CALITOLO 7:"Una lacrima contornò la mia guancia ormai sbiancata"

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Vidi Wink steso molto vicino a me,la cosa mi mise piuttosto a disagio quindi mi spostai.

"Ero stanco anche io e questa è camera mia quindi-"

Lo fermai,non aveva alcun senso quello che stava dicendo.

"Si ma tu non sai se a me può dare fastidio o no."

Dissi secca.

"Ti da fastidio?"

Mi chiese,aveva un tono ironico che mi irritava abbastanza.

"Si."

Si notava che ero infastidita dal suo comportamento.

"Mi dispiace non lo farò più"

Wink alzò le mani in segno di resa,ammetto che ho riso a questo gesto ma ho cercato di non farlo notare.
Presi il telefono che era accanto a me per controllare l'orario e vedo delle chiamate perse dai miei genitori,oggi era il giorno in cui sarebbero tornati e me ne ero totalmente dimenticata.

"CAZZO,CAZZO,CAZZO"

Urlai nel panico,avevo lasciato la casa un po' in disordine e in camera mia c'erano cose che loro non avrebbero dovuto vedere,ma conoscendoli visto che io non ero in casa avranno curiosato dappertutto.

"Cosa succede?"

Mi chiese Wink vedendomi così agitata.

Non ascoltai per nulla ciò che mi chiese Wink e scesi di corsa al piano di sotto.

"Ragazzi io devo correre a casa siete fantastici è stato un piacere stare con voi e sicuramente ci sarà una prossima volta ciao".

Dissi tutto d'un fiato essendo di fretta lasciandoli abbastanza confusi.
Marshall mi seguii fuori.

"Aspetta fatti accompagnare,casa tua è abbastanza lontana da qui."

Non lo ascoltai,anzi non lo sentì proprio ero più concentrata su quello che sarebbe accaduto quando sarei tornata a casa.

Tutti i miei pensieri vennero distratti da una forte presa al braccio.

"Insisto."

Mi voltai e incontrai quei meravigliosi occhi azzurri,pensai per qualche attimo,non volevo discutere,non avevo tempo quindi accettai senza esitare.
In macchina non stavo un attimo ferma:le mie mani tremavano,muovevo la gamba su e giù per il nervosismo e respiravo pesantemente a causa dell'aritmia.

"Yo calmati tesoro o ti farai venire un infarto."

Respirai profondamente e cercai di dare la risposta più razionale che avevo in mente.

"Facile dirlo per te."

Non aveva funzionato,il mio cervello era più fritto che buono,avevo una paura matta di ciò che mi avrebbero fatto i miei genitori se avessero trovato quei testi che avevo scritto,le riviste che avevo sui miei VERI genitori.
I miei genitori adottivi non hanno mai voluto che io seguissi le orme dei miei genitori per la paura di vivere coperti dalla mia ombra,quindi non potevo coltivare nessuna della mie passioni e se avessero scoperto che in realtà lo facevo di nascosto mi avrebbero letteralmente uccisa, soprattutto per i testi minatori verso di loro.

"Cosa vuoi dire? Che succede?"

Come giusto che sia Marshall si insospettì.
Non volevo dirgli nulla,ci conoscevamo da nemmeno 3 giorni,si le amicizie strette si possono sviluppare in poco,mi è capitato quando ero in Italia,ma in Italia non avevo il piccolo problema di genitori abusivi.

"Nulla, accompagnami a casa e basta".

Vidi la sua faccia,era poco convinto ma non continuò oltre,si potrebbe dire che avesse qualcosa in mente ma non ci diedi peso e cercai di calmarmi.

"Quel dannato incontro nelle strade di Detroit..."Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora