17. Rose rosse

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Diedi conferma al tassista e aspettai che Damian salì per entrare anche io.

Chiunque avesse bucato le ruote della macchina di Dean me l'avrebbe pagata dopo questa sera.

Mi sedetti rigidamente sulle sue gambe, ignorando il fatto che la mia gonna si fosse sollevata e adesso potevo riuscire a sentire perfettamente il tessuto dei suoi jeans combaciare con la mia pelle.

Avevo una strana sensazione. La mia testa continuava a dirmi che Brax centrava qualcosa con tutto questo, riuscivo a vederlo ovunque, per strada, al locale, nemmeno i miei incubi mi erano rimasti così impressi come lo era stato lui.

-Cerca di stare ferma, Alya- sussurrò dispotico Damian, sfiorandomi i capelli dietro la schiena, forse con il tentativo di allontanarli dalla sua faccia.

-Sto scomodissima, Damian- mi lamentai cercando una posizione più adatta. Le sue gambe erano lievemente divaricate e stare seduta e ferma in quel modo era impossibile.

-Oh questa è la mia canzone preferita!- esclamò l'uomo al volante alzando entusiasta il volume della radio.

Il fossato nell'asfalto e la frenata brusca che ne seguì fecero sobbalzare la macchina, facendomi arretrare indietro e sbattere contro il petto di Damian. Lo sentii gonfiarsi e poi svuotarsi dietro di me con irritazione.

-Alya- scandì truce.
-Puoi anche scendere se ti infastidisce tanto-

-Lo stai facendo apposta non è vero?-

Il suo fiato era corto, caldo, rovente alle mie orecchie. Non si era mai fatto vedere vulnerabile in nessun momento, viveva con la cintura di sicurezza alle emozioni, e in questo ci assomigliavamo più di quanto riuscissi ad ammettere. Damian era tutto o niente, trovavo in lui tutto ciò che detestavo di me, ma lui lo faceva apparire come un pregio.

Avrei voluto guardarlo, vedere la sue espressioni frustate e avvilite nel non potermi toccare, sapevo stesse lasciando vincere il suo autocontrollo, avrei voluto vederlo perdere la testa per me, ma lui non dava mai qualcosa per niente, e io non ero ancora pronta a patteggiare con il diavolo.

-Non so di cosa parli, non è colpa mia se le strade sono rotte, prenditela con il comune non con me- scrollai le spalle con innocenza.

-Io non me la prendo proprio con nessuno..sei proprio sull'unico cazzo su cui dovresti stare- bisbigliò rocamente.

Le sue dita abbozzarono schizzi circolari sulla mia gamba mentre io trasalivo per l'oscenità delle sue parole.

-Dio, Damian sei indecente! Ci sono delle persone con noi- esclamai imbarazzata, privandomi del suo tocco.

-Non toccarmi, non parlare e non muoverti- misi in chiaro per la seconda volta in quel giorno. -Il viaggio è già abbastanza movimentato-

-L'unico movimento che sento occhi blu, sei tu-

Non arreso la sua mano salì a tormentarmi di nuovo.
Sospirai infervorata, la felpa che indossavo mi sembrava solo un ostacolo in più che mi teneva separata da lui.

-So che hai conosciuto qualcuno oggi- mormorò, mi sfiorò poco più sopra della caviglia lasciando alla mia pelle piccoli brividi che non avrebbe dimenticato presto.

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