3. Connor

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Mio fratello era un coglione.

Non avrei mai pensato di dirlo. Aveva combinato un casino con Scarlett. Di solito lui era dolce, premuroso e quello divertente. Faceva battute ed era l'anima delle feste.

Solo che non credevo che avrebbe mai tradito Scarlett. Proprio no. Sapevo che lui l'amava da quando avevamo sedici anni e si erano baciati al gioco della bottiglia. Ci teneva a lei sul serio. L'avevo capito.

Se avessi saputo che sarebbe andata così, col cavolo che mi sarei fatto da parte. Avrei lottato per lei.

Scarlett era stata la mia prima e unica migliore amica. Il mio primo bacio. Il rapporto che avevo con lei era unico ma appena avevo capito che lei ricambiava i sentimenti di Gavin, avevo messo un po' di distanza. Dovevo farlo. Mi ero fatto da parte e avevo continuato la mia vita lontano da qui. A Princeton.

Jesse, il fratello di Scarlett, mi raggiunse nei gradini di casa mia. <<Che succede? Perché tu e Gavin stavate urlando?>>.

Alzai le spalle. <<E' ubriaco>>.

<<E Scarlett che aveva? Sembrava triste>>.

Jesse era il mio migliore amico, ma se avesse saputo del guaio che aveva combinato Gavin probabilmente l'avrebbe ucciso. E io non l'avrei di certo fermato. Era protettivo nei confronti della sua sorellina. Non era il solo. Anche Mason e Louis difendevano Scarlett da qualsiasi cosa o persona. <<No, stava bene>>, mentii.

Era la prima volta che gli raccontavo una bugia.

<<Domani usciamo in mare?>>, chiese stiracchiandosi.

Annuii. <<Certo. Sarò un po' arrugginito>>.

Ridacchiò. <<La stella del calcio arrugginita? Non dovresti essere super allenato?>>, mi prese in giro.

<<Taci!>>, lo rimproverai.

Si alzò in piedi. <<Chiedo anche ai miei fratelli se si uniscono>>.

<<Certo. Alle sette?>>.

Fece due passi indietro. <<Alle sette>>. Imitò un saluto militare e se ne andò.

Alzai lo sguardo e osservai le stelle sopra la mia testa. Le nuvole temporalesche erano sparite e il cielo era limpido. L'aria sapeva di salsedine e di mare. Finalmente ero a casa.

La sveglia suonò, ma io avevo già gli occhi aperti. Non ero riuscito a dormire granché. Volevo essere vigile per sentire se Gavin sarebbe sgattaiolato da Scarlett ad un certo punto della notte.

Non l'aveva fatto.

Era collassato e lo sentivo russare leggermente attraverso la parete. Le nostre stanze erano l'una accanto all'altra. I muri sottili.

Mi stiracchiai e mi alzai. Uscire in mare con i ragazzi era un bel modo per cominciare la giornata. Non entravo in acqua da otto mesi e la mia tavola da surf si sentiva abbandonata.

Cercai di non fare rumore. Non volevo si svegliasse e si unisse a noi, rovinandomi la giornata. Mi infilai la muta e sgattaiolai fuori di casa. La tavola sotto braccio. Jesse, Louis e Mason erano già nel vialetto che conduceva alla spiaggia che mi aspettavano.

<<'giorno>>, borbottai con la voce arrocchita dal sonno.

<<'giorno>>, risposero in coro.

Louis, il più grande, mi tirò uno scappellotto amichevole sulla nuca. <<Dove sei sparito ieri sera furbacchione? Hai rimorchiato qualcuna?>>.

Alzai le spalle. <<Mi stavo annoiando a quella festa. Me ne sono andato presto>>.

<<Hai fatto bene. Anche noi ce la siamo filata presto. Rimedieremo sta sera al falò sulla spiaggia>>, disse Mason facendo strada verso l'oceano.

Il sole stava iniziando a colorare il cielo di rosa e le onde erano perfette. Non potevo desiderare di meglio. A Princeton tutto questo non c'era.

<<Ehi, ma quella è Scar?>>, domandò Jesse notando una ragazza seduta sulla sabbia con indosso una felpa rossa. Ci dava le spalle.

<<Sì, è Scar>>, confermò Mason.

Cosa ci faceva all'alba seduta da sola sulla spiaggia a fissare l'orizzonte? Il gruppo si spostò verso di lei. I fratelli la guardarono. <<Ehi, Scar>>, salutammo in coro.

Lei sollevo lo sguardo e ci sorrise. I suoi occhi incrociarono i miei per un brevissimo istante. <<Ehi, state uscendo in acqua?>>.

<<Vuoi venire con noi?>>, domandò Mason.

Scosse la testa. <<Vi guardo da qui. Ho un po' freddo>>.

I fratelli si incamminarono verso l'acqua abbracciando le loro tavole e si tuffarono. Io rimasi accanto a Scarlett. Affondai la tavola sulla sabbia e mi sedetti accanto a lei.

<<Oggi il cielo è proprio bello>>, dissi, rompendo il silenzio.

Annuì. <<Davvero bello>>. Si girò a guardarmi. <<Dovresti essere lì con loro>>.

<<Fra poco li raggiungo. Volevo solo sapere come stai>>.

Parve sorpresa. <<Sto bene. Davvero>>.

Le tirai una lieve spallata scherzosa. <<Mi offri la colazione dopo?>>, proposi.

Arricciò il naso. <<Dipende. Mangi ancora uova per colazione?>>. Lei era decisamente parte del team dolce a colazione. Io del team mettiamo-su-muscoli per resistere ad una partita di calcio.

Risi. <<Sì, resto fedele alle uova>>. Mi pentii subito della frase che mi uscì spontaneamente dalla bocca, non appena lei si irrigidì. <<Merda, scusa. Non avrei dovuto dirlo>>.

<<Non fa niente. Non ti riferivi a tuo fratello>>.

<<Connie, sbrigati o non ti resterà nemmeno un'onda!>>, urlò Jesse dalla riva. Aveva appena cavalcato un'onda stupenda.

<<Sarà meglio che tu vada>>, disse. I suoi fratelli stavano ridendo perché Mason era caduto prima ancora di sollevarsi sulla tavola.

Mi alzai in piedi anche se improvvisamente mi era passata la voglia di fare surf. Preferivo rimanere in sua compagnia. Non lo feci. <<Ci aspetti qui?>>, domandai.

Scosse la testa. <<No, credo che andrò a dormire almeno un paio d'ore>>.

<<A dopo>>.

Si alzò in piedi e si spazzolò via la sabbia dai pantaloncini di jeans bianchi. <<A dopo>>. Rimasi a fissarla per tutto il tempo che ci impiegò a raggiungere la porta sul retro di casa sua.

Vederla triste e delusa, mi faceva solo venire più voglia di picchiare Gavin.

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