Capitolo 14.

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Audrey's POV.

La mattina seguente Jeff dormiva ancora, molto strano dato che lui si svegliava presto.
Non volevo guardarlo, mi girai dall'altra parte e notai il sangue sulle lenzuola.
La mia verginità portata via da un mostro.
Decisi di lavarle quando se ne sarebbe andato, di sicuro a lui non dava fastidio dormire sopra il sangue.
Poi sentii una mano sui miei capelli, la sua mano.
Rimasi in silenzio con lo sguardo perso nel vuoto.
Si alzò, mi portò un panino alla nutella.
Nutella?
Pane fresco?
Non potevo crederci.
Ma non dovevo mostrarmi felice per questo, non mangiai il panino davanti a lui.
Appena se ne andò sbranai letteralmente il panino, avevo deciso che dovevo provare a scappare.
Dovevo reagire.

Lavai anche le lenzuola, togliendo il sangue con il sapone.
Ci misi tanto dato che il sapone non puliva bene.
Poi mi feci una doccia, e indossai una magliettina nera, un jeans scuro e le vans nere.
Non sapevo cosa fare, dovevo trovare una via di fuga.
Comunciai ad aprire tutte le porte, tutte le finestre per guardare l'altezza e poi mi fermai davanti alla porta di legno.
La porta di cui Jeff mi aveva proibito di entrarci.
Poggiai la mano sulla maniglia e la abbassai lentamente.
Ero curiosa ma anche spaventata.
Entrai e quello che vidi mi fece pietrificare.

Corpi ammassati uno sull'altro, in putrefazione.
Chiusi immediatamente la porta e scappai in bagno cominciando a vomitare, la scena mi tornava in mente e io non smettevo di sentirmi male.
Non era di certo una bella scena.

Dovevo scappare immediatamente.

Ma proprio quando stavo guardando giù dalla finestra, lo vidi arrivare.
Trascinava un altro corpo e io non mi aveva vista.
Il vomito si fece risentire.
Corsi in bagno e mi accasciai a terra vomitando.
Lo sentii salire e poi lo vidi che mi guardava mentre vomitavo.
Quando smisi mi prese in braccio e mi buttò come se fossi spazzatura sul letto.
A quanto pare era incazzato.
"L'hai aperta."
"Eh?" Oh cazzo, ero davvero spacciata.
"Hai aperto la porta, ti avevo detto di non farlo."
"Fammi andare via."
"No, lo sai che resteremo qui per sempre."
"NO." mi alzai e mi diressi verso la porta.
Lui correva dietro di me e mi fermò guardandomi malissimo.

Cominciai a piangere, non lo facevo da molto.
Cominciai a rompere tutto quello che vedevo, erano anni che non mi venivano queste crisi, come dire, isteriche.
Mi prese e mi buttò a terra.
"STUPIDA TROIA, IO TI HO LASCIATA VIVERE E TI HO PORTATA CON ME E TU COSA FAI? MI RIPAGHI COSÌ?"
"VOGLIO ANDARMENE." urlai con tutta la forza che avevo in corpo, che era davvero poca.
Poi vidi macchie nere, svenni.

• • •

Passarono altri due mesi, io ero diventata uno scheletro ed ero molto pallida.
Ma un giorno tutto cambiò.

Mi svegliai e lui non c'era, c'erano dei biscotti sul comodino e una bottiglia d'acqua.
Dovevevo essere in forze per scappare, mangiai tutti i biscotti e bevvi metà bottiglia d'acqua.
Mi misi una felpa nera, un pantalone nero e le scarpe del medesimo colore.
Non dovevo farmi vedere, quindi misi il cappello della felpa in testa.

Trascinai il letto con difficoltà vicino alla finestra.
Presi il lenzuolo e unii due estremità attaccandole alla tastiera del letto.
Lasciai cadere il lenzuolo fuori dalla finestra e poi mi arrampicai.
Pregavo di non cadere e cominciai a scendere, poi finalmente arrivai a terra.
E indovinate chi era arrivato?
Ero una sfigata.
"Che cazzo stai facendo?"
Si mise a ridere avanzando.
"Me ne vado." mormorai tranquillamente, poi cominciai a correre.

Mi raggiunse, mi buttò a terra e dopo aver lottato per resistere mi accoltellò un braccio, ero nella merda ma non dovevo arrendermi.
Riuscii ad alzarmi e ripresi a correre mentre il sangue usciva dal braccio.
Correvo, correvo velocemente.
Poi non so come, ma riuscii a nascondermi dietro un albero, non mi vide.

"Tanto non riuscirà ad andare lontano, tornerò più tardi." disse a sé stesso e poi se ne andò.
Cominciai a camminare e mi inoltrai nel bosco, camminai per ore e poi avevo bisogno di riposare.
Inoltre stavo diventando debole e cercavo di non morire dissanguata.
Strappai con difficoltà una manica della felpa, poi la misi come se fosse una fascia sulla ferita.

Dopo circa tre ore trovai una grotta, avevo paura ad entrare ma dovevo provarci.
Entrai lentamente.
"C'è qualcuno?" Dio, che domanda stupida.
Ovviamente non rispose nessuno, una volta dentro vidi che era vuota.
"Perfetto." sussurrai e mi nascosi lì dentro.
Le forze se ne andavano lentamente e io avevo paura di non farcela.
Ormai la sera stava arrivando, e io cercavo di non dormire.
Avevo paura di non svegliarmi più.
Una volta non ci avrei nemmeno fatto caso, ma adesso avevo degli amici e non volevo morire per colpa di uno psicopatico.

Poi lo sentii, il sangue mi si gelò e subito mi nascosi nel fondo della grotta, mi accasciai a terra sperando non mi trovasse.
"Audrey, sto arrivando!" affermò ridendo, era nei paraggi ma comunque abbastanza lontano.

La notte arrivava e lui ancora non mi trovava, avevo qualche speranza.
Una luce si accese nei miei occhi quando lo sentii dire:
"Tornerò domani mattina Audrey, non hai speranze."
E se ne andò, dopo mezz'ora decisi di controllare e non c'era.
Dovevo trovare la casa dello Slender e non dovevo dormire.
Uscii dalla grotta e cominciai a camminare dentro il bosco, in mezzo agli alberi.
Ogni tanto qualche ramo mi graffiava il viso e io camminavo davvero a fatica.
Non vedevo bene, solo le stelle e la luna illuminavano poco il bosco.
Mi accasciavo a qualche albero per riposare e poi riprendevo a camminare.

In lontananza vidi una grande casa, antica ma davvero grande.
La osservai da molto lontano, e poi la riconobbi.
Ero arrivata!

Jeff's POV.

Era riuscita a scappare.
Era ferita, come aveva fatto?
La seguii ma non la trovai, tornai anche dopo ma nulla.
Tornai a casa ma non potevo lasciarla andare e poi ferita di notte in mezzo al bosco.
Uscii di casa e mi inoltrai nel bosco cominciando a cercarla.

We're monsters.||Jeff The Killer||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora