24 - Come previsto

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Jack's pov

Sono davvero nervoso; Ieri, dopo la festa, Jane mi è sembrata fin troppo strana; Si è ammutolita, non mi ha guardato nemmeno per un attimo, aveva addirittura paura di avvicinarsi troppo a me.
A malapena la conosco, ma mi sento attratto come una calamita da lei: è riuscita a capirmi con poche parole, ed a farmi infatuare di lei solo grazie al suo sorriso.

Sono più o meno le sette di sera, e l'ansia non fa che assalirmi. Come se mi spingesse una forza maggiore, scendo al piano di sotto, mettendomi il primo paia di scarpe che mi capita: delle Jordan nere, che credo che andranno più che bene.

Un vortice si nutre delle mie viscere, non appena il mio sguardo ricade sulla figura esile seduta sulle scalinate bianche del portico affianco.
"Jane!" Grido, per farmi sentire. Di scatto, si volta verso di me e quasi potrei giurare di aver intravisto del sollievo nel suo viso così triste e sconsolato. Mi avvicino a lei a passo veloce, quasi come se, vicina a me, possa essere difesa da qualunque male.

"Che succede?" Chiedo, ad un passo da lei. Sta in silenzio, rendendomi inquieto. Questa strana calma attorno a noi, è come un pugno nello stomaco: le vorrei parlare, capire cosa cazzo non vada nella tua testolina così bella.

"Jane, è tutto okay?" Insisto, la mia voce un po' più morbida mentre cerco di leggere le sue espressioni così... malinconiche. I suoi occhi si riempiono di lacrime, facendomi stringere il cuore ancora di più.

Lei prende un profondo respiro e finalmente parla, con tono flebile ed incerto. "Mi dispiace... sono solo un po' confusa e preoccupata per alcune cose."
"Andiamo, dimmi la verità." Le dico, sedendomi sulle sue stesse scalinate. Appoggio la mia mano sulla sua, cercando anche il più piccolo contatto in modo tale da recare conforto alla morsa che mi sta torturando.

"Non credo sia giusto coinvolgerti." Mi sussurra, appoggiando la testa sulla mia spalla, esausta. Vedere il suo bel viso, dai tratti delicati, così dipinto di sofferenza, non fa che aumentare il mio malessere. "Chi se ne fotte, Jane, cazzo! Ti sto chiedendo io di essere coinvolto." Esclamo, alterandomi; Mi pento subito, però, di averlo fatto, in quanto, non appena alzo la voce, la sento tremare sulla mia pelle.

E così, la vedo per quella che è: un essere indifeso, senza protezione, in cerca di aiuto. Sollevo il mio braccio, prima tenuto fisso tra le sue mani, per permettermi di abbracciarla. "Non volevo spaventarti, mi dispiace." Sussurro, cercando di calmarla. "Però ti prego, dimmi che succede." La imploro, perché vedere il suo volto segnato dalle lacrime e sentirmi impotente è un tormento che supera ogni altra sofferenza.


Anne's pov

Sono le nove di sera, e non vedo mio fratello da un po': qualche ora fa, è uscito senza degnarmi di un saluto: non ha nemmeno cenato, per cui immagino che sia fuori con degli amici a mangiare qualche schifezza tipica della nostra città.

Sono, ovviamente, già ben avvolta dal tepore del mio pigiama, mentre i miei capelli sono perfettamente intrecciati in modo tale che domattina saranno acconciati a dovere, senza richiedermi alcuno sforzo.

Da quando, ieri, io e Cameron abbiamo fatto... sesso, non riesco a togliermi dalla testa le sensazioni che ho provato, tantomeno il suo respiro affannato sulla mia pelle nuda. Molti dicono che la prima volta sia sempre pessima, dolorosa o, peggio, insignificante, ma per me non è stato affatto così: la dolcezza con cui è iniziata, e l'intensità con cui è finita, credo che non se ne andrà mai dalla mia mente. Mi sono sentita finalmente bene, come se avessi improvvisamente trovato me stessa nell'essermi unita col mio... vicino di casa.

Sento improvvisamente bussare alla mia finestra, ed il mio cuore perde un battito: inconsciamente, speravo che questo momento accadesse. Mi accorro, spostando la tenda: Cameron mi sorride lievemente, mentre mi sembra quasi in difficoltà nell'essersi arrampicato. Gli apro immediatamente, permettendogli di entrare in camera mia.

Una volta dentro, si sistema i jeans con un movimento delle mani, cercando di pulirli dalla polvere della strada. "Hey." Lo saluto, sedendomi sul letto. "Ciao..." Mi dice, prendendo posto sulla sedia di fronte a me, la stessa sulla quale ho trascorso innumerevoli ore a studiare o leggere.

Noto immediatamente come ci sia qualcosa nel suo volto che lascia presagire qualcosa di negativo. "Devo parlarti." Afferma a bassa voce, per non farsi sentire da mia madre, la quale probabilmente dorme beata al piano di sotto.

"Dimmi." Lo assecondo, immaginando già il suo discorso. Non posso dire che non me lo aspettassi, dopotutto era più che prevedibile, ma che me lo dicesse proprio in camera mia, di sera, no.
"Io... come faccio?" Mi domanda, stupendomi. "Come fai a fare cosa?" Lo guardo confusa, in cerca di risposte. La tensione è palpabile nell'aria, ma non voglio lasciarmi sopraffare dall'ansia.

"Come faccio a dirti che abbiamo fatto uno sbaglio, se non lo penso?" Punta i suoi occhi nei miei, facendo scattare quella magia, quell'incantesimo, che solo lui conosce: non appena i nostri sguardi si incastrano l'uno nell'altro, mi sento istantaneamente impotente, immobile dinnanzi al suo cospetto...

Le parole si perdono quasi tra noi, e sento un brivido percorrermi la schiena. "Non dirmelo." Sussurro, cercando di respingere il destino che inizia a delinearsi. "Anne, io non posso far soffrire Diane..." Afferma, ma la mia mente è in subbuglio, le emozioni sono una marea tumultuosa e fatico a concentrarmi su ciò che dice.

"Vorresti dirmi che stare con lei è meglio di qualsiasi cosa ci sia tra noi due?" Domando, mentre percepisco il cuore rompersi, lentamente, pezzo per pezzo. Sapevo bene che Cameron mi avrebbe detto di 'restare solo amici', ma non potevo immaginare che il motivo di questa richiesta fosse quell'ochetta di Diane.

"Io... non ho detto questo." Continua, mentre posso notare il dolore farsi strada nei suoi occhi. "Ed allora cos'hai detto?" Gli chiedo, rivolgendogli uno sguardo colmo di rabbia: non posso credere di essere ritenuta meno importante di una biondina ossigenata il cui cervello funziona per metà.

"Non posso lasciarla, Anne, cazzo! Non dopo quello che ha fatto per me!" Senza pensare due volte giro la maniglia della finestra, invitandolo ad uscire... Per questa sera, forse è meglio chiuderla qua.

Immensamente tua - Il mio vicino di casaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora