5. Gavin

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Mi sentivo una merda. Non solo avevo scazzato con Scarlett, ma avevo un mal di testa atroce. La verità era che stavo passando un brutto momento. Non era una giustificazione, ma il mio cervello la sera prima era decisamente offline.

Ora ne pagavo le conseguenze.

Scarlett non voleva parlare con me. Connor era incazzato. E loro due stavano ridendo e scherzando in piscina. Avevo assistito a tutta la scena. Connor che buttava in acqua Scarlett, lei che rideva sputacchiando acqua.

Quando era stata l'ultima volta che l'avevo fatta ridere? Non me lo ricordavo proprio. Mi sentivo proprio uno stronzo.

Mi ero innamorato di Scarlett a sedici anni. Non saprei dire con precisione quando me ne resi conto. Forse mentre la osservavo ridere o quando eravamo soli. Mi era sempre piaciuta. Non provavo per lei solo amicizia. Era qualcosa di più.

Quasi due anni fa, quando mio fratello Connor si era trasferito a Princeton, era stato semplice monopolizzare la sua attenzione. Le avevo chiesto di venire al ballo studentesco della nostra scuola e di regalarmi un appuntamento romantico.

L'avevo portata a cena e poi al cinema. Ci eravamo divertiti tantissimo. Quando la riaccompagnai a casa quella sera, la baciai. E lei rispose. Fluttuavo su una nuvoletta. Ero dannatamente felice. L'avevo conquistata.

Metterci assieme era stato un processo naturale. Era stato semplice. Ho confessato di amarla poco prima di Natale. Non riuscivo più a resistere.


Le nostre famiglie si erano riunite a casa Martin come ogni anno. I fratelli di Scarlett erano tutti presenti. L'unico a mancare era Connor perché era in trasferta con alcuni suoi compagni di calcio per un torneo a Singapore. Erano tutti orgogliosi di lui e per l'opportunità che gli era stata offerta.

Dopo cena, avevo preso per mano Scarlett e le avevo chiesto se le andasse una passeggiata in riva al mare. Sì, faceva freddo, ma volevo restare da solo con lei. I suoi fratelli non ci avevano lasciato stare nemmeno un attimo.

<<Certo, andiamo>>, acconsentì.

Ci infilammo i cappotti e uscimmo. C'era la luna piena e illuminava l'acqua nera e mossa. <<Hai passato un bel Natale?>>, le domandai. Mi sudavano un pochino le mani. Ero agitato.

<<Sì, è sempre bello avere tutti sotto lo stesso tetto. Mi dispiace che Connor non ci fosse. Anche lui fa parte della famiglia>>.

<<Già. Dispiace anche a me>>.

Mi bloccai e mi parai davanti a lei. Alzò subito i suoi occhi nei miei. Le infilai una ciocca di capelli dietro l'orecchio. La baciai dolcemente sulle labbra. Era bellissimo poterlo fare ogni volta che ne avessi voglia.

Mi sentivo così fortunato.

<<Scar?>>.

Sorrise. <<Sì?>>, rispose aggrappandosi ai miei capelli.

<<Ti amo>>, dissi tutto d'un fiato. Si gettò fra le mie braccia e mi baciò di nuovo.


Era stata una notte magica. Dopo quel momento però le cose erano state più tese. Sapevo che lei ricambiava i miei sentimenti, ma aveva cominciato ad uscire più spesso con Lola e altre ragazze.

Nell'ultimo mese ci eravamo visti pochissimo. Eravamo entrambi presi dagli esami e lei dalle ultime partite di tennis. Non era colpa di nessuno.

Ci eravamo semplicemente allontanati. Però sapevo che non avrei dovuto tradirla.



Feci trascorrere qualche ora prima di andare a cercarla. Sapevo di doverle lasciare un po' di spazio, ma non sopportavo il suo silenzio. Mi stava uccidendo.

La trovai distesa sul divano intenta a leggere un libro. <<Ehi>>, dissi annunciandomi.

Si tirò su a sedere. <<Ehi>>, rispose.

Mi avvicinai, ma non troppo. Mi sedetti sul tavolino di fronte al divano. <<Possiamo parlare?>>. In risposta annuì. <<Mi dispiace tantissimo, Scar. Io non so nemmeno perché l'ho fatto. Non volevo, ero davvero un sacco ubriaco>>.

Scosse la testa. Non riusciva a guardarmi. <<No, non avresti dovuto. Se volevi che ci lasciassimo bastava che me lo dicessi>>.

Afferrai la sua mano. <<No, io ti amo. È l'ultima cosa che voglio>>.

<<Non credo di poterti perdonare. Mi serve tempo>>. Tolse la mano dalla mia.

Me lo aspettavo. <<Certo. Prenditi tutto il tempo che ti serve, però davvero credimi. Non succederà mai più. Te lo prometto>>.

Mi guardò e vidi tutto il suo dolore. Era colpa mia. Mi sentivo un verme. <<Non credo tu sia in grado di mantenere questa promessa, Gave. Non quando bevi e tutte si buttano ai tuoi piedi. Non ho mai detto niente perché mi sono sempre fidata. Non ero gelosa. Dopo quello che hai fatto ieri sera, hai spezzato tutto. Non credo nemmeno di voler provare a tornare con te>>.

Mi si offuscò la vista. <<Mi stai lasciando?>>.

Annuì. <<Sì, fra noi le cose non vanno da un po', Gave. Credo dovremmo prenderci una pausa>>.

Mi si strinse il cuore in una morsa. Mi guardò e mi intristii. Sapevo che lei non mi avrebbe più guardato allo stesso modo. Si era già arresa. Mi stava lasciando andare.

Avevo la sensazione di aver perso qualcosa quel giorno. Qualcosa che non avrei mai immaginato di poter perdere. Il suo amore. Il suo rispetto. La sua fiducia.

Era tutta colpa mia.

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