7 - Il Palazzo

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La vicinanza con Alexander pareva droga: sapevo che avvicinarmi troppo non avrebbe portato a nulla di buono, eppure volevo ogni volta sfiorare la sua gamba con la mia. Non capii quanto tempo impiegammo, ma quando la limousine si fermò il sole era già alto.

Wladimir scese, mentre un uomo lo raggiungeva e faceva un inchino.

«Da adesso in poi», sussurrò Alexander al mio orecchio, «dovrai chiamare mio padre 'Vostra Maestà' e lo stesso per mia madre».

«E perché dovrei?», chiesi confusa. Mi sembrava un gioco di ruolo in cui mi ero iscritta senza conoscere le regole.

Alzò gli occhi al cielo. «Perché sono l'Imperatore e l'Imperatrice di questo Regno».

«Ma se è un regno, non dovrebbero essere re e regina?».

«Ti fai troppi problemi, femmina», disse sghignazzando.

Cominciai a fare due più due nella mente. Se i suoi genitori erano i vertici di quel Regno, allora lui era un...

«Principe!», urlò una voce. Mi voltai, e vidi una ragazza dai capelli neri ed occhi dello stesso colore che correva incontro ad Alexander.

Lui la salutò di malavoglia. «Ciao, Gwendolin».

La ragazza lo guardava con occhi adoranti. «Vi va di andare al lago?».

Mi voltai intorno, eppure laghi non ne vedevo. Eravamo in un'antica tenuta, che pareva un castello medioevale. Torri aguzze si stagliavano ai vertici di quelle che avevano tutta l'aria di essere mura, e la luce sembrava evitare di proposito di illuminare la costruzione. Alcune finestre erano vetrate colorate, anche se la sfumatura più ricorrente era quella rossa.

«Mi spiace, Gwendolin, ma io e Victoria stavamo andando», spiegò lui prendendomi a braccetto e riservandole un sorriso di scuse. Lei mi osservò come se mi volesse fulminare, ed effettivamente quello che provai fu una scarica elettrica, non appena il braccio di Alexander aveva sfiorato il mio. Se ne accorse anche lui, perché mi lanciò un'occhiata strana.

La ragazza abbassò la testa. «Sì, Principe», e se ne andò dopo un inchino frettoloso ed un'occhiata di odio rivolta a me.

Aprii la bocca per chiedergli perché l'avesse fatto, ma lui mi precedette. «Ti spiegherò tutto dopo, ora devi incontrare i tuoi parenti».

«Parenti?!».

«Sì, anche di quello parleremo dopo, intanto...», ma non riuscì a finire, perché un uomo di trent'anni circa si mise di fronte a noi e fece una riverenza.

«Lord Blackeye», rispose Alexander svogliato. «Vi presento vostra nipote, Victoria Augustine Blackeye».

Strinse ancora di più il braccio affinché non protestassi. Quello non era il mio nome, quell'ultima aggiunta non significava nulla. Eppure l'avevo già sentito, quell'appellativo, quando mia madre aveva ci aveva trovati insieme in camera mia. Allora si erano scambiati parole di odio, e lei aveva chiamato il ragazzo ''Bloodwood''. Mi appuntai mentalmente di chiederglielo più tardi.

Lord Blackeye mi sorrise come se fossi un'altra bambolina per la sua collezione. Avevo capito che tutti – qualunque cosa fossero – avevano capelli ed occhi neri, e lui non era un'eccezione. Mi offrì la mano, in un gesto che mi parve arcaico, e mi condusse all'interno del castello, allontanandomi da Alexander.

Mi voltai cercandolo con gli occhi, ma lui scosse la testa e mi diede le spalle.

«Deve essere uno shock, per voi», cominciò il Lord facendomi voltare. «Vivere all'oscuro di tutto per sedici anni, ed essere catapultata nel nostro mondo così velocemente e tragicamente...».

«Non si preoccupi», cominciai io, ma stringendo i denti. Eccole lì, le parole false e di circostanza che tanto aspettavo, per di più pronunciate da quello che pareva un parente per nulla addolorato.

«L'Imperatore stesso ha chiesto la tua custodia, quindi tutto il Palazzo vuole conoscerti. Come tuo parente più prossimo, sono in dovere di avvisarti di alcune regole fondamentali, che sono ormai una tradizione fin dalla nostra Epoca d'Oro. Mai avere rapporti intimi prima del matrimonio. Mai mordere o farsi mordere prima del matrimonio. Mai disobbedire ad un ordine della famiglia Imperiale. Mai mostrare il vero aspetto se non al proprio consorte. Mai iniziare faide con le altre Casate. La pena può variare dal disonore alla morte, dipende dalla gravità della situazione». La frequenza con cui aveva detto "mai" mi aveva distolto dal comprendere bene tutte le regole. Eppure quella di non mordere nessuno prima delle nozze era ricorrente, a quanto pareva. Mi imposi di chiederlo ad Alexander più tardi.

Mi fece fare un giro del Palazzo, ma sono dell'ala ovest. Quella era riservata alla nostra Casata, la Blackeye. Nella parte nord del castello vi erano gli appartamenti reali, destinati alla casata Bloodwood; ad est invece vi era la famiglia Darkriver, mentre a sud alloggiavano i Silentowl. L'interno delle ale, che erano come i lati di un quadrato, era pieno di sale comuni, biblioteche e studi, incluso anche un parco. Intorno ai lati di questo quadrato  si stendeva un corridoio per tutto il perimetro esterno, affinché chiunque potesse spostarsi senza invadere il territorio di un'altra casata. Oltre a questo, anche un ingresso per lato permetteva di non scatenare faide.

«Questo venne deciso dopo la Guerra Generazionale», spiegò Lord Blackeye. «Ogni possibile conflitto interno viene evitato, per mantenere la stabilità del regno. La battaglia decisiva fu vinta dagli antenati della famiglia imperiale, che ottennero così il controllo. Per evitare altri spargimenti di sangue, le quattro Casate firmarono un documento di comune accordo, dove si dichiarava che ogni nuovo sovrano dovesse scegliere la consorte alternando le famiglie, per evitare incesti. Il nonno del Principe Alexander sposò una Silentowl, la nostra Imperatrice è una Darkriver, perciò la prossima donna a sedersi sul trono sarà una Blackeye».

Non sapevo spiegarmi il perché, ma quelle parole mi suscitarono un moto di speranza.

Deimon - La corte del DemonioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora