CAPITOLO UNO
Due finestre
"Ma sono così fragile,
Sento in mezzo al panico l'assenza che mi assale
Non sai quanto è difficile
Perdersi tra i margini di un letto dove non ti trovo mai"
L.P20 Marzo 2023
«Basta! Per favore basta! Non ne posso più!»
«Non ne puoi più di cosa scusa?»
«Non ne posso più di tutto questo! Non ne posso più di noi, di come siamo diventati. Dei litigi per ogni sciocchezza, dei malumori, dei silenzi. Dove siamo finiti Jennifer? Eh? Dimmelo! Dimmelo Cazzo!»
Jennifer lo fissava negli occhi, da seduti la loro differenza di altezza era impercettibile e per questa volta non doveva alzare la testa per osservarlo; vederlo fermo e zitto davanti a lei, seduto su quel divano giallo che lui aveva tanto voluto e che lei aveva odiato dal primo momento, quel divano dove avevano fatto l'amore un milione di volte, le faceva venir voglia di gridare.
«Io non ci riconosco più Jacopo! Sono stanca! Sono stanca di litigare più di quanto non lo sia tu, credimi. Ma non ci riesco. Io non riesco a ritrovarmi! » stava urlando, e quelle urla di disperazione, insieme alle lacrime trattenute in fondo agli occhi, continuavano a esondare fuori dalla sua bocca ricurva.
Sentiva la gola tirare, quel dolore fitto proprio alla base della mandibola e quel morso incessante che le stringeva il collo come due mani intente a soffocarla, i respiri erano sempre più corti e veloci, la vista annebbiata, il cuore che scoppiava nel petto. "Grandioso! Ci mancava solo un attacco di panico adesso" pensò in preda all'ansia.
Jennifer si alzò dal divano di scatto. Doveva camminare, era l'unico modo che conosceva per farsi passare questi attacchi ormai così familiari, anzi no, non era l'unico modo che conosceva in realtà; un tempo la soluzione più veloce era quella di perdersi nell'abbraccio di suo marito, con l'orecchio appoggiato sul suo petto a lasciarsi calmare dai battiti regolari e lenti del suo cuore da sportivo. "Tum, tu-tum .. - respira amore, vedrai che ora passa - Tum, Tu-tum" e con le sue dita grandi Jacopo accarezzava la testa piena di capelli neri di sua moglie finché lei non si calmava o si addormentava sfinita su di lui. Funzionava sempre, ogni volta. Lei lo chiamava "il mio Tavor umano" ed insieme ridevano di questo nomignolo un po' strambo, ma estremamente azzeccato.
Ma quegli abbracci erano diventati sempre più veloci e difficili e le sembrò passato un secolo dall'ultima volta che avevano riso complici. I rancori, il dolore, le cose non dette avevano preso il sopravvento. E poi c'era quel tremendo segreto che le logorava lo stomaco. Non era sicura che ce l'avrebbero fatta questa volta. Ormai non era più sicura di niente da molto tempo.
« Jenny ... ti prego ascoltami. Noi dobbiamo parlarne, dobbiamo essere forti, dobbiamo rimanere uniti. Tu non puoi allontanarmi così, non puoi continuare a fare come se non fosse successo niente e distruggere tutte le cose belle che abbiamo costruito insieme e quelle per cui hai lottato per tanto tempo. Io credo sinceramente che tu dovresti...»
« Eh no eh! No azzardarti a dirmi cosa dovrei fare. Non azzardarti a dirmi come mi dovrei sentire cazzo! Questo bambino era tutto per me! Era il nostro bambino! Era tutto maledizione! »
Stava urlando di nuovo, maledizione. Aveva detto quella frase di getto ed ora era rimasta lì, volteggiante e rimbombante proprio sulle loro teste.
Il nostro bambino.

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Adesso. Prima o poi.
RomantizmJennifer e Jacopo sono sposati da 6 anni , ma stanno insieme da quasi un decennio. La loro storia nasce per caso, e quella che doveva essere l'avventura di una notte ,si trasforma in un amore inatteso, passionale e sempre più coinvolgente, tanto da...