CAPITOLO 14Delle nocche che bussano alla porta del mio ufficio mi fanno alzare gli occhi dalle centinaia di scartoffie che sto leggendo con attenzione.
"Si?"
"Dottoressa, gli architetti sono arrivati" Clara si affaccia alla porta con voce sottile e io gentilmente annuisco con il capo.
"Il dottor Lewis è in riunione, vi raggiungerà più tardi" mi annuncia.
Mi alzo in piedi nel mio completo elegante. Indosso una gonna nera che mi arriva al ginocchio con lo spacco sul retro e una camicia bianca all'interno, aperta fino quasi al seno. Il mio decolletè nero mi alza di più di dieci centimetri facendomi sembrare abbastanza alta, circa un metro e settantacinque. I capelli sciolti mi ricadono mossi fino alla base del ventre.
Non appena scendo al ventesimo piano, davanti la sala delle riunioni una donna elegante, circa della mia età mi viene incontro sorridente.
"Lei deve essere la dottoressa Thompson" mi porge una mano.
"Ellen Wagner, manager dello studio Architektur di Berlino." Il suo accento tedesco è incredibilmente marcato.
"Avvocato Thompson, accomodiamoci" faccio segno con il braccio di entrare nella sala riunioni.
"L'architetto arriverà a momenti" dice mentre mi segue.
Il fatto che l'architetto si faccia attendere così tanto la dice lunga su di lui, odio le persone non puntuali.
Con le spalle alla porta inizio a sistemare i documenti sul lungo tavolo al centro della stanza fin quando un profumo si libera nell'aria facendomi storcere il naso quasi come per capire se lo sto immaginando. Ma poi..
"Scusate il ritardo" quella voce, la voce che riconoscerei in mezzo ad uragani e tempeste, la voce che mi fa vibrare il cuore. Non può essere, lo sto immaginando.
Rimango bloccata cercando la forza di voltarmi, e lentamente lo faccio, mi volto con una lentezza che mi strugge e mi fa sperare che ci sia un uomo dietro di me con la sua stessa voce e il suo stesso profumo mentre il cuore martella nel petto.
Quando mi volto, per un attimo mi pare di sognare. I suoi occhi, quegli occhi che per tre anni mi hanno tormentata sul volto di mio figlio, quella mascella prorompente, le labbra carnose a cuore, i capelli corvini tirati indietro con del gel che gli donano un aspetto elegante.
Maverick Kane se ne sta sulla soglia con la bocca schiusa e gli occhi fissi su di me come se avesse visto un fantasma. Indossa un completo beige elegante e tiene alla mano una valigetta.
Nel momento in cui i nostri sguardi si incrociano è come l'impatto di una nave su un iceberg, ogni parte di me, letteralmente ogni muscolo, si lacera, una fitta allo stomaco mi fa mancare il respiro.
"Le presento l'architetto Kane" Ellen è ormai una voce lontana mentre mi dirigo fuori dalla sala riunioni veloce come un razzo nonostante abbia i tacchi di dieci centimetri. Lo sorpasso portandomi dietro la sua colonia, quella di sempre che riconoscerei in mezzo ad una miriade di persone. Sento di non riuscire a respirare, spingo con forza la porta antipanico e arrivo sulla terrazza dove trovo appiglio sulla balaustra, e solo quando l'aria mi invade il viso riesco finalmente a respirare. Respiro profondamente tenendomi la mano sul petto mentre si muove arsante.
Dei passi dietro di me mi richiamano all'attenzione ma non mi volto.
"Angel.." Il modo in cui pronuncia il mio nome, quel modo dolce ma autoritario che solo lui osa rivolgermi.
Lo sento avvicinarsi fin quando con una mano sulla spalla, con un tocco delicato, che non è da lui, mi costringe a voltarmi.
Mi divincolo dalla sua presa bruscamente e faccio un passo indietro trovandomi in trappola tra lui e la balaustra.
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YOU AGAIN - Ancora tu
ChickLitAngel ha solo sedici anni quando il suo primo amore, la lascia senza una spiegazione e sparisce rendendogli gli anni del liceo un inferno. Ma quando dopo otto anni Maverick Kane, la stella del football americano ritorna a Miami con il numero nove de...