16. Connor

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Quando tornai a casa dal locale, dovetti infilarmi sotto la doccia e sparare l'acqua fredda al massimo. Avere il corpo caldo di Scarlett che si muoveva a tempo con il mio, aveva accesso tutti i miei bollenti spiriti.

Mai come in quel momento l'avevo desiderata.

Continuavo a pensare a quanto sarebbe stato facile baciarla, proprio lì, proprio in mezzo a quella pista improvvisata. Avevo dovuto trattenermi con tutto me stesso.

Gavin era ad un passo da noi. Ci aveva osservato per tutto il tempo. Per quanto odiassi mio fratello per averla tradita, non gli avrei mai fatto assistere al nostro eventuale bacio. Ammesso che ci sarebbe potuto essere.

E poi ero sicuro che Scarlett non fosse pronta. Era troppo presto e la sua rottura troppo fresca.

Non sapevo nemmeno se volesse me.

Mi sentivo strano e insoddisfatto. Se fosse stata un'altra non avrei nemmeno esitato. La situazione era favorevole per un bacio. Occhi negli occhi, le mani che scorrevano sui nostri corpi.

Non era successo niente invece. Me ne sarei pentito a vita? Molto probabilmente.

Scarlett sembrava mi avesse guardato come se lo desiderasse anche lei. Era tutto nella mia testa perché lo volevo io? Non ne ero sicuro.

Quella notte non dormii molto. Continuavo a pensare a lei. Mi aveva decisamente incasinato il cervello. Probabilmente era sbagliato che io desiderassi la ex ragazza di mio fratello, giusto? Ma prima di essere stata di Gavin, Scarlett è sempre stata mia amica.

Merda, quei pensieri erano tossici. Dovevo smetterla.

Mi alzai presto. Avevo promesso a Scarlett che l'avrei portata in un posto oggi. Quindi niente corsetta mattutina sulla spiaggia. Avevo una sorpresa per lei.

Entrai in una casa Martin deserta. Stavano tutti ancora dormendo. Scarlett compresa. La sera prima non le avevo dato nessun orario. Ero così preso dall'impormi di non baciarla che non ci avevo pensato.

Bussai alla sua porta. Nessun rumore. La aprii piano e mi ritrovai subito a sorridere. Scarlett era al centro del suo letto, a pancia in giù, sepolta sotto le coperte. Era tenera.

Avanzai e decisi di svegliarla in modo poco carino. Saltai sul letto, praticamente sopra di lei. <<Buongiorno, principessa>>, dissi pieno di entusiasmo.

Imprecò. <<Ti odio, Connor, cazzo! Mi hai fatto venire un infarto>>, si lamentò.

Scoppiai a ridere. Ero praticamente disteso sopra di lei e la stavo schiacciando. <<So che è difficile svegliarti. Ho dovuto>>.

Voltò la testa verso di me e mi fulminò con lo sguardo. <<Stronzo>>.

<<Oh-oh, qualcuno è di pessimo umore questa mattina. Non essere cattiva con la persona che ti ha organizzato la sorpresa>>.

Si morse il labbro inferiore. Doveva smetterla. Volevo che fossero i miei denti a farlo. Merda. <<Sorpresa?>>, chiese.

Annuii. <<Forza pigrona. Alzati e vestiti>>. Mi spostai ma non mi alzai. Lei si girò e mi guardò. Era bellissima: struccata, ancora mezza addormentata e confusa.

<<Mi prepari il caffè, per favore?>>, chiese sbattendo le ciglia.

Le feci l'occhiolino. <<Già fatto. È giù che ti aspetta>>.

Si slanciò in avanti e mi strinse fra le braccia. <<Grazie, mio eroe!>>, disse improvvisamente piena di entusiasmo. Ricambiai la stretta e chiusi gli occhi.

Non.

Baciarla.

Si staccò troppo presto. <<Cinque minuti e sono pronta>>, disse arrossendo.

Mi alzai controvoglia. <<Ti aspetto di sotto>>. Mi buttai sul divano e chiusi gli occhi. Ero stanco e assonnato, ma non mi sarei tirato indietro. Avrei dormito più tardi.

Scarlett scese dopo un po' e prima di dire qualsiasi cosa, andò a prendersi la tazza di caffè che avevo lasciato sul tavolo. Lo bevve tutto su un colpo. <<Ok, sono pronta>>, disse.

Mi alzai e la raggiunsi. Le porsi il braccio. <<Andiamo>>. Agganciò il suo senza esitare.

Una volta in macchina non parlammo molto e per me fu un bene. Dovevo mettere ordine nella mia testa prima di dover passare con lei due ore.

<<Mi dirai dove stiamo andando?>>, chiese dopo un po'.

Misi la freccia e svoltai. <<Ora lo vedi>>.

Il coutry club comparve davanti a noi e Scarlett iniziò a saltellare sul posto. <<No!>>, esclamò stupita. <<Mi hai portata a giocare a tennis?>>.

<<Sì>>, confermai. <<Ho prenotato per due ore. Ti va?>>.

Non feci in tempo a parcheggiare che si era già fiondata fuori. <<Sì, è perfetto! È un mese che non prendo in mano una racchetta>>.

Aprii il bagagliaio e le mostrai la sua racchetta. <<Jesse me l'ha procurata ieri di nascosto>>.

Se la strinse al petto. <<Oh, beh grazie>>.

Le due ore successive trascorsero davvero in fretta. Ci stavamo divertendo. Specie Scarlett che era proprio nel suo elemento. Io me la cavavo abbastanza bene, ma non ero proprio il massimo come compagno di allenamento. Era stata lei ad insegnarmi qualche anno fa. Ero più bravo con il calcio però.

Quando fummo costretti a lasciare il campo ad altre due persone, presi Scarlett sotto braccio. Eravamo entrambi sudati. Lei non la smetteva di sorridere.

<<Allora, piaciuta la sorpresa?>>.

Annuì. <<Certo che mi è piaciuta! Mi sono divertita tanto. Grazie>>.

<<Anche con un compagno così pessimo?>>.

<<Non sei così male. Anche se ti ho proprio battuto>>.

Ridacchiai perché aveva ragione. <<Domani andiamo al campetto e ti faccio vedere io>>.

Alzò gli occhi al cielo. <<Sei sempre così competitivo, Connie>>.

<<Senti chi parla, Scar>>.

Ci guardammo negli occhi e ci sorridemmo. L'allarme risuonò nella mia testa. Feci un passo indietro e mi allontanai. Dovevo farlo.

<<Ho bisogno di una doccia>>, dissi distogliendo lo sguardo da lei.

<<Anche io>>, concordò. Salimmo in macchina e tornammo a casa. Avevo solo lei nella mia mente. Avevo paura di farmi del male da solo. 

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