"Tesoro non possiamo!" urlò disperata al marito.

"Dobbiamo per forza lasciarlo qui" disse invece l'uomo con un tono fermo ma ansioso.

Piangevo senza fermarmi, mi bruciava la gola dalle urla e mi facevano male i muscoli dallo sforzo.

"Possiamo rimediare, ti prometto che lo faremo!" urlò ancora in lacrime la donna strattonando l'uomo.

"Non riusciremo mai ad uscirne, e lui non è al sicuro con noi" concluse quest'ultimo per liberarmi dalle corde che mi avevano messo per farmi stare fermo e mi fece scendere dalla macchina.

Mi guardò per l'ultima volta con degli occhi sofferenti e salii in macchina per ripartire.

Mi lasciarono lì, in mezzo a una foresta nella notte, da solo.

Mi abbandonarono.

"MAMMA!! PAPÀ!!" piansi e urlai così forte che persi la voce.

Tutto quello che potevo fare era solo rimanere fermo, sperando di sopravvivere.

.
.

Mi svegliai improvvisamente col fiatone e delle gocce di sudore cadermi dalle tempie.
Strizzai gli occhi per realizzare quello che avevo appena sognato, non volevo pensarci ma la mia testa me lo impediva.

Avevo appena sognato la notte in cui i miei genitori biologici mi abbandonarono.

Appoggiai la testa sul cuscino e iniziai a pensare a tutto quello che mi passasse nella testa.

Ero destinato a soffrire?

Un giorno sarei stato anche io felice?

Non avevo neanche la forza di piangere, mi sentivo pietrificato, privo di emozioni.
Come se il mondo non avesse più senso e io fossi solo una persona senza significato e valore.

Immerso nei miei pensieri sentii un suono famigliare provenire da fuori.

Mi alzai sapendo di già di cosa si trattasse.

Aprii la porta del balcone e mi affacciai per ammirare l'alba.

Il ragazzo si fermò quando mi vide osservare il cielo assorto nei miei pensieri.

"Ti svegli sempre così presto? È la prima volta che ti vedo sul balcone." mi chiese curioso interrompendo il mio ammirare l'unica cosa che trovavo bella in questo mondo.

"Mi sono svegliato per colpa di quell' aggeggio che suoni oggi fottuto giorno"
gli rivolsi la parola infastidito.

"Primo questo 'aggeggio' ha un nome, si chiama violino"

L'avevo già sentito da qualche parte

"Poi, finché non mi dirai il tuo nome, io continuerò a suonarlo anche nei momenti meno opportuni" disse lui con un tono molto calmo e tranquillo.

Ptf, è testardo il ragazzo.

Sbuffai pensando, mentre l'altro riprese a suonare la stessa melodia di prima.

Dopo qualche minuto decisi di ritornare in casa perché la situazione si stava facendo piuttosto strana e noiosa, così senza neanche guardalo alzai gli occhi e rientrai.

In questi due anni non ho mai avuto una conversazione così lunga con qualcuno.

Dopo un quarto d'ora venne il maggiordomo ad avvisarmi della colazione e come tutti i santi giorni, escludendo quelli in cui ero rinchiuso da qualche parte, mi diressi nel salone e mangiai giusto una brioche per non avanzarla anche se non mi andava per niente.

"Signorino oggi sono stanca morta, quindi ti occuperai tu della casa. Sai già cosa fare. Non farti sfuggire niente."
sputò la mia matrigna prima di andare a stendersi sul divano e accendere la televisione.

Mi misi al lavoro facendo il bucato, passando la polvere sugli scaffali, l'aspirapolvere.
Mi fermai un po' di secondi per riprendere fiato. Poi continuai facendo da mangiare per la signora Miller.

Preparai il tavolo e misi la pasta al sugo in tavola per due persone, ovvero io e lei visto che il signor Miller lavorava fino a sera.

La mia matrigna si sedette, osservò con severità il piatto e poi prese un boccone.
Mi guardò con uno sguardo assassino per poi rovesciarmi la pasta addosso.

"Dopo 2 anni non hai ancora imparato a cucinare eh?!" urlò così forte che si potevano intravedere le vene gonfie.

"Stamattina non hai fatto niente! Non mi hai annaffiato le piante, non hai fatto i letti, non hai pulito i vetri sporchi."

"Sono stufa di te!"

"Mi scusi signora Miller" provai a tirare fuori un po' di voce ma tutto quello che mi uscii fu un sussurro.

Senza nemmeno ascoltarmi mi prese per il braccio e mi portò in uno dei soliti sgabuzzini bui e sporchi.

"Resterai qui finché non imparerai la lezione." sputò un' ultima volta prendendomi per i capelli e buttandomi successivamente tra le scope e altri vari oggetti.

Non riuscivo a muovermi e l'aria si faceva sempre più assente.

Non volevo nemmeno immaginare per quanto tempo sarei rimasto lì.

From my window || taekook [in corso]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora