Green light

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Un'altra settimana è passata. Una settimana fatta di abitudinarietà: Simone ha ripreso ad andare tutti i giorni a trovare Daniele al supermercato; Manuel ha passato i pomeriggi stravaccato sul divano di casa sua a leggere; e Dante...bè Dante cerca di trascorrere quanto più tempo possibile nel locale di Anita.

È qui che prende il caffè dopo pranzo, quando non deve rimanere a scuola per qualche incombenza da professore; è qui che porta gli amici a fare aperitivo nel tardo pomeriggio; è qui che cenerebbe anche, se non fosse che sua madre Virginia rimarrebbe offesa; l'ha convinta, però, a prendere almeno una volta alla settimana la cena da asporto. 

Ed è qui che si trova tutte le mattine a fare colazione, perché "Una giornata sembra infinita senza il caffè di Anita"; Anita sorride sempre quando sente il motto di Dante. Sempre, tranne questa mattina.

Dante ha notato che c'è qualcosa di strano nell'umore della donna. Di solito è sempre cordiale, ha un sorriso e una frase amichevole per tutti; ma stamattina quel sorriso che le altre mattine nasce spontaneo, sembra che abbia bisogno dell'aiuto di qualche muscolo facciale in più, vista la difficoltà che Anita ha nel farne uno sincero.

Si preoccupa Dante, soprattutto quando Anita si avvicina al tavolo dove lui e Simone stanno facendo colazione e chiede di poter parlare in privato con Simone. Si preoccupa ancora di più quando le dice che può parlare anche davanti a lui, e la donna gli risponde "No, vorrei prima parlare con Simone. Guarda è una questione di un attimo, tu aspettalo fuori, la colazione oggi la offro io".

Esce Dante, ma la curiosità è una delle sue caratteristiche dominanti; si mette fuori dal locale, facendo finta di controllare il cellulare, cercando di carpire il labiale.

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Anche Simone è preoccupato della situazione che si è venuta a creare. Prima che il padre uscisse, gli ha lanciato uno sguardo interrogativo, ma la testa incassata tra le spalle del padre gli ha fatto capire che anche lui ne sapeva poco.

È preoccupato perché non è mai rimasto solo con Anita e non ha proprio idea di cosa potrebbero parlare; in fin dei conti hanno solo una cosa, o meglio una persona, in comune.

La donna sposta piano la sedia su cui prima era seduto il padre, si accomoda e poi la avvicina al tavolo, in modo da poter poggiare comodamente i suoi avambracci sul tavolo.

"Ciao Simone. Come stai?"

Simone la guarda ancora dubbioso; l'incertezza dell'argomento del loro dialogo lo rende particolarmente nervoso. "Bene. Ma è successo qualcosa?"

"No. E che deve succede?", cerca di rassicurarlo Anita. "A scuola come va?"

"Non mi lamento. Ho dei voti abbastanza buoni, anche se posso fare sempre meglio"

"Che bravo ragazzo", Anita allunga una mano e raggiunge quella di Simone, gliela stringe. "Ascolta, io vado subito al dunque. L'altro giorno mi hanno chiamato da scuola pe' dimme che i voti di Manuel non so' abbastanza buoni come i tuoi. Mi chiedevo se fossi disponibile a fargli un po' di ripetizioni."

Simone apre la bocca per dirle che Manuel è un anno avanti a lui e che non saprebbe come aiutarlo, ma Anita sembra avere il sesto senso tipico delle madri perché riprende subito a parlare, "Sì, lo so che tu sei un anno indietro rispetto a lui. Ma sei l'unica persona con cui Manuel parla senza urlargli contro, agli altri glie risponde sempre in malo modo."

Simone sorride a quell'affermazione ché è vero che lui Manuel l'ha visto sempre con un sorriso in volto; sorriso che a volte era beffardo e che avrebbe preferito toglierli stroncandolo con qualche risposta inaspettata, e a volte era sincero e, in quel caso, avrebbe voluto rubarglielo per farlo diventare un po' più suo, magari baciand-

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