YOU AGAIN - Ancora tu

BUON COMPLEANNO PICCOLA

               CAPITOLO 2

Il vero amore non è né fisico né romantico.

Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è,

è stato, sarà e non sarà.

Angel

"Mi stai dicendo che dovrei venire ad una festa con Maverick Kane, per giunta nel mio locale con mio fratello? Sei impazzita, Dak?" esplodo in una nuvola di rabbia.

"Ti prego Angel, non è detto che tu lo veda, il locale è grande! Ti prego non ci andrò senza di te" mi fa gli occhi dolci e maledico quella faccia da cucciolo bastonato perché riesce sempre a convincermi.

"Va bene" dico,  prima di pensarci troppo.

Lei mi dà un bacio sulla guancia e raggiunge la mia auto saltellando.
Quando arriviamo al club, tutto il locale è già invaso dal testosterone, Figure massicce e longilinee si mischiano tra di loro insieme alle luci soffuse e ai bassi di sottofondo.
Riusciamo a trovare un tavolo appartato, quando due ragazzi ci si scagliano davanti.

"Dylan" Dakota saluta il ragazzo con un bacio sulle labbra e poi ci presenta.

"Sono Dylan" con un sorriso che ricambio con meno entusiasmo stringo la sua mano.

"Lui è Chuck" dice indicando il ragazzo al suo fianco.

"E' un piacere" Chuck prende la mia mano e ci posa un bacio sul dorso.

Stringo le labbra "Angel" e mi metto a sedere sul divanetto infastidita.

"Possiamo?" chiede poi Dylan indicando le sedute libere, Lascio rispondere a Dakota che ovviamente acconsente.

"Allora Angel" Chuck si siede vicino a me e allunga il braccio dietro le mie spalle.

Mi sporgo a guardare Dakota che è già immersa in una conversazione animata con Dylan, così mi alzo in piedi.

"Vado ad ordinare da bere, cosa volete?"

"Prendi Mojito per tutti, andrà bene" dice Dakota, e mi dirigo verso la zona cocktail lasciando Chuck come un pesce lesso da solo sul divanetto.
Mi guardo intorno in cerca di Damon, so che se dovesse incontrare Maverick scoppierebbe la terza guerra mondiale ma i miei occhi si appoggiano su dei divanetti dove un gruppo di ragazzi urla per l'arrivo delle bottiglie al tavolo con tanto di stelline di capodanno sui tappi.

Poi lo vedo.

È seduto con le gambe divaricate e il suo sguardo mi brucia addosso.
Indossa una camicia bianca sbottonata più del dovuto che mette in risalto il suo petto liscio e abbronzato che lascia intravedere dei tatuaggi, è la prima volta che li vedo su di lui.
Ci guardiamo ancora per un istante e il suo sguardo ora è più serio, prima l'ho colto alla sprovvista.
Ad un certo punto una delle ballerine si mette a cavalcioni su di lui rubandomi la visuale e inaspettatamente lui la agguanta per i fianchi tirandola di più a sé.
Distolgo lo sguardo perché la scena mi basta per farmi bruciare lo stomaco.

Ho bisogno di bere.

Cerco di non guardare con tutta me stessa ma inutile dire che il mio sguardo ricade ancora su di lui. Ora la sua lingua si insinua dentro la bocca della ragazza che probabilmente domani licenzierò.
Ma che diavolo? Il suo lavoro è quello di intrattenere gli ospiti con dei balli non quello di scoparseli sui divanetti!
La rabbia prende il sopravvento quando i suoi occhi si incastrano di nuovo nei miei, e mentre la ragazza gli morde i lobi e gli sta avvinghiata come un koala lui mi mostra un ghigno malizioso.
Sto facendo ciò che vuole,lui vuole che lo guardi. Sono caduta nella sua trappola.
Devo andarmene.
Mi allontano dalla zona bar e mi dirigo verso l'uscita.
Quando esco, con piacere sento l'aria fresca pizzicarmi le guance che sento ribollire dalla rabbia e mi avvicino al parcheggio per raggiungere l'auto.
Ma chi si crede di essere? Come osa venire qui, nel mio locale e prendersi gioco di me dopo tutto ciò che mi ha fatto? Spero che ci si strozzi con la lingua di quella ballerina.
Ed io che ero anche in pena per lui, per suo padre. Non mi sembra poi così dispiaciuto.
Schiaccio il pulsante della chiave della mia auto per aprirla e i fanali del mio suv si illuminano di arancione seguiti dal suono del clacson di apertura.
Continuo a camminare quando una voce alle mie spalle mi fa vibrare la colonna vertebrale come una corda di violino.