Note

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Londra - Un imprecisato lasso di tempo dopo la salita di Aziraphale in ascensore



Osservò nuovamente la fila di libri davanti a sé, sbattendo ancora e ancora le palpebre come a voler abituare gli occhi alla scarsa - quanto meno se paragonata al costante e abbacinante candore del Paradiso - quantità di luce che la avvolgeva.

All'esterno, la debole pioggia che aveva iniziato a cadere non appena aveva messo piede nella libreria si era velocemente trasformata in un acquazzone.

Non avrebbe saputo dire da quanto tempo si trovasse in piedi in quell'esatto punto, pochi metri oltre la soglia di ingresso. Il tempo umano era un concetto piuttosto bizzarro, per quel poco che era riuscita a capire: ne avevano poco, pochissimo (o almeno così avevano ripetuto diversi avventori del bar dall'altro lato della strada mentre, un libro stretto tra le mani, aspettava che Metatron la richiamasse per dirle cosa desiderasse da lei), eppure lo impiegavano - Michele avrebbe detto sprecavano - nelle cose più assurde, ad esempio litigare animatamente su quale squadra di calcio avrebbe vinto il campionato (senza sapere che c'era un ufficio intero, all'Inferno, preposto esclusivamente alla creazione dei risultati in base a quale scelta avrebbe generato più perdite agli scommettitori).

E, sì: anche quello era accaduto a pochi passi da lei (due distinti uomini d'affari le erano passati davanti discutendo a gran voce su chi dei due avrebbe offerto da bere quella sera, in virtù del fatto che la sua squadra avrebbe vinto strappand... no, stracciando quella dell'altro), qualche attimo prima che decidesse di tornare verso la libreria, nel caso Metatron la stesse aspettando all'interno.

Lui non c'era, aveva scoperto con sollievo affacciandosi ad una delle grandi finestre laterali, ma qualcosa - non avrebbe saputo dire esattamente cosa - stava comunque accadendo.

E quando era terminata (qualunque cosa fosse e qualsiasi fosse il suo significato, che non riusciva in alcun modo a decodificare o immaginare) Aziraphale - il traditore, avrebbe sempre detto Michele - sembrava dolorante, come se gli facesse molto male qualcosa. Aveva gli occhi lucidi e le labbra pallide e tirate. Stava dicendo qualcosa a Crowley - il demone, avrebbe rincarato la dose Saraqael - ma non avrebbe saputo dire cosa, con esattezza. Non un gran dialogo, comunque. Erano molto meno loquaci della gente lì fuori. Pochi secondi e il demone aveva scosso la testa, uscendo con passo rapido e testa china dalla libreria.

Lei lo aveva osservato con curiosità mentre si avvicinava alla propria auto. Sembrava molto più... innocuo, senza la sua camminata spavalda. Teneva la schiena leggermente piegata, come se un peso invisibile gli fosse appena piombato sulle spalle. Gli parve anche di scorgere qualcosa, oltre i laterali dei suoi occhiali da sole. Un piccolo barlume di luce, sembrava. Assomigliava a quello che si era creato sulla superficie del bicchiere d'acqua che Nina le aveva messo sul tavolino - di fianco a quella bevanda nera dalla quale gli umani sembravano dipendere - quando un raggio di sole l'aveva colpito.

Crowley aveva raggiunto la Bentley e aveva fatto aperto lo sportello. Ma, poi, doveva averci ripensato, perché lo aveva richiuso prima di voltarsi verso la libreria.

Presa alla sprovvista si era rigirata di colpo verso la vetrata, appena in tempo per vedere Metatron indicarla mentre parlava con Aziraphale. Istintivamente lei aveva alzato una mano e fatto un cenno di saluto, ma l'Angelo sembrava molto meno sorridente del solito. Non si intendeva granché di espressioni e gestualità, certo, ma - nonostante l'onore (non capita certo tutti i secoli, di parlare con il Messaggero dell'Altissimo!) che stava ricevendo in quel preciso istante - non le sembrava gioioso, anzi. Qualcosa doveva continuare a fargli davvero male, a un livello che non aveva mai visto in un Essere Celeste. In Paradiso le era capitato di avere un po' di mal di testa, qualche sporadico dolore alle braccia se i faldoni da spostare erano troppi, ma dolore vero e proprio mai. Non era nemmeno sicura che un Angelo potesse provarlo, non con quell'intensità quanto meno.

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