Il cielo era grigio quando Jungkook aprì la porta della casa di Taehyung. Indossava una felpa oversize, le mani infilate nelle tasche, come se volesse nascondersi dal mondo. Taehyung lo accolse con un sorriso, quel genere di sorriso che scaldava una stanza intera, facendo sembrare tutto meno complicato.
"Finalmente! Pensavo ti fossi perso," disse Taehyung, spostandosi di lato per lasciarlo entrare.
Jungkook entrò con passo esitante, stringendo la tracolla dello zaino come se fosse un'ancora. La casa di Taehyung era accogliente, piena di dettagli che raccontavano la sua vita: poster di concerti, scaffali carichi di libri e vinili, ma soprattutto strumenti musicali ovunque.
Proprio quando era entrato quella volta in camera sua.
Una tastiera vicino al divano, una batteria nell'angolo, chitarre appese alle pareti come quadri preziosi.
"Wow," mormorò Jungkook, incapace di nascondere lo stupore.
"Non sono tutti miei," rispose Taehyung, sfiorando una delle chitarre con affetto. "Alcuni sono di mio fratello, ma la musica qui è di famiglia. Vieni, mettiti comodo. Vuoi qualcosa da bere?"
Jungkook scosse la testa, il nodo in gola troppo stretto per parlare. Si sentiva fuori posto, un intruso in un mondo che sembrava troppo luminoso per lui. Si sedette sul divano, le spalle rigide, cercando di non guardare troppo a lungo Taehyung, che si muoveva con naturalezza tra gli strumenti.
Taehyung tornò con una lattina di tè freddo che posò delicatamente sul tavolino davanti a Jungkook. "Non devi berlo, ma se cambi idea ..." disse con un tono morbido, quasi protettivo.
"Grazie," mormorò Jungkook, abbassando lo sguardo sulle proprie mani che si tormentavano nervosamente.
Il silenzio si distese tra loro, carico di parole non dette. Taehyung prese una chitarra acustica e cominciò a pizzicare le corde. Le note riempirono la stanza, una melodia improvvisata che sembrava nascere in quel momento, solo per loro due.
Jungkook chiuse gli occhi. La musica lo avvolgeva, un balsamo su ferite che non sapeva di avere. Quando li riaprì, Taehyung lo stava guardando. Non c'era giudizio in quello sguardo, solo una tranquilla curiosità.
"Suoni qualcosa?" chiese Taehyung.
Jungkook scosse la testa, troppo in fretta. Poi, quasi a voler correggere il brusco rifiuto, aggiunse: "Un po' il piano, ma ... niente di serio."
Taehyung sorrise, ricordandosi quella volta in cui aveva fatto provare a al minore il pianoforte in camera sua.
"Vuoi provare? Abbiamo tutto il tempo.""No, davvero," rispose Jungkook, il panico salendo come una marea. Sentiva le mani sudare, il cuore accelerare. Esporsi così sarebbe stato insopportabile.
Taehyung non insistette. Continuò a suonare, riempiendo il silenzio con una melodia che parlava più delle parole. Jungkook lo guardava, rapito dalle sue mani che si muovevano con grazia, come se il mondo intero potesse essere contenuto tra quelle corde. Per la prima volta da anni, il peso schiacciante che portava sul petto sembrava alleggerirsi.
"Sai," disse Taehyung, continuando a suonare ma con uno sguardo che cercava quello di Jungkook, "a volte, quando mi sento perso, suonare mi aiuta a ritrovarmi. Anche quando non ho voglia."
Jungkook si strinse nelle spalle, abbassando lo sguardo.
"Non credo che funzionerebbe per me. Mi sento ... rotto. Come se niente potesse aggiustarmi."
Le sue parole rimasero sospese nell'aria, crude e dolorose.
Il maggiore posò la chitarra accanto a sé e si sporse in avanti, accorciando la distanza tra loro.
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From my window || taekook [in corso]
FanficJungkook a soli 4 anni dopo la morte dei suoi genitori, viene portato in un orfanotrofio nel quale ci resta fino a quando una severa famiglia lo adotta. Jungkook verrà maltrattato e usato da loro per anni e questo lo porterà a non provare più nient...