We can make it right, we can make it better

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Il lunedì non è mai una bella giornata. È il primo giorno della settimana, quello che segue un weekend fatto di spensieratezza o anche di semplice lontananza da responsabilità scolastiche e lavorative. È il giorno in cui quelle responsabilità tornano a fissarsi sulle spalle e rendono tutto più pesante.

Questo ti succede se non ti chiami Manuel o Simone e non hai passato la domenica aspettando con ansia l'arrivo del lunedì.

Dopo che Manuel l'aveva lasciato sulla scalinata, Simone era tornato a casa. Aveva trovato il padre già sveglio visto che erano ormai le 7 e mezza di domenica. Dante era tornato a casa dalla sua gita proprio mentre era in corso la gara di ballo. Simone aveva deciso di raccontargli tutto. Aveva raccontato del perché quella volta che lo aveva mandato a comprare dei biscotti era tornato in auto scontroso e senza voglia di parlare; gli aveva raccontato della sfuriata di Daniele e di come si era sentito subito dopo. A Simone sembrava l'occasione giusta anche per chiedergli scusa per tutte le volte che avevano litigato nell'ultimo periodo, quando si sentiva colpito da un cambiamento che non sapeva come affrontare.

Dante era rimasto ad ascoltarlo senza commentare. Non ha mai nutrito molta simpatia per Manuel, in particolar modo da dopo l'incidente. Ma di certo non può proibire al figlio di vivere il sentimento che ha visto crescere nei suoi occhi dalla prima volta che i due ragazzi si sono incontrati.

Manuel, invece, era rientrato a casa quando ormai il sole era alto. Sua madre, ovviamente, non c'era perché era al bar e lui ne aveva approfittato per riposare fino al pomeriggio. Era andato al locale solo verso l'ora di chiusura e il suo arrivo aveva stranito Anita, visto che era la prima volta che andava di proposito al bar per aiutarla a pulire prima di tornare a casa. Ma non era l'unica cosa strana che Anita aveva notato nel figlio quella sera. Dopo essere passati a prendere la pizza da mangiare a casa, Manuel aveva passato l'intera cena a parlare, e si interrompeva solo quando riceveva un messaggio sul cellulare e gli era impossibile continuare a parlare a causa del sorriso enorme che gli spuntava in faccia. Solo mentre sparecchiava Anita aveva trovato il coraggio di chiedere delle spiegazioni, ricevendo come risposta un "Mà, me sa che me so' innamorato". Non aveva voluto sapere altro Anita; non era necessario.

Quella domenica Manuel e Simone avevano deciso di passarla separati per permettere a entrambi di raccontare la novità ai genitori. Ma non erano mai stati lontani dal cellulare e si erano sentiti continuamente su WhatsApp, si erano mandati video stupidi su TikTok e la sera si erano concessi una chiamata prima di addormentarsi.

E ora sono fermi uno di fronte all'altro, separati dal bancone del bar di Anita, mentre si sorridono come ebeti.

"Ciao", dice Anita, rompendo quel momento di stasi.

"Ciao", risponde Simone, rompendo per un solo secondo il contatto visivo con Manuel.

"Manuel, tu non saluti?", incalza Anita, sorridendo senza farsi vedere dagli altri.

"Ciao", dice Manuel quasi a bassa voce, guardando Simone; poi si rivolge a Dante, mostrando un tono di voce più sicuro: "Ciao."

"Ciao", ribatte Dante, non capendo bene il perché di tutti questi saluti. 

Poi si gira verso il figlio: "Simone, scegli qualcosa da mangiare ché dobbiamo scappare; devo essere a scuola tra dieci minuti, la preside mi vuole parlare."

"Io prendo un cinnamon roll."

Manuel gli incarta il dolce e gli passa la bustina. Quando le loro dita si sfiorano, viene spontaneo ad entrambi guardarsi e dire contemporaneamente "Ciao", sempre con un sorriso più largo del normale in viso.

Simone si gira verso Anita e butta fuori un "Ciao".

"Ciao", risponde la donna, trattenendo una risata.

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