9. Esagerare

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Era domenica, l'estate stava per finire e io non avevo fatto un granché per renderla diversa dalle altre.

La mia vita sembrava così monotona quando non c'erano quei tre di mezzo. Erano passati tre giorni dall'incontro con Crest.
In sole poche settimane avevo partecipato alla mia prima gara di moto, sfidato una ragazza a bere più drink possibili in equilibrio su uno sgabello e quasi fatta uccidere dall'ex psicopatica di Damian.

Quei tre portavano solo guai e, non ero sicura che questo era il tipo di svolta che cercavo.

-Uffa- sbuffai all'ennesima pubblicità su un gioco. Perché diavolo sono così tante?

-Alya, sai dirmi dov'è tua madre?- Steven entrò in camera mia senza neppure bussare.

-Al giorno d'oggi bussare non è usato vero? Ti pesa troppo la mano o cosa?-

-Alya se ti impegnassi sono sicuro che potremmo riuscire ad ottenere un legame civile- disse secco guardandosi in torno diffidente.

-Caro, carissimo, Steven- mi alzai dal letto con tono pacato. -Se ne avessi avuto l'intenzione lo avrei già fatto- misi su un finto sorriso che sparì quando diminuì le distanze di colpo.

-Non lascerò che una ragazzina maleducata continui a rispondermi in questo modo- la mia pelle si surgelò a quel gelido contatto.

Quegli occhi neri riuscivano a disinnescare solo rabbia, disagio e panico dentro di me, ma nonostante questo continuai a contraddirlo.

-E cosa intendi fare? Sbattermi fuori da casa mia?- domandai categorica.
-Nostra. Casa nostra- mi corresse.

Che voleva dire?

-Che significa?-

Sembrò troppo impegnato a scostarmi una ciocca dalla guancia per rispondermi.
I miei muscoli si paralizzarono e trattenni il
fiato per paura che se mi fossi lasciata andare mi avrebbe toccata.

Il tempo si era fermato.

-Sei quasi più bella di lei- sussurrò gettandomi in faccia l'alito caldo.

-Lasciami Steven..- liberai il mio polso dalla sua stretta e corsi giù per le scale digitando il numero di mio padre.

-Ho intenzione di chiederle di sposarmi- gridò dal piano superiore. Chiusi gli occhi. Per un attimo sperai fosse solo un brutto incubo.

Sbattei la porta di casa e cliccai sul pulsante verde.

-Papà..puoi venirmi a prendere io..sono a casa- mormorai, ma la voce mi tremava e il mio battito era ancora spaventosamente accelerato.

-Alya? Non ti sento..aspetta. Ok dimmi-
-Dean?-

-Hai imparato la mia voce, bambolina, questo vuol dire che adesso sono io il tuo preferito?-

-Cosa..no! Dov'è mio padre?-
-È impegnato in una sezione di addominali intensi..ha dimenticato il telefono qui. Hai bisogno di un passaggio?-

-Dille di no, non siamo un taxi e lei non ci paga- sentii la voce di Damian dall'altro lato.

Il solito arrogante.

-Lascia sta..- ma non mi lasciò terminare.
-Siamo già per strada ti passiamo a prendere subito. Stai bene? Sembravi..agitata-

-Sto bene. Vi aspetto qui-

Ci misero poco ad arrivare.

-Dopo di lei, my lady- Dean mi aprì lo sportello dell'auto e mi invitò ad entrare.

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