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Manuel entra in camera che Simone è steso a pancia in giù, con una guancia poggiata sulle coperte e le braccia stese lungo il corpo. Sta fissando la finestra lievemente aperta e il panorama al di là del vetro, ma Manuel lo sente il fiato corto e l'inspirare un po' bagnato.
Sa che Simone ha avuto il tempo di elaborarlo, almeno un pizzico.
Lui, invece, no. Ha appena ricevuto la notizia imbastita di serietà, ottimismo, annegata nell'edulcorazione riservata ai figli adolescenti. E trema mentre entra nella stanza, neanche capisce come riesca a tenere ancora i piedi ancorati al pavimento, trema nel non saper come muoversi nella vita dopo una notizia del genere, ma soprattutto come proteggere Simone da tutto quel male che sembra non volerlo lasciare in pace.
Forse, semplicemente, non spetta a lui.
Si lascia cadere sulla brandina nella stessa posizione di Simone, con un tonfo che non scuote l'altro. Vorrebbe chiedergli disperatamente di voltarsi, che è un anno che quando è sull'orlo di perdere qualcosa riesce a non perdersi solo attraverso i suoi occhi, ma l'unica cosa che riesce a sussurrargli è un ''Non me dici mai bugie tu.''
''No.'' singhiozza Simone, dopo un lunghissimo silenzio.
''Quanto è grave?''
Lo vede sospirare, le spalle e il busto si alzano quasi fino ad arrivare al cielo. Poi, lo vede voltarsi piano e, per quanto faccia male il suo volto distrutto dal pianto, almeno può consolarsi col fatto che lo sta guardando, che c'è ancora del bello sulla terra che non è ancora miracolosamente scappato via da lui.
''Abbastanza da avere paura che tutto mi sfugga dalle mani senza che me ne accorga, com'è successo con Jacopo.''
Si morde il labbro inferiore, Manuel, che di piangere e sfogare ora tutto il suo dolore non se la sente, come se non fosse legittimato a provarlo. ''La capa tosta che c'hai tu l'avrai pur dovuta piglia' da qualcuno, no?'' tira sù col naso, tradendo sé stesso. ''Secondo te non la usa tutta pe' torna' a filosofeggia'?''
Simone si schiarisce la voce. ''Su questo non ci piove.'' sussurra, piano. Allunga una mano verso quella dell'altro che, dopo un attimo di spaesamento, ne afferra le dita, beandosi della punta di calore che la sua pelle è capace di donargli anche con un breve contatto. ''Piangi, Manu.''
''C-che?'' ribatte questo, col groppo in gola in procinto di rompere gli argini.
''Piangi, per favore. Non ti tenere tutto dentro pure tu. Io sto qua.'' gli sorride un po', col labbro tremolante.
E Manuel piange, quasi a comando, mentre tra i singhiozzi gli stringe di più la mano. ''Meno male che ce stai, Simo'.'' gli dice, disperato, che adesso è sicuro che non saprebbe più vivere senza di lui.