Come può uno scoglio arginare il mare

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Simone non sa dove Manuel lo sta portando. Hanno camminato per una decina di minuti sul lungomare e adesso stanno passeggiando sulla battigia della spiaggia. Deve ammettere che quella è proprio una spiaggia particolare, con la striscia di sabbia che separa il mare da alcune costruzioni che immagina siano risalenti al periodo romano.

Sono in silenzio da un po', Manuel e Simone; silenzio interrotto solo dallo sciabordio del mare, dal lento infrangersi delle onde sulla sabbia, che diventa sempre più persistente a mano a mano che si avvicinano agli scogli.

Il sole ormai è quasi sulla linea dell'orizzonte e i colori che li circondano vanno dall'arancione all'oro scuro. C'è anche una leggera brezza che soffia dal mare.

"Sai che una volta sono venuto qua per le vacanze? Avrò avuto dieci anni. Mi ricordo che c'era un bambino che mi prendeva in giro perché mio padre e mia nonna per non farmi scottare mi cospargevano di così tanta crema solare che pensavo fosse impossibile che i raggi di sole penetrassero attraverso quella barriera. Sembravo Casper, andavo in giro tutto ricoperto di bianco." Simone sbuffa una risata a quel ricordo; lancia uno sguardo verso Manuel e lo vede che continua a camminargli a fianco senza rivolgersi verso di lui. "A un certo punto ero così stanco di sentirmi insultare che l'ho atterrato con un placcaggio".

Ora l'attenzione di Manuel è tutta sul ragazzo che ha di fianco, a cui indirizza uno sguardo divertito.

"Sì", continua Simone, "ho praticato rugby per un po' di anni, ma l'ho mollato perché non riuscivo a stare dietro sia agli allenamenti che a scuola. Quando ho aggredito quel bambino avevo appena cominciato e non avevo ben chiara la differenza tra le cose che si potevano fare solo in campo e la vita vera."

Manuel scoppia a ridere. "Te prego, famme vede' com'è quel perfettone de Simone Balestra quando se 'ncazza.". Ferma il suo passo, costringendo Simone a fare lo stesso, allarga le braccia e "Vai, placca me".

Simone cerca di trattenere la risata, muovendo i muscoli facciali in ogni modo possibile; scuote la testa.

"Ma, secondo te, ti posso placcare così dal niente? È pericoloso, Manuel."

"Ma che pericoloso. Dai ce spostiamo dove sta la sabbia più asciutta così cado sul soffice"

"No Manuel. Smettila. Non ti placcherò solo per farti contento", sentenzia Simone prima di riprendere a camminare.

Manuel è costretto a fare una breve corsetta per raggiungere l'altro ragazzo. "Vabbè, pe' 'sta volta. Ma sappi che sono molto offeso."

"Cammina va", dice Simone e posa la sua mano destra sulla spalla sinistra di Manuel, prima di spingerlo.

Manuel perde l'equilibrio e inciampa su se stesso, senza cadere, però. "Questa spinta la considero 'n 'anticipazione", gli sussurra all'orecchio dopo aver recuperato la posizione eretta.

Non ha tempo di processare quello che quell'avvicinamento gli ha scatenato che vede la mano dell'altro vicino alla sua faccia. È salito su uno scoglio e gli sta porgendo la mano per aiutarlo a salire. Simone fa risalire lo sguardo dalla mano al viso di Manuel, in cerca di spiegazione.

"C'hai 'n braccio in meno, fatte aiuta' che mo dobbiamo superare 'ste scogliere."

"Manuel, ma dove mi stai portando?", chiede Simone, stringendo la mano dell'altro ragazzo e usandola come appiglio per salire su quel pezzo di roccia.

Manuel non risponde, ma continua a condurlo su quegli scogli, salendo e scendendo, cercando di evitare brutte cadute sulle rocce che sono bagnate. Sarebbe stato impossibile cadere per Simone, visto che Manuel non gli ha lasciato la mano per tutta la traversata.

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