Che Manuel stesse per prendere la patente lo sapeva solo Anita, che l'ha aiutato - solo in parte - per pagarla.
È che Manuel lo sa: quando dice di dover fare qualcosa di importante, c'è sempre qualche impedimento che lo ritarda e lui a s s o l u t a m e n t e non può tardare.
Studia di notte, quando sa che Simone è abbastanza cotto per non svegliarsi, quando è agli allenamenti, quando Dante lo costringe ad abbandonare Villa Balestra per un momento padre - figlio lasciando Anita e Manuel a battibeccare sui quiz sulle precedenze.
Anche quando prende la patente, due mesi prima del suo obbiettivo, deve contenere l'entusiasmo che condivide - ancora una volta - solo con sua madre.
È che sta trovando il momento giusto per dichiararsi a Simone e sogna di farlo sotto quel cielo stellato che non è più immobile, che cade giù, che si ribella, come ha fatto il suo stesso cuore che non credeva potesse mai battere così forte alla sola vista di qualcuno.
Anzi, al solo pensiero.
E al solo pensiero che, la notte di San Lorenzo, Simone stia leggendo il biglietto che gli ha lasciato gli fa tremare le gambe come due foglioline d'inverno.
Le stesse che tremano a Simone, quando ne riconosce la calligrafia e quando afferra quel mazzo di chiavi che lo affiancano.
"Verso le 11 mi porti giù le chiavi e un po' del tuo tempo?"
La guida di Manuel è rilassante. Non c'è nulla del ragazzino spericolato con cui una macchina l'aveva rubata, c'è quasi un uomo che adesso ha la patente, presta attenzione, protegge Simone da qualsiasi frenata brusca che è costretto a fare, facendolo arrossire confuso.
È confuso anche perché tra di loro non c'è nessuna parola né a intrattenere né a spiegare. C'è solo la radio in sottofondo che suona Gente di Mare, mentre stanno per arrivare a Ostia e Manuel inizia a sorridere come un matto, costringendo anche Simone a sentirsi felice per nessun motivo.
Forse.
In poco, ma sempre in silenzio, si trovano su un parcheggio isolato, vuoto, vista mare, semi-stesi su un telo poggiato sul cofano dell'auto, a guardare i desideri cadere giù.
Simone si stringe nella felpa di Manuel, un po' piccola ma molto calda, mentre Manuel si prende tutto il vento tra i capelli e sorseggia una birra già mezza calda, ma che non l'ha mai dissetato così tanto.
"Ho pensato per mesi solo a 'sto momento."
Simone trema, stringendo il collo della bottiglia con le dita. Forse la felpa non basta più.
"Perché?"
"Perché t'ho promesso troppe cose, ma mai tranquillità, perché non so cosa sia se ce fai caso." ridacchia, sorseggiando.
"Credo di aver capito qualcosa." risponde ironico Simone. "E quindi questa è la tranquillità che mi vorresti promettere?"
"Vorrei, per iniziare." ammette Manuel. "Due birre, le stelle, il cofano della mia macchina, il silenzio...noi." conclude, a mezza voce.
"Per iniziare va bene." sorride Simone. "Sarebbe più bello se fosse San Lorenzo tutti i giorni però." confessa, arrossendo.
"San Lorenzo no..." sospira Manuel, prendendo coraggio. "Ma noi sì."
Simone si volta di scatto, credendo di non aver capito. "I-in che senso noi?"
Manuel si volta, lo guarda come se fosse la cosa più bella del mondo. "Noi, tutti i giorni, insieme. Insieme davvero..." si sofferma sulle labbra aperte di un Simone incredulo. "Basta dirlo a 'na stella mentre ce cadono addosso e il gioco è fatto."
"E se non-" Simone si schiarisce la voce che, comunque, trema. "E se non ne vediamo nessuna?"
Manuel ride. "Non ho fatto tutto questo per lasciare che le stelle giochino a nascondino con noi." si avvicina a Simone facendo sfiorare i loro corpi. "Facciamo attenzione Simo'..." sussurra.
L'unica stella a cadere sotto i loro occhi è il bacio in cui Simone trova il coraggio di trascinare Manuel, un bacio tanto lungo che nel frattempo cadono su di loro mille stelle vere.
E li vedono chiaramente, sugellando un amore che già sanno: non ha bisogno né di desideri né di promesse.
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E capirò se capirai che è per sempre | Prompt Simuel 📂
FanfictionRaccolta di OS ispirate ai piccoli prompt richiesti da voi su CC [https://curiouscat.live/uolftreno]. #SimuelCanon