Capitolo 7

198 30 78
                                        


Capitolo sette.

Il quadrifoglio



"Eri tu che scioglievi il mio cielo di aquiloni

e trasformavi in poesia la città di muri."


23 Luglio 2021

- Felicità e confusione -

Erano sette mesi che non scrivevo, ma oggi dovevo proprio farlo, non potevo fare diversamente.

Questa mattina appena mi sono svegliata ho avvertito un malessere generale, come se avessi un enorme buco nello stomaco ed un elefante avesse ballato il tip-tap prima sulla mia schiena e poi sui miei reni.

Dalla scorsa settimana non sto molto bene, sono stanchissima per i continui straordinari che sto facendo ormai da mesi a lavoro, il mio esaurimento è alle stelle per la Roma fashion week, ormai so quando esco di casa e non so mai quando torno, per fortuna anche quest'evento è alle porte e presto tornerò a fare orari più decenti.

Ho pensato immediatamente al virus gastrointestinale che mi aveva attaccato Jacopo dieci giorni prima, con molta probabilità il forte stress di questo periodo ha mandato le mie difese immunitarie a farsi benedire, non è la prima volta che mi succede dopotutto, e così mi ritrovo a fare i conti con questo virus maledetto che non vuole abbandonarmi.

Odio vomitare.

Mi ricordo che per un periodo della mia vita, durante l'adolescenza, mi ficcavo le dita in gola ogni volta che mangiavo troppi carboidrati o se eccedevo con i dolci. Con eccedere intendo che anche un piatto di pasta di ottanta grammi o il gelato della domenica pomeriggio mi faceva correre in bagno.

A sedici anni si fanno cose veramente molto stupide.

Nessuno si è mai accorto di niente, per fortuna.

Nessuno ad eccezione di Carlotta.

Ne venne a conoscenza un giorno, durante una noiosissima lezione di educazione civica quando, presa da uno slancio di profondo desiderio di esternazione, le scrissi un lungo bigliettino che le lanciai furtivamente da dietro i banchi. Come sempre eravamo in ultima fila.

La Totta lo lesse e quasi non sputò un polmone. Le settimane successive non mi rivolse parola e, quando alla fine decise di farlo, le sue parole furono irreversibili. Non le ricordo perfettamente, son passati pur sempre diciott'anni, ma all'incirca erano queste: "Ti giuro che se lo rifai anche solo una volta, ti ammazzo con le mie stesse mani. Imbecille che non sei altro!"

Da allora non l'ho più fatto, non per la minaccia chiaramente, ma per i suoi occhi.

Aveva gli occhi pieni di lacrime ed estremamente preoccupati e l'idea di essere io a causarle quel dolore mi spezzò il cuore.

Il pensiero di poter entrare in un vortice come quello dell'anoressia e far star male le persone che mi amavano, mi fece promettere a me stessa che non avrei mai più fatto una cosa del genere.

Ma questa è un po' la storia della mia vita.

La paura di ferire le persone che mi circondano, con molta probabilità mi ha sempre salvata.

Niente droghe, niente bugie, niente eccessi.

Ma al tempo stesso, con la stessa plausibilità me l'ha anche limitata; il fatto stesso di non dire mai quello che penso per non ferire il prossimo ne è l'esempio lampante e questo mio comportamenti ha permesso a tante persone di approfittarsi di me.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 13, 2024 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Adesso. Prima o poi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora