INTRO

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Londra - 1926



Una piccola increspatura.

Poi, una seconda.

Aziraphale - chino sulla propria scrivania - spostò lo sguardo dal libro poggiato di fronte a sé alla graziosa tazza decorata alla sua sinistra.

Qualche attimo e il tè al suo interno iniziò a fremere con sempre maggiore intensità, creando dei piccoli cerchi concentrici che - dal centro - si allargavano fino a sbattere con forza contro i bordi di ceramica dipinta.

Poco distante i suoi occhiali da lettura - fino a quel momento placidamente dimenticati di fianco al volume che stava analizzando (perché, pur amando la loro sottile e aggraziata montatura dorata, non ne aveva una reale necessità e quindi spesso dimenticava di inforcarli) - iniziarono a seguire l'esempio della bevanda, sobbalzando prima piano e poi sempre più in alto.

«Ma cos-» si lasciò scappare l'angelo mentre l'intera libreria cominciava a fremere in modo leggero ma perfettamente percettibile.

Un libro, "The poems of Oscar Wilde", si lasciò cadere dall'alto di uno scaffale, finendo a terra.

Guardandosi attorno smarrito si spostò fino al centro della sala, mentre un rombo sordo - simile ad un tuono - si faceva sempre più vicino.

Un secondo volume si portò saltellando in prossimità del bordo del ripiano nel quale era ospitato, sporgendosi pericolosamente nel vuoto. Con un veloce movimento delle dita Aziraphel lo rimandò indietro, portandosi vicino alla finestra più prossima alla porta di ingresso per dare una rapida e circospetta occhiata fuori.

All'inizio la strada gli parve completamente deserta, cosa strana data la tarda ora del mattino.

Poi si rese conto che in realtà le persone c'erano, ed erano anche piuttosto numerose.

Solo che erano, tutte, nessuna esclusa... immobili.

«Per l'amore del Ciel-» riuscì appena a proferire, prima che una Bentley nero corvino si materializzasse con un ultimo boato davanti alla sua porta.

L'angelo fece istintivamente un balzo indietro, come se il frastuono l'avesse effettivamente colpito.

Dietro di lui un paio di libri svennero, accasciandosi l'uno sull'altro.

Pochi secondi, e la strada tornò alla vita. Le persone ripresero a muoversi, e ricomparve anche il brusio delle loro voci (Aziraphale, immerso nella lettura prima e nello sconcerto poi, non si era nemmeno accorto che fossero sparite).

La macchina rimase ferma, con il motore acceso e i finestrini oscurati tirati su come drappeggi.

Aziraphale la osservò con sospetto, quasi attendendo che fosse lei a fare la prima mossa. Poi, rendendosi conto che la vettura non aveva alcuna intenzione di svelare i propri segreti, sbuffò alzando gli occhi al cielo.

«E va bene...» le concesse, tornando in posizione eretta e prendendo un respiro profondo ad occhi chiusi per farsi coraggio prima di dirigersi alla porta d'ingresso e spalancarla.

Solo una volta che ebbe raggiunto il primo gradino della libreria il motore della Bentley si spense con un sospiro, lasciando che la portiera del guidatore si spalancasse.

La prima cosa a comparire oltre il montante dello sportello furono dei capelli rossi, ordinatamente pettinati secondo la moda del momento.

L'angelo avrebbe saputo descrivere tutto quello che ne sarebbe seguito ancor prima di vederlo, nonostante fossero ormai passati un po' di anni dal loro ultimo incontro: pelle bianca, un piccolo e sottile tatuaggio a forma di serpente sotto l'orecchio destro e un paio di stravaganti occhiali a coprire due splendenti occhi gialli da rettile.

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