Libreria di Aziraphale - Dieci minuti prima che una telefonata interrompesse la "cordiale" chiacchierata tra due demoni in un appartamento di Mayfair
Le gambe dello sgabello - tozze, di un legno chiaro non trattato che in alcuni punti presentava delle piccole imperfezioni e qualche abbozzo - strusciarono sul pavimento con un rumore stridulo.
Muriel - china sul panchetto, intenta (non senza un certo sforzo) a spostarlo vicino ad una delle librerie - socchiuse gli occhi istintivamente, arricciando il naso in segno di fastidio.
Se c'era una cosa alla quale ancora non si era abituata, quella erano i rumori forti (o acuti, o improvvisi). In Paradiso non ve n'era traccia. Tutto era permeato da un totale, profondo, irreale silenzio. Ogni tanto qualche coro angelico improvvisava un canto tra i corridoi, ma era comunque un suono lieve, celestiale e ovattato.
La Terra, invece, era piena di rumore. Sirene, scampanellii, voci che divenivano urla e sorrisi che si tramutavano in risate squillanti e sonore. Tanto il silenzio del Paradiso l'aveva fatta sentire sola tanto il costante brusio di Soho le teneva compagnia in ogni attimo, accompagnandola ovunque come una leggera coperta sonora che amava sentire addosso. Ma c'erano dei suoni che ancora, alle sue orecchie, giungevano con una forza tale da apparirle quasi dolorosa: l'abbaiare dei cani, ad esempio. Più di una volta la tazza di tè che stringeva tra le dita - mentre, seduta comodamente in uno dei tavolini esterni del café di Nina, si accingeva a iniziare un nuovo capitolo della lettura del momento - le era sfuggita di mano, cadendo a terra all'esplodere improvviso di un latrato. Tutte tazze miracolosamente ricompostesi, naturalmente, ma le restava addosso comunque un senso di imbarazzo misto a una leggera apprensione.
C'erano poi i clacson delle auto. Non ne aveva ancora capito completamente il senso, ma le sembrava di aver colto che gli uomini li usassero come protolinguaggio: potevano indicare apprezzamento (anche se chi lo riceveva assai di rado mostrava di apprezzarlo), un saluto a una persona conosciuta o una profonda rabbia. Da quanto aveva potuto osservare presso l'incrocio in fondo alla via, molto più di frequente la terza opzione.
Infine, nella sua personale classifica dei suoni di difficile gestione, si trovavano i lamenti del mobilio in movimento. Sedie, tavoli, sgabelli dalle gambe tozze. Il loro aggrapparsi al pavimento, quasi a voler contrastare in tutti i modi la volontà di chi li stava spostando, generava in lei un istinto primordiale di coprirsi le orecchie con le mani. E, i primi tempi, lo aveva fatto: si era fisicamente portata le mani alla testa, premendo i palmi contro i lobi. Il problema principale presentava - almeno nei primissimi giorni sulla Terra - quando a produrre quel fastidioso stridio era un avventore del bar. Ancora una volta il suo soggiorno presso Nina e Maggie si concludeva, in quei casi, con un piccolo miracolo di riparazione e tante (tantissime) scuse verso di loro.
Si era però imposta di vivere quasi totalmente senza utilizzare i suoi poteri, in modo da confondersi il più possibile - cosa che erroneamente riteneva di essere ormai capace di fare completamente e senza alcuno sforzo - con gli esseri umani: se era stata un credibilissimo agente ufficiale londinese, d'altra parte, era in larga parte merito del suo non aver mostrato mai, in nessun frangente, il più minimo cenno di "celestialità".
E quindi anche quel giorno, invece di schioccare le dita e farsi semplicemente atterrare tra le mani il libro che stava cercando, aveva preso il panchetto e lo stava trascinando - con il massimo disappunto dei suoi timpani - in prossimità della libreria che ospitava il volume.
Gli occhi ancora socchiusi, prese un respiro profondo e si obbligò a percorrere la piccola distanza che la separava dall'approdo con con un unico, coraggioso, movimento. L'eco delle gambe dello sgabello che si aggrappavano alle assi del pavimento rimbombò per la libreria deserta, amplificandosi e scomponendosi.
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MEMORIES | Good Omens
Fanfic[Spoiler!S2][Ipotetica S3] Aziraphale ha cambiato nome e ruolo, e questo gli è costato tutto: persino se stesso. Crowley è rimasto davvero solo per la prima volta in seimila anni e, forse, il destino dell'Universo che ha contribuito a generare e che...