenze



"Ma non ci credere a chi dice

che questo fuoco diventa cenere.

Tu non gli credere"



Giovedì 23 Marzo 2023 - Ore 9.36

Giorno di coma numero due.

Il sole era ormai alto, anche se nella stanza di Jennifer non entrava neanche un filo di luce naturale.

Il rumore del respiratore scandiva il tempo, insieme ai bip incessanti dei monitor che erano attaccati al suo letto.

Jacopo era tornato in reparto da poco. I sanitari, pur lasciandogli la libertà di rimanere tutto il tempo che desiderava, gli avevano espressamente detto che non era possibile passare là anche la notte, così la sera prima, poco dopo le 22, era stato costretto ad andare a casa.

Non aveva dormito granché, forse un'ora tra un incubo e l'altro, ma quelle ore lontane dall'ospedale gli avevano permesso di farsi una doccia calda e togliersi di dosso l'odore di morte che sembrava esserglisi attaccato alla pelle.

Al suo rientro aveva trovato la casa silenziosa, la ciotola dei croccantini era ancora immacolata, Tequila non l'aveva nemmeno guardata.

«Ti lasceresti anche morire di fame, testone » aveva detto con tono caldo al suo amico a quattro zampe mentre, accovacciato di fronte a lui, lo grattava dietro alle orecchie con entrambe le mani, lasciandosi leccare il viso. Sembrava aver ripreso la sua solita vivacità dopo il rientro del padrone, e infatti, dopo pochi minuti di festa, il cane era andato finalmente a mangiare e a bere, fermandosi di tanto in tanto per controllare che il suo amico umano fosse sempre nei paraggi.

Jacopo si era seduto a terra, lasciandosi andare con la schiena contro la parete. Aveva una gamba completamente distesa mentre l'altra era piegata ed avvolta da entrambe le braccia. Il ticchettio dell'orologio che aveva al polso echeggiava nella stanza e gli premeva le tempie.

Quel silenzio era assordante.

Continuava a fissare il pacchetto di Marlboro che aveva trovato nella borsa di Jennifer e che in quel momento stava facendo roteare tra le dita.

Quanti anni era che non toccava una sigaretta?

Non era mai stato un fumatore accanito, si limitava ad accenderne qualcuna in determinate circostanze, più per compagnia che per abitudine. Si definiva un "fumatore occasionale", tant'è che non aveva quasi mai comprato un pacchetto di sigarette, solitamente erano gli altri ad offrirgliene una, oppure, come avrebbe puntualizzato Jenny, che amava prenderlo in giro, sarebbe stato più corretto definirlo come "uno scroccatore seriale, di quelli tirchi per giunta: la razza peggiore".

Quel pensiero gli rubò un sorriso, amava l'umorismo di sua moglie, che era sempre velato e attento con gli altri, ed eccessivamente auto critico verso se stessa.

Lei era quel tipo di persona capace di irridersi anche per la cosa più sciocca, ma dietro quelle battute e quei sorrisi, si nascondeva una donna insicura e sempre alla continua ricerca di approvazione.

"Quanto vorrei che tu ti guardassi con i miei occhi" glielo ripeteva ogni volta che ironizzava troppo su se stessa e quelle parole in lei avevano l'effetto di un tornado, abbattendo tutte le barriere che si era costruita attorno con il solo scopo di proteggersi da chiunque fosse intenzionato a ferirla.

Adesso. Prima o poi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora